GIORNO DUE

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La cosa super divertente dei tornei di freccette è sicuramente lo spirito di competizione dei vecchietti pensionati che non vedono l'ora di lasciare le proprie mogli alla SPA per farsi due ore di lotta all'ultimo sangue per il titolo settimanale. La cosa super irritante, invece, sono i giocatori che si prenotano (anzi: che fanno di tutto per avere un posto) e poi sono in ritardo.
Proprio come sua maestà Carlos Sainz Jr. che, con un ritardo di quasi dieci minuti, di sé non fa vedere neppure l'ombra.
E io gliel'avevo detto di arrivare in orario. . .
"Alle dieci e venticinque – e bla, bla, bla. . ." e 'sti cavoletti! Manca solamente lui.
«Scusatemi per il ritardo. . . – eccolo qua il principe che, senza il cavallino della Ferrari, evidentemente, non riesce ad arrivare puntuale. – Salve a tutti. Ciao, Jana. . .»
«Buongiorno, Carlos. – ricambio il saluto. – Vuoi anche un caffè? Un cornetto?» domando sarcastica, suscitando le risatine dei vecchietti.
«Accetterei molto volentieri, – ribatte lui con ironia. – però ho appena finito di digerire la colazione. . . Magari dopo, se vinco, potresti offrirmi un altro mojito dato che quello di ieri ha fatto una brutta fine.»
Ignoro questo suo tentativo di approcciare, cominciando a spiegare le regole del gioco. Sento gli occhi scuri e profondi di Carlos piantati su di me; lo sguardo brucia. Sento che mi sta marchiando con le sue iridi marroni, come il colore del cioccolato fondente che tanto amo.
«Sainz. – lo chiamo schioccando le dita. – Tu sarai in squadra con il signor Smith, okay?»
Il pilota mi fa l'occhiolino e alza il pollice per su. L'ho messo in squadra con Smith, un signore che frequenta il nostro resort da almeno cinque anni; la moglie di lui è la più esaltata quando si tratta dei balli di gruppo. Entrambi hanno quasi una settantina d'anni, ma si comportano ancora come due ragazzi di venti.
Smith e Carlos gareggiano al primo turno contro i fratelli Carrick, due uomini irlandesi con più Guinness che sangue nelle vene. La sfida tra loro quattro è sicuramente più emozionante e divertente dell'altra che si sta svolgendo a qualche metro di distanza.
Carlos ha un modo tutto suo di lanciare le freccette; oltre a contorcersi (vorrei ben capire l'utilità di questa sua mossa), fa anche delle facce strane e commenti ogni volta che la freccetta scorre tra le sue dita per poi attaccarsi al bersaglio.
Lo guardo con un'aria perplessa. . . O forse disgustata, non lo so. . .
Ma di una cosa sono certa: se ci trovassimo su un qualsiasi social, il termine che userei sarebbe "cringiata".
«Jana! – mi chiama Carlos. Quella che tiene in mano è la sua freccetta del turno. – Jana, questa te la dedico!»
Per la miseria, siamo arrivati a questo punto? Vuole così tanto quel mojito?
La freccetta, purtroppo (o per fortuna, non so. . .), prende una traiettoria improvvisa e indesiderata. Non solo è distante dal centro del bersaglio, ma è anche debolmente attaccata all'orlo esterno. Breve storia triste: la freccetta cade, Smith e Carlos perdono il turno. Smith comincia a imprecare.
«Per fortuna, Carlos, non te ne sei uscito con una frase d'effetto in stile: "Se non faccio centro, Jana muore".» commento annotandomi la vittoria dei Carrick sul taccuino.
«Il mojito. . .»
«Lo paghi tu a me per il dispiacere che mi hai causato.» concludo io la sua frase trattenendo una grassa risata.

Nel pomeriggio ho chiamato Marina per raccontarle della mattinata. Le ho parlato un po' di ciò che Carlos ed io abbiamo fatto in queste poche ore e lei, dal nulla, mi ha detto che io piaccio a Carlos.
Come, come, come?
Carlos neppure si ricordava di me. In dieci anni non mi ha mai chiamata, non ha mai mandato un messaggio, una lettera, un piccione viaggiatore. Ha avuto una storia anche piuttosto importante. E ora, improvvisamente, prova qualcosa per me.
No, non credo proprio.
Marina, a differenza mia, almeno per le festività e per i compleanni è rimasta in contatto con lui. . .
Possiamo dire che ne sa più di me? Può essere. . .
Ma non abbastanza da trarre questo tipo di conclusioni.
«Ho altri otto giorni per capire se tra noi può esserci qualcosa o meno. . .» borbotto passando un dito sul profilo di Boris in fotografia.
«Vedi di far passare poi ancora dieci anni. Mi raccomando!»
Sbuffo. È vero: io non gli ho mai scritto perché mi vergognavo, ma non è che lui si sia fatto in quattro per fare uno squillo.
«Valuterò in base alla sua vacanza, Marina. – le dico con un sorrisetto beffardo. – Forse sarebbe meglio che tu andassi a lavorare, invece di stare in una fintissima video conference con una fintissima imprenditrice.»
«Ha-ha-ha, veramente simpatica. . . Salutami Carlitos, sai. . .? In cambio io porterò i tuoi omaggi a Boris.»
La saluto con una linguaccia. Attendo che sia Marina a chiudere la chiamata, come fa di solito. Poi resto a fissare lo schermo nero del tablet ancora un po'.
Sono passati dieci anni e forse, ma dico forse, i miei sentimenti per Carlos sono sempre gli stessi. Ma forse.

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⏰ Última atualização: Feb 01, 2023 ⏰

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10 GIORNI PER INNAMORARSI - CARLOS SAINZ JR.Onde histórias criam vida. Descubra agora