Capitolo 20 - Liam

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"Sono io, posso chiederti un favore?"

"Buongiorno amico, sto bene grazie", ironizzo. Alzai gli occhi al cielo:"Certo, cosa ti serve?"

"Io e Lou non verremo a lavoro oggi".

"Siete diventati già così intimi da uscire insieme?"

"Andrew", lo rimproverai seccamente:"Vorrei portarla a fare compere. Si è rotta la lavatrice stanotte e lei non ha niente da indossare".

"Questo vuol dire che l'hai vista nuda?!"

L'entusiasmo di Andrew sapeva essere snervante, a volte.

"No idiota, le ho dato una mia camicia".

"Comunque va bene, non ci sono problemi".
"Ti ringrazio".

"Sempre in debito?" Avrei giurato stesse ridendo.
"Saprò ripagarti".

Stavo per riagganciare quando la sua voce mi fermò dal farlo:"Cosa devo dire a Tanya?"

Ci pensai qualche secondo:"Dille che avevo delle faccende urgenti da sbrigare".

"Che tipo di faccende?"

Mi agitai:"Non lo so Andrew, cerca solo di essere convincente".

"Ci proverò".

Riagganciammo.

Avere a che fare con Tanya non era affatto facile, non era una donna piena di fiducia, sapeva dubitare di ogni cosa o di chiunque. Ma per questo giorno avevo deciso di non preoccuparmene, avevo in serbo qualcosa di grande per Lou.

Avevo appena versato del cappuccino in una tazza, non ero sicuro fosse il suo preferito ma ieri lo aveva bevuto con piacere che non vedevo l'ora di vederglielo fare di nuovo. Ero andato in camera e poggiandomi alla porta avevo atteso che si svegliasse completamente. Mi aveva sorriso ed io avevo ricambiato, era così bella anche da spettinata e mi piaceva come il suo esserlo non le causava imbarazzo.

"Ti sei svegliata". Mi avvicinai poggiandole il vassoio sulla coperta, mi sedetti al suo fianco e la guardai:"Spero tu abbia dormito bene", almeno la metà di quanto in pace avevo dormito io.

"Divinamente", disse stiracchiandosi:"Da quanto tempo sei sveglio?"

"Da non molto".

"E io? Spero di non aver dormito troppo".

"Spero quanto basta da affrontare la nostra bella giornata, ricordi che dovevamo uscire?"

"Non andiamo a lavoro?"
"Non questa mattina", per distogliere lo sguardo lo portai sulla tazza che Lou non aveva ancora toccato:"Non hai voglia di un cappuccino?"

Louisa balzò:"Lo hai preparato per me?"

Accennai un sorriso sincero:"Certo! Non è come la colazione che hai mangiato ieri ma si, è per te".

"Perché l'hai preparata tu vuol dire che è ottima lo stesso", mi disse e questo riempì il mio cuore di gioia:"Hai già pensato a dove andremo?"

"Pensavo al centro commerciale, lì potrai girare tutti i negozi che vorrai". Dopo aver mandato giù un sorso di cappuccino, Lou si rabbuiò:"Qualcosa non va?"

"No è solo che... non ho dei soldi per poter comprare qualcosa di nuovo".

Le sorrisi e mentre lo feci, immaginavo di accarezzarle la guancia:"Non preoccuparti, non saranno due vestiti a rendermi povero".

Avrei voluto farlo davvero, riscaldarle il viso con il mio palmo e farla sentire rassicurata. Con me poteva, doveva stare tranquilla, avrei fatto in modo che si sentisse sempre sicura di poter fare qualsiasi cosa avesse voluto. A spezzare la fantasia di quella carezza non fatta ci fu il campanello della porta, un suono breve ma che aveva dissolto il silenzio della casa.

"Aspetti qualcuno?"

Corrugai la fronte:"In realtà no".

Ed era così: non pensavo potesse essere Andrew, aveva la copia delle chiavi del locale così come tutti quanti gli altri. Aprendo la porta mi ritrovai davanti il sorriso di Tanya, ma sul mio viso il suo riflesso era fuorché sereno. Una vibrazione diede potente una scossa al mio cuore che in un attimo aveva raggiunto la mia gola, avrei potuto sputarlo dalla bocca se solamente avessi parlato.

"Non mi fai entrare?" Mi chiese.
"Si certo, vieni pure", balbettai.
"Da quando sei così nervoso nel vedermi?"

Da ora, avrei voluto risponderle:"Non sono nervoso, è solo che non ti aspettavo", le dissi invece.

Tanya fece un ghigno:"Dovresti sapere quanto amo fare sorprese".

"Certo non l'ho dimenticato".

"A proposito di sorprese, ne ho una per te", il suo sguardo era malizioso.

Sapeva quanto mi facesse impazzire quel suo modo di guardarmi, era desiderosa di avere da me qualcosa che per lei non era più un frutto proibito.

"E sai quanto io amo riceverne".

"Certo che lo so, ma per averla dobbiamo andare nella tua stanza".

Ecco, proprio quello che speravo di non sentirmi dire.

Tanya iniziò ad avviarsi, io dietro di lei a passo svelto con la speranza di fermarla prima che entrasse:"Non puoi darmela qui?"

"È scomodo qui, meglio in camera".

"Ma ho il letto disfatto e la stanza è in disordine, sai quanto odio che qualcuno entri quando non è sistemata". Cercai di convincerla a fermarsi ma fu inutile.

"Che male c'è, l'ho vista tante volte", fu davanti la porta:"Da quando fai colazione sul letto?"

Quando anche io mi trovai dentro la stanza, il mio cuore riprese a battere regolare ma fu istintivo guardarmi intorno: di Louisa non c'era l'ombra tranne per quella che scorgevo appena da sotto il letto. Era lì e dovevo stare attento a Tanya, se l'avesse vista sarebbero stati grossi problemi che non ero pronto a risolvere.

"Allora, sei pronto?"

Tanya accolse la mia attenzione sbottonandosi la giacca, la sua pelle era completamente nuda e la mia bocca rimase asciutta fino a quando il suo bacio non dissetò la mia sete.

Princess on the runDove le storie prendono vita. Scoprilo ora