L'ombra

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L'eco del macabro rintocco di una campana ridestò Erin da un sonno agitato, il corpo irrigidito dalla stanchezza; non ebbe bisogno di sollevare le palpebre per capire che era ancora notte fonda.

Che ore saranno? Aprì gli occhi a fatica e, come a voler soddisfare la sua curiosità, la camera venne illuminata dal bagliore di un lampo che preannunciò l'arrivo di una forte pioggia; in quella frazione di secondo notò che le lancette dell'orologio da parete segnavano le 03:15. Stava gioendo mentalmente per le ore che aveva ancora a disposizione prima di doversi alzare e andare al lavoro quando udì qualcuno pronunciare il suo nome nel buio. Rimase in ascolto, turbata, ma sentì solo il ticchettio crescente della pioggia.

L'avrò immaginato. Permise al proprio corpo di rilassarsi.

«Erin!»

Inspirò di colpo, lottando contro l'impulso di guardarsi intorno per capire da dove provenisse quella voce così cupa.

«C-chi sei?» rispose titubante. O almeno ci provò: dalle sue labbra non uscì che un flebile sussurro.

La voce continuava a ripetere il suo nome e d'un tratto Erin sentì le coperte trascinarsi lentamente verso il basso, fino a lasciarla a busto scoperto. Sgranò gli occhi quando, nel tentativo di recuperarle, scoprì di non riuscire a muovere un muscolo: quella che aveva scambiato per torpore era in realtà una paralisi del sonno. Ne aveva sentito parlare, ma non l'aveva mai sperimentata prima d'ora.

«Eeriiin. Giochiamo.»

Non sta succedendo, sono solo allucinazioni. Un respiro, due respiri, tre respiri... Un fruscio la spinse a rivolgere lo sguardo verso la porta della camera, accanto alla quale cominciò a prendere forma un'ombra umanoide talmente alta da doversi curvare sotto il basso soffitto, gli occhi lattei visibili al buio. Si mosse verso i piedi del suo letto ed Erin sentì il corpo tremare quando le giunse alle orecchie un ticchettio simile a quello provocato da tante zampette di insetto.

Cominciò a respirare a fatica; quanto tempo era passato? Un minuto? Due?

Il cuore rischiò di schizzarle fuori dal petto appena l'ombra si voltò verso di lei; e nel momento in cui una lunga serie di lampi rischiarò la stanza, Erin vide centinaia di ragni di ogni dimensione sbucare dalle sue spalle e zampettare rapidamente sulle pareti.

Non è reale, non è reale! Lanciò un urlo muto appena la camera cominciò a tremare all'improvviso; la scossa sismica si intensificava man mano che gli insetti si avvicinavano al suo letto, mentre l'ombra la osservava impassibile.

Era come trovarsi all'interno di un incubo.

Chiuse gli occhi, augurandosi che tutto finisse al più presto. Fu quando sentì una mano artigliata posarsi sul suo viso che nella stanza risuonò un ringhio sommesso, in seguito al quale tutti i suoni si acquietarono. Non appena trovò il coraggio di risollevare le palpebre, scoprì che l'ombra era svanita e con essa lo sciame di insetti e la paralisi; al loro posto c'era Thomas, il suo gatto persiano, che le si strusciò sul viso. Alzò un braccio per accarezzarlo, grata per l'intervento.

È finita. Finalmente.

 Finalmente

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Raccolta di racconti - ContestWhere stories live. Discover now