Moby Dick

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Vincenzo detto Moby Dick, uomo gravemente obeso, calvo, tra le mani possenti teneva una sigaretta elettronica, fermo accanto al marciapiede, all'interno di una Mercedes, vide passare una giovane donna dai capelli neri, attraente, di statura media.
"Se è qui senza marito e figli", pensò: "non sarebbe mica male darle una botta".

Benché abbia quasi sessant'anni, ha una moglie in dolce attesa e tre figli di cui uno dodicenne. Si è sposato più volte e non disdegna la compagnia delle prostitute. Finì a stento la terza media, lavora come carrozziere ma, possiede svariate proprietà immobiliari e un patrimonio non trascurabile. Tradire la moglie per Moby Dick era ed è una consuetudine: ha un'opinione molto precisa delle donne e quando si parla di loro in sua presenza le definisce "troie, zoccole o puttane".
Certo è che senza "troie, zoccole e puttane" non potrebbe resistere un solo giorno. Nonostante la sua rozzezza, la grave obesità e la calvizie, c'è, nel suo aspetto, nel suo carattere, nella sua natura, qualcosa di seducente, inspiegabile che attira le donne, le affascina: più verosimilmente il denaro, dicono i malevoli. Ad ogni nuovo incontro con una bella donna, sente solo una gran desiderio carnale, spoglio di qualsiasi interesse umano.

Così, una sera Vicenzo Moby Dick sorseggiando un caffè al bar Visitazione, vide la giovane donna mora dirigersi verso un tavolo vicino al suo. Lo sguardo, il portamento, il modo in cui era vestita, la pettinatura, i fianchi, i seni, il fondo schiena, ogni cosa gli diceva che doveva fottersela.
Era sposata, il marito, russo come lei, si arrangiava a lavorare in una pizzeria. Ma quella sera si sentiva sola e spaesata.
Moby Dick era estremamente fiducioso riguardo la mitologica facilità di costumi delle donne dell'est, abituato a vederne tante ai bordi delle strade.
Tatiana era a tre passi da lui; si alzò dal tavolino scostando rumorosamente la sedia su cui era accomodato.
Lei lo guardò abbassando subito gli occhi.
- Non mordo -, disse sorridendo.
Tatiana scoppiò a ridere, vedendo quella massa d'uomo ai limiti dell'informe.
Le sedette difronte ordinando due pasticcini. Cominciarono a chiacchierare in modo scherzoso. La guardò pensando: " è fatta..." . In lei invece c'era timidezza, impaccio, perplessità e un sentimento di inquietudine e curiosità, come se da un momento all'altro, lui, con quella sua mole, fosse in procinto di saltarle addosso. Tatiana di fronte a questa ipotesi, assunse un atteggiamento singolare, serio, come se avesse compiuto un peccato gravissimo soltanto a vagliare una possibilità del genere; i lunghi capelli neri le pendevano soavemente ai lati del candido volto impreziosito qua e là da qualche lentiggine ,le era apparso un rossore sulle guance che ricordava le peccatrici di certe vecchie dicerie.
Moby Dick inghiottì il suo pasticcino in pochi secondi e con la bocca sporca di zucchero a velo, disse:
- Insomma, andiamo? - Non capisco -, rispose lei.
- Via, andiamo... - borbottò lui.
Quando uscirono dal bar, non c'era più nessuno. Montarono in macchina.
Dopo aver percorso un po' di strada, svoltando a destra, spuntò un posto di blocco dei carabinieri, nastri segnaletici, un corpo avvolto in un sacco nero che stava per essere trasportato via.
- Dio mio, Dio mio, voglio tornare a casa! -, disse Tatiana irritata, sofferente, esasperata da quella immagine di morte.
Moby Dick diresse gli occhi verso di lei, fece un sorriso beffardo e cambiò direzione di marcia.
Era molto tardi, splendeva la luna piena, la strada era silenziosa anche se in lontananza risuonavano ancora le sirene dei carabinieri. Dai finestrini dell'automobile si vedeva la città addormentata, e di tanto in tanto tra una palazzina e l'altra si poteva scorgere il Vesuvio adagiato sul mare.
- Vicenzo, sono angosciata -, sussurrò Tatiana con gli occhi lucidi. - fermati, scendo qui -. Moby Dick fermandosi, la abbracciò goffo, pieno di desiderio, ma quell'enorme braccio tiepido e sudaticcio che le cingeva la vita, le sembrò di una insopportabile volgarità. Tatiana era sul punto di scappare, scoppiare in singhiozzi, buttarsi dal finestrino.
- Lasciami andare via! -, gridò.
Aprì in fretta lo sportello e scendendo dalla macchina si dileguò nella notte.
Moby Dick stizzito e rassegnato si avviò verso casa per gettarsi a letto un po' come una balena che si infrange sulla superfice dell'oceano.
"Eppure lei, prima o poi, dovrà aprirmele quelle cosce" pensò addormentandosi accanto alla moglie.

Professore Where stories live. Discover now