Capitolo 14 - Liam

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Ma poi, nel silenzio della città a riposo, la sentii ridere. Lo stava facendo quasi silenziosamente ballando appena sui suoi stessi passi, non abbastanza da chiedermi se avessi fatto qualcosa di sciocco. Magari ero inciampato e per guardarla non me ne ero accorto.

"Ho per caso fatto qualcosa di stupido?"

Lei mi guardò senza nascondere i suoi denti perfetti:"Perché questa domanda?"

"Sei scoppiata a ridere all'improvviso, pensavo di aver fatto qualcosa di stupido".

"Ma no, stavo ancora pensando alla storia imbarazzante di Andrew".

Il solo fatto che fosse fra i suoi pensieri, mi provocò una lieve ma insistente invidia. Perché pensava a lui? Anche io avevo raccontato qualcosa di imbarazzante, eppure lei sorrideva per la storia di Andrew.

Mi misi a ridere con la speranza di allontanare quella sgradevole sensazione:"Fidati, quella che hai sentito stasera è la meno peggio".

"Beh allora spero di sentirne delle altre".

Le sue o anche le mie? Avrei voluto chiederglielo ma rimasi in silenzio per non sembrare un povero idiota.

Ci fermammo davanti il mio locale:"Casa mia è a pochi isolati da qui, tu dove abiti?"

Alla mia domanda Louisa mi confessò di non avere più una casa, non aveva pagato l'affitto così la proprietaria l'aveva sbattuta fuori. Ascoltando la sua storia pensai alla mia situazione: potevo capirla, il signor George aveva minacciato proprio questo pomeriggio di chiudere il mio locale se non avessi pagato in tempo.

"Non ha senso farne un dramma, ne troverò presto un'altra".
"Vieni a casa mia", furono parole istintive le mie.

Quando lo feci il mio cuore perse un battito, le avevo appena proposto di dormire da me, l'avrei avuta in casa mia per tutta la notte ed era una cosa che concedevo raramente perfino a Tanya.

La vidi impallidire quel suo viso già porcellanato:"No Liam, è fuori ogni discussione".

"Avanti Lou, non posso lasciarti da sola per la strada", la rimproverai dolcemente.

"Ma non posso nemmeno venire a stare da te, se Tanya lo venisse a sapere? Non sarebbe giusto".

Lei, sempre quel nome ad intralciare ogni mio piano.

Perché si, era così da quando avevamo deciso di stare insieme: qualunque cosa io facessi o dicessi dovevo parlarne con lei. E adesso mi chiedevo come sarebbe la mia vita se non avessi nessuno con cui condividerla.

Ma non me ne curai, non questa volta:"Ti preoccupi troppo di lei".

"Non dovrei?"

No, avrei voluto dirle.

Tanya non mi diceva quasi mai ciò che faceva, spesso usciva con gli amici senza che io lo sapessi e adesso era arrivato il momento di riscattarmi.

"Per questa notte verrai a stare da me e domani ti aiuterò a trovare una nuova casa", le proposi sperando a più non posso che non cestinasse la mia ragionevole offerta.

"E se non dovessimo trovarla?" Il suo tono era dispiaciuto.

Le sorrisi per farle capire che a me faceva piacere:"Resterai da me fin quando non la troveremo".

Arrivati al mio appartamento accesi tutte le luci per mostrare a Louisa la mia casa la cui sua semplicità aveva dipinto sul suo viso un velo di stupore.

"Complimenti Liam, è davvero bellissima".

Mi levai il giubbotto gettandolo ordinatamente sul divano:"Dal momento in cui starai qui, non posso non invitarti a fare come se fossi a casa tua". Mi recai nella mia camera:"Tu puoi dormire qui", le indicai il mio letto matrimoniale.

Seppur vivessi da solo, mi piaceva dormire in perfetta comodità.

"E tu dove dormirai?"

Dall'armadio tirai fuori una coperta e un cuscino:"Nel soggiorno". La guardai con tenerezza,

Louisa sembrava essersi rimpicciolita di una vergogna che non volevo provasse:"Se vuoi puoi fare una doccia, di là c'è il bagno".

"Volentieri ma..." si bloccò guardandosi le mani intrecciate sul suo grembo.
"Ma?"

"Non ho nulla da mettere".

Le sorrisi:"Tieni, questa dovrebbe starti". Le consegnai una delle mie camicie:"Quando hai finito puoi mettere le tue cose in lavatrice, io ti aspetto in soggiorno".

Sedutomi di peso sul divano, fissai il vuoto davanti a me per minuti all'apparenza interminabili. Le mie orecchie raccoglievano lo scorrere dell'acqua e i miei occhi disegnavano sul muro una scena che nella realtà avrei fatto in modo di non far succedere mai.

Mi vedevo lì con Lou, sotto lo stesso getto d'acqua calda a lavare via ogni nostro tormento. Perché sapevo ce ne fosse almeno uno in lei, glielo avevo visto passare davanti quando eravamo troppo vicini per non riuscire a non vedere l'anima dell'altro. Con il sudore a colarmi lento dalla fronte, mi alzai di scatto e afferrai il cellulare pronto a chiamare l'unica persona che avrebbe ascoltato senza dire una parola di troppo.

"Sì?"

Al quinto squillo rispose:"Andrew, devo parlarti".
"Non puoi farlo domattina?"

Dal timbro della sua voce sembrava essersi quasi addormentato.

"L'ho portata qui, a casa mia". Dissi d'un fiato.

Andrew rumoreggiò con il palato:"È logico, è la tua fidanzata".

"Ma di chi stai parlando?"
"Di Tanya, quante fidanzate hai?" Brontolò.
"No, non ho portato lei a casa mia". Andrew rimase in attesa:"Ho chiesto a Louisa di venire a stare da me".

Bastò quella frase per far allontanare il telefono dal mio orecchio:"Cosa?! Sei forse uscito fuori di testa?!" Andrew iniziò ad urlare:"Se Tanya dovesse scoprirlo ti farà a fette".

Chiusi gli occhi qualche istante:"Per questo ho chiamato te".

"Oh no no no, non voglio assistere alla fine del mio caro amico".

"Andrew stai calmo", bisbigliai quando mi accorsi che l'acqua della doccia non scorreva più:"Dovrai aiutarmi, Tanya non dovrà mai venire a casa mia né dovrà mai sapere che Louisa è qui".

"Va bene".
"Ti ringrazio", mi sentivo sollevato adesso.
"Ti ho salvato il culo tante volte che dovrei farlo diventare un lavoro", scherzò Andrew.
"So come ripagarti", sorrisi.

"Lo spero per te, ora lasciami dormire".

Princess on the runWhere stories live. Discover now