Spogliarello | SakuAtsu

1K 32 26
                                    


Autore: muffin12
n° parole: 3478


Spogliarello | SakuAtsu


"Fermo."

La mano aveva appena raggiunto la cravatta, diretta.

Dita bianche e lunghe attorno al nodo stretto – Windsor? Balthus? Fosse dannato se riusciva a riconoscere quelle cose -, la punta insinuata appena sotto, tra le pieghe, con la chiara intenzione di allargarlo - poi l'ordine. Secco.

Sakusa, contro ogni previsione, si immobilizzò.

Una mano rimase al livello della gola, in attesa. L'altra, invece, sull'altro lembo, quello stretto e sottile posto più dietro. Lo guardò con occhi seri, fermi, un sopracciglio appena alzato in una muta domanda.

Atsumu sogghignò, perché a quanto poteva vedere era curioso.

Quando lo vide vestirsi quella mattina, lui nudo nel letto e Sakusa in piedi davanti lo specchio a prepararsi per quel colloquio pubblicitario, rimase incantato. Ed eccitato.

Sakusa era sempre vestito con indumenti morbidi e accesi, tuta e pantaloncini durante l'allenamento e jeans e maglie lente nella quotidianità, colori sgargianti sui toni fosforescenti e qualche sprazzo di nero e blu scuro sparso quasi per sbaglio, borsone o il dannato marsupio, scarpe da ginnastica professionali e comode.

Era sexy.

Era sempre sexy, come se tutto il suo guardaroba fosse stato creato appositamente per la sua figura alta e i suoi muscoli magri, per quella vita sottile e per quel sedere sodo, per quelle spalle ampie e quelle gambe lunghissime. Quei vestiti sembravano voler prendere in giro Atsumu in diecimila modi diversi ogni singolo giorno, aggrappandosi al corpo del suo ragazzo illegalmente e con una fantasia a cui non aveva mai pensato prima.

Ma, Dio santissimo, l'abito era un'altra cosa.

Lì, in mezzo a lenzuola sfatte, lo aveva studiato vestirsi.

Per primi vennero i pantaloni.

Un grigio scuro che saliva per le cosce in modo brusco, tirato da mani scocciate per tante cose – colazione non fatta, appuntamento di mattina presto, doccia troppo veloce - e abbandonato senza tante cerimonie alla gravità, lasciandolo aggrappato al sedere senza altro supporto, aperto. Tendeva sui suoi fianchi lento, indeciso, pronto ad abbandonare quell'appiglio rotondo in qualsiasi momento.

Poi ci fu la camicia.

Un colore che non avrebbe mai pensato di potergli vedere addosso. Azzurrino, leggiadro, delicato, colore composto da tante piccole righe talmente leggere da dare l'impressione di una tinta unita, spezzata solo dal minimo movimento del decoro. Quando la indossò, la vide tendere sulle spalle fasciandole in un modo che lo fece gemere internamente, abbracciandone l'ampiezza in modo spietato e mostrando ogni guizzo di muscolo ad ogni bottone chiuso, dalla gola all'inguine, il collo bianco coperto dal colletto alto piegato per agevolare l'operazione, tacito invito ad affondare i denti lì dove terminava la nuca ed iniziavano le vertebre.

I pantaloni vennero chiusi, la forma dei fianchi finalmente visibile e il contorno del sedere che minacciava la sua sanità mentale a fare da protagonista, il grigio che tendeva su quella rotondità come la cornice di un'opera d'arte.

La camicia venne spinta al loro interno, formando pieghe sul busto ammorbidite da una rapida sistemazione, e la cinta arrivò pronta a stringere sulla vita, scricchiolio di pelle tirata e piegata per la scelta del buco più adatto. I polsini lasciati aperti sulle mani, ventagli scomposti e disobbedienti, lo rendevano goffo. Accompagnati dal colletto dritto in alto, rigido, teso a sfiorargli le guance, lo rendevano meno lo sciatto che avrebbe dovuto sembrare e più qualcuno per cui si sarebbe inginocchiato volentieri, aprendo la bocca per soddisfare ogni sua voglia.

Haikyuu!! KINKTOBER 2022Where stories live. Discover now