Argento vivo

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ARGENTO VIVO

Nel tempo in cui i draghi ancora volavano nei cieli sputacchiando cerchi di fuoco tra le nubi, maghi e fattucchiere preparavano pozioni e veleni, elfi dalla pelle d'avorio abitavano i boschi, esisteva un ridente e misterioso villaggio chiamato Amitié.

Tutti gli abitanti di Amitié avevano talenti speciali: la giardiniera faceva rinvenire i fiori appassiti con la grazia della sua voce; la balia placava i pianti dei neonati baciando loro le palpebre; il bibliotecario sapeva perfettamente quale libro avesse bisogno di leggere una persona non appena incrociava il suo sguardo... e così via.

Nella casa più sgangherata del piccolo villaggio, insieme al suo asinello zoppo e il suo gattino cieco, abitava una bambina di nome Astra.
Nella casa di Astra ogni superficie vuota e piana era presto occupata da libricini, manuali, dizionari di ogni genere e dall'alba al tramonto la bambina non staccava mai gli occhi scuri e intelligenti da quei tomi che tanto la facevano sognare.

Come tutti i suoi concittadini, anche Astra possedeva un tratto assai curioso: era infatti venuta al mondo con una folta chioma argentea che cresceva rigogliosa nonostante lei cercasse di tenerla a bada.
Alla sua nascita, infatti, una cometa aveva attraversato il cosmo e lasciato cadere dalla sua lunga coda un po' di microscopica polvere proprio sopra la sua testa, rendendo brillante il suo intelletto e magici i suoi capelli.
Tuttavia, ciò le appariva come la più spietata delle condanne.
"Che me ne faccio", domandava sconsolata al suo riflesso, "di questi strani e indomabili capelli?" Dinanzi alle strabilianti capacità degli altri si sentiva minuscola, invisibile.
Ed era proprio così che la trattavano gli altri, come una creatura senza doti significanti, di scarso interesse e utilità nella loro vita quotidiana. Il suo fioco luccichìo non era che il patetico ricordo di un raggio di sole d'inverno e quegli esagerati capelli da anziana signora una blanda caratteristica fisica.

L'ultimo giorno del mese di ottobre, però, la serena vita di Amitié venne bruscamente violata.
Ai confini del regno, nelle melmose profondità della Palude della Vacuità, viveva un esserino verde di invidia e nero di odio che, stanco di osservare la bellezza del villaggio senza poterne godere, lo maledisse, condannandolo alla terribile Eterna Notte Senza Luce.

Fu terribile: il popolo di Amitié, da sempre orgoglioso dei suoi rari talenti, sembrava aver dimenticato come usarli: nessuno sapeva come riaccendere luna e stelle, far fiorire le colture, tornare a sorridere. Era come se la densa oscurità che gravava sulle loro teste emanasse spore di rassegnata inettitudine.
Tutto sembrava perduto per sempre.

Tuttavia, i capelli di Astra continuavano ad emanare il loro etereo bagliore e a crescere impercettibilmente.

Per ingannare quel triste tempo che mai passava, la piccola Astra cercò conforto tra i suoi amati libri. Compendi di algebra, enciclopedie di fiori e piante, romanzi dalle pagine fragili come la pelle dei vecchi saggi passarono tra le sue mani, fino a che non decise di sfogliare un dizionario di latino ed esaminarne le voci.
La bambina amava scoprire i significati delle parole, le loro radici, i modi di pensare che le avevano generate. Le sembrava che ritornare all'essenzialità delle cose potesse aiutarla a districare i pensieri quando diventavano matasse doloranti e nodose.
Arrivò al suo lemma preferito, ovvero "Astrum", di cui il suo nome era una declinazione e significava "astro, stella, corpo celeste".
Sospirò, pensando nostalgica alle sere d'estate trascorse sotto la protezione delle sue brillanti sorelle che le sorridevano dall'alto e lasciò che il suo corpo appesantito dalla tristezza si accasciasse sopra la scrivania e piombasse in un sonno profondo.

Senza sapere come e quando, Astra si librava serafica tra le galassie, assieme a piccoli meteoriti e asteroidi; attraversava immemore dei suoi problemi terrestri le nebulose, gli anelli di Saturno, la costellazione del Capricorno.
Sentiva come se quel suo peregrinare fosse mosso da una volontà esterna alla sua, ma non ne era nè preoccupata né spaventata, si sentiva anzi totalmente a suo agio.
Lentamente, quel suo bizzarro volo si arrestò e si ritrovò a galleggiare al cospetto di Sirio, la stella più brillante del cielo notturno.
L'abbagliante luce della stella bianca era di una bellezza e un candore insostenibili. Astra serrò gli occhi e una voce calda e pacata rimbombò nella sua testa e nell'universo.

"Tu sola, nostra sorella dalle umane vesti, puoi interrompere il maleficio che ha corrotto il tuo villaggio. Con noi condividi l'essenza e sarà il vivo argento dei tuoi sogni a creare nuova luce nel cuore di chi non ha saputo vederla.
Ora va, e ricordati del tuo splendore".

La voce svanì con Sirio, le galassie e gli asteroidi vaganti. La bambina era nuovamente nella sua casa, con gli occhi gialli del suo gattino ad un palmo di naso e il respiro affannato, come se fosse veramente tornata sulla Terra da un viaggio durato mille e più anni luce.

Presa da un'euforica speranza e una frenetica intuizione, Astra spalancò la porta e si addentrò, tremante di paura, nell'Eterna Notte Senza Luce, seminando ciocche dei suoi magici- e tanto odiati fino ad allora-capelli per le strade deserte di Amitié e lentamente, molto lentamente la volta celeste tornò a riempirsi delle sue care stelle.

Tutto il popolo, alla vista della luna che placida rischiarava tetti e cuori, si precipitò fuori dalle proprie case per vedere chi era stato capace di compiere quel miracolo.
Rimasero tutti esterrefatti nel vedere la piccola figura della bambina che viveva nella casa più sgangherata di tutte con un asinello zoppo e un gattino cieco disseminare fili d'argento sull'asfalto.
Lo stupore e poi il dispiacere di non aver mai saputo apprezzare la discreta e inusuale magia di Astra strinse loro il cuore e subito vollero porre rimedio alla loro ottusità, correndo felici e grati verso la loro salvatrice.

L'alba che seguì la temuta Eterna Notte Senza Luce fu la più dolce mai vista e in tutto il villaggio i festeggiamenti durarono più di una settimana. Tutti brindavano in onore di colei che sarebbe passata alla storia come l'eroica "Argento vivo".

Astra continuò a vivere nella sua tanto stramba quanto adorata casetta con i suoi malconci animali. Ogni giorno riceveva le visite dei suoi tanti nuovi amici, impazienti di ascoltare tutti i curiosi aneddoti di sua conoscenza, di chiederle speranzosi consigli su come rimediare a questo o a quel problema, di portare in dono latte appena munto e pane appena sfornato.

Seppur lieta del nuovo affetto che le gravitava attorno, nessuna sensazione la appagava quanto il sedersi sola davanti al suo tanto interrogato specchio per pettinare ogni sera con estrema cura e delicatezza quei suoi bizzarri capelli stellari.
Un sorriso serafico abbelliva le labbra della bambina che, un colpo di spazzola dopo l'altro, era sempre più fiera di essere nient'altro che sé stessa.

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⏰ Last updated: Aug 09, 2022 ⏰

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