Capitolo 1

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Era una dimora immensa ma al suo interno non c'era mai nessuno, lo sfarzo ne ricopriva ogni centimetro: le ante delle porte erano enormi, tanto che ad attraversarle si aveva l'impressione di essere minuscoli; l'oro e il bianco si mischiavano continuamente in modo armonioso; i tappeti erano meravigliosi, con ricami pregiatissimi dati i minuscoli dettagli; i dipinti ancor di più, fatti ad olio su tela ritraevano stupende creature; i salotti avevano poltrone così morbide da sembrare nuvole al tatto; e dalle finestre si vedeva un enorme giardino ancora ben curato con tantissimi tipi di piante diverse. Appariva come un posto magico, immobile nel tempo perché identico a quando lo vidi per la prima volta in tenera età. Quanto tempo si poteva impiegare a percorrere ogni stanza? Ore?

Faceva freddo quel giorno, forse per questo un luogo così piacevole portava una grande malinconia con se. Magari era stato uno strappo in una tenda a portarmi dispiacere e tristezza, sapere che un luogo tanto sacro era stato profanato. Forse il fatto che nessuno stava suonando nella grande sala di musica che rimaneva lì da anni a prendere polvere. No, sapevo benissimo perché quella reggia scatenava in me emozioni che preferivo reprimere, scappavo da esse e osservavo il giardino solo perché in questo modo potevo dare le spalle a ciò che mi scatenava inquietudine. La verità era che non mi aspettavo di trovarlo qui quando decisi di visitare il Castello di Schönbrunn, la reggia imperiale austriaca.

Mi girai di scatto per trovarmi i suoi occhi gelidi osservami, sembrava che mi stesse scrutando nel profondo, il mio battito era accelerato, solo lui poteva causarmi queste sensazioni, l'unica persona che riusciva a mettermi in ginocchio, tanto da non riuscire nemmeno a proferire parola ma nulla sarebbe stato adeguato in quel momento. Feci un timido passo verso di lui, tenendo la testa alta, ogni volta che il mio sguardo incontrava il suo mi faceva sentire impotente come se fossi tornato bambino. A tempi addietro i miei occhi erano sempre pieni di lacrime a causa sua, di mio padre.

Non credo di averlo mai visto sorridere e tutt'ora il suo viso era corrucciato, sempre serio e imparziale anche mentre teneva la mano sulla spalla di mia madre, seduta su uno di quegli splendidi divanetti. Lei aveva lo sguardo dolce, perso nel vuoto ma ipnotico a causa del colore dei suoi occhi, erano grigi quasi da sembrare bianchi. Era una donna unica nel suo genere, alcuni pensavano fosse un mostro, altri avevano paura della sua malattia, ancora c'era chi pensava fosse maledetta, ma io credevo fosse un angelo: mi ero convinto che un giorno fosse caduta sulla terra dal paradiso e non fosse più riuscita a tornarci. Albinismo, era questa la malattia genetica della quale soffriva, la stessa che che le aveva causato la cecità sin dalla tenera età, la stessa che non le permetteva di uscire alla luce del sole e la stessa che le aveva ridato le ali per tornare in paradiso.

«Terzo Reich, ti ho trovato finalmente. I generali vogliono ammirare il giardino e ti stanno aspettando per farlo» Una figura poco più bassa di me si era bloccata all'entrata della stanza come se avesse timore di entrare e di avvicinarsi a noi.

"Perché devi assomigliarle così tanto?" Stavo pensando tra me e me mentre continuavo tenere gli occhi fissi sul quadro dei miei genitori appeso al muro. Mio padre e mia madre erano morti da anni, quello era solo uno splendido dipinto della loro felice unione matrimoniale. Odiavo quando quegli occhi grigi si posavano su di me, non sopportavo che il dono della madre fosse finito nelle mani di mio fratello e non nelle mie. Ero così invidioso del grigio che Austria portava sul suo viso.

«Stavo ammirando questo quadro, non mi aspettavo di trovarlo qui dopotutto nostra madre odiava questo posto. Eppure da quando è morta non hanno fatto altro che riempiere questo castello di sue memorie. Che idiozia» non volevo allontanarmi dal quadro, non ancora ma il dovere mi stava chiamando.

Austria era rimasto senza parole ma non per lo stupore: non sapeva se avesse il diritto di parlare di sua madre dopotutto non ricordava nulla di lei, i ricordi che portava con sé erano molto sbiaditi perché era ancora piccolo quando scomparve. Si limitò ad allontanarsi dalla stanza sperando forse che lo seguissi.

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⏰ Last updated: 7 days ago ⏰

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La guerra infinita -Countryhumans Story- Età contemporaneaWhere stories live. Discover now