ᴛᴏ ᴋɪʟʟ ʏᴏᴜ ✩˚˳°ᴺᴼᴹᴵᴺ

𝕆𝕟𝕖𝕊𝕙𝕠𝕥

<NO!> Urlò il furfante dai capelli castani al suo migliore amico, pronto a ingannare quel credulone ancora una volta.

<Non puoi scegliere 3 volte di seguito "verità" Na Jaemin!>
<Woo, se non mi sbaglio, l'ho scelta solo una volta?>
<Ti sbagli invece! È già la quinta volta! Non scappare, accetta il tuo destino e lascia che ti strozzi!> Disse per poi alzarsi e, con amore, sopprimere il suo caro amico.
<Non erano 3!? Ho scelto altre due volte "verità" senza saperlo!?> Jaemin non fece in tempo a rialzarsi dopo essersi lasciato cadere drammaticamente sull'erba, che il più grande lo prese per la caviglia e iniziò a correre trascinandolo in mezzo ai tanti bimbi alti meno di un metro.

Era il primo aprile e, come di consueto, i due migliori amici stavano passando la giornata, oltre che a scannarsi, giocando a "obbligo o verità".

Ormai erano passate due ore da quando avevano inziato a giocare come due buoni vecchi amici, buttandosi giù dallo scivolo a vicenda, e il sole non era più tanto splendente.
Sfiniti si stesero sul prato ornato di piccoli fiorellini di vari colori.

<Oh già! Io, Jung Wooyoung...> Iniziò il castano guardando dritto negli occhi del suo compagno di merende. <...obbligo te, comune mortale Na Jaemin, ad uccidere Lee Jeno>.
Dopo che il sovrano ebbe parlato, ci furono attimi di silenzio, in cui potevano essere uditi solo i respiri dei due fanciulli.
<IO DOVREI FARE COSA?>
<MINCHIA JAEMIN- Mi hai sentito, voglio che tu uccida Lee Jeno, quello che ha urlato "no homo" quando ci ha visti abbracciarci all'evento organizzato dal padre. Proprio lui, si, quel briccone...>
<Mi hai appena chiesto di uccidere il figlio dell' attore Lee Minho, quello che ha vinto un premio Oscar?> Disse il rosa di capelli dopo aver metabolizzato l'obbligo che quel pazzo gli aveva appena fatto.

<Ho scelto come migliore amico l'unica persona al mondo capace di avere un' idea così straordinaria!> E con questo elegante pensiero per la testa, i due si diressero verso casa mano per la mano.

                                         ✿

Le 18 del grande giorno erano arrivate.
Oggi il piano elaborato in un giorno e una notte sarebbe stato messo in atto.

<Min, lo sai che è una videochiamata? So che ti stai specchiando e non sei per strada!
Se non ti muovi farai tardi e Boom! Piano fallito!> Urlò il suo amico facendosi sentire anzhe senza l'uso del "viva voce".
<Si, si ci sono! Devo sembrare elegante e ordinato, nessuno vorrebbe un porco come maggiordomo>.

Mentre correva per evitare di arrivare in ritardo, Jaemin, aiutato dal leggero suono del cinguettio degli uccellini, si perse completamente nei suoi pensieri.
Pensava a come avrebbe fatto a uccidere un ragazzo della sua età, era solo un po' polemico e irritante e sleale e noioso, ma sempre un ragazzino indifeso.

Quando arrivò davanti alla presunta casa di Lee Jeno rimase a bocca aperta: a separarlo dalla villa c'era un cancello in metallo ben lucidato, decorato con ghirigori che ricordavano quelli presenti nei vecchi stemmi nobiliari.
Subito oltre riusciva a scorgere un grande giardino con al centro un sentiero in mattonelle color crema, delineato da alberi di Jacaranda, che portava a un portone di legno. Non mancavano piscina e un piccolo recinto con animaletti vari.
Suonò l'unico pulsante di chiamata presente sul citofono argenteo e il cancello si aprì in un istante.

Così il ragazzo si ritrovò all'interno della grande sala di casa Lee, con lui una ventina di ragazzine e donne tutte vestite in modo elegante.
Divani costosi, quadri originali, vasi contenenti fiori appariscenti, una tv 95 pollici... Qualunque cosa possa far pensare a "ricchezza" si trovava nella moderna villa dei Lee.

Ad un tratto tutte le luci si spensero, tutte tranne una, quella che indicava il figlio dell' uomo più ricco presente nella stanza, nonché il più benestante del paese: Lee Jeno.
Testa pelata, ma ben lucidata. Smoking color blu chiaro con bottoni in argento, una cravatta nera in cashmere e non poteva mancare un rolex argentato al polso.