"Beh" mi schiarisco la voce, perché sto per tuffarmi in acque gelide nonostante lui voglia trattenerci al sicuro sulla spiaggia. "Da quanto tempo ci frequentiamo?"
"Da quando è iniziata la scuola potrebbe funzionare."
La sua disinvoltura mi fa venire voglia di strozzarlo. "Sei mesi, allora?", butto lì per provocarlo. E funziona. Mi lancia un'occhiata incredula. "Tre."
"Oh", annuisco. "Già, in effetti non lo so, dato che non vado più a scuola" la risposta più stupida che potevo dare. Tutti sanno quando inizia la scuola.
"Perché no?"
Non mi aspettavo questa domanda. Davo per scontato che non gliene importasse nulla. "Non posso permettermelo, e non sono abbastanza intelligente da essermi aggiudicato una borsa di studio" come se potessi gettare via il tempo con la scuola, in ogni caso: non faccio che lavorare. Avevo un lavoro a tempo pieno, ma non ce l'ho più da quasi un anno. Sto facendo più ore che posso come cameriere sia al La Salle's sia in un piccolo ristorante messicano non troppo lontano dal nostro appartamento, anche se quella è una cosa temporanea. Mi chiamano solo quando sono a corto di personale. I soldi che ho adesso nel conto corrente grazie a Harry mi solleveranno dal peso almeno per un po'. Non li ho messi sul conto in comune con mia madre, perché se se ne accorgesse li farebbe fuori subito. Non posso rischiare che accada.

"Come ci siamo incontrati, quindi?" la voce profonda di Harry interrompe i miei pensieri. Come vorrei che fosse lui a prendere l'iniziativa e a farsi venire in mente qualcosa!
"Al bar" lo suggerisco perché lo fa sembrare un incontro squallido, e mi immagino che l'unica ragione per cui porta me sia per sconvolgere la sua famiglia, spocchiosa. "Sei venuto in compagnia di alcuni amici, e appena ci siamo incontrati è stato amore a prima vista."
Mi guarda come se avessi detto una scemenza e io gli sorrido. Se tocca a me inventare questa storia, allora sarò il più sdolcinato e romantico che ci sia. Nella mia vita non c'è spazio per il romanticismo. E' una cosa stupida, ma permetto ai ragazzi di usarmi perché per qualche fuggevole istante, quando uno focalizza tutte le sue attenzioni su di me, mi fa sentire bene. Mi aiuta a dimenticare che in realtà di me non importa niente a nessuno. Quando tutto finisce, è come uno schiaffo che mi risveglia dalla mia nebbia mentale e mi sento squallido. Sporco. Tutti gli stereotipi che si leggono nei libri o si vedono in televisione o in un film, io li rappresento. Sono un cliché ambulante. Sono anche lo stronzo della città che in realtà non è stronzo come tutti pensano -di nuovo, altro cliché. E di certo non sono il ragazzo che tu vuoi portare a casa per fare una buona impressione su tua madre. In me non c'è niente di speciale.

Eppure eccolo qui, Harry, che mi porta a casa per impressionare la mammina. Più che altro per spaventarla a morte. Sono sicuro che sono l'incubo vivente di quella ricca stronza.
"Deduco mi presenti tua mamma per farla arrabbiare, giusto?" mi serve una conferma. Finora ho fatto solo delle ipotesi e ho accettato senza fare domanda. Ora però ho bisogno dei fatti -e poi mi preoccuperò delle ripercussioni. Per esempio di come tutto questo potrà incasinarmi la vita, nonostante abbia un bisogno disperato di soldi.
Harry serra la mascella, le labbra si riducono a una sottile linea severa. "Mia mamma è morta."
"Mi dispiace."
"Non potevi saperlo. E' morta quando avevo due anni" fa spallucce. "So che mio padre ti adorerà."
Il modo in cui lo dice mi spaventa. Come se quell'uomo fosse un essere spaventoso e mi dovesse adorare per questo.
"Siete solo tu e tuo padre, allora?"
"No, c'è Adele" le labbra praticamente spariscono quando pronuncia quel nome. E ha delle labbra davvero piene, chissà dove sono finite. "La mia matrigna."
"Allora vuoi spaventare la tua matrigna."
"Non me ne frega di quello che pensa lei" la tensione si irradia da Harry in onde quasi visibili. Fra lui e la matrigna c'è qualcosa che non va.
Ignoro il commento riguardo la strega di Adele e vado avanti imperterrito. "Hai fratello o sorelle?"
Scuote la testa. "No."
"Oh" la sua incapacità di comunicare potrebbe essere un problema, dato che dipendo completamente da questo ragazzo per la prossima dannata settimana. "Io ho una sorella."
"Quanti anni ha?"
"Tredici" sospiro. "Lottie frequenta la terza media. Si caccia sempre nei casini."
"E' un'età difficile. Le medie fanno schifo."
"Eri un piantagrane quando avevi tredici anni?" non riuscirei proprio ad immaginarlo. Ride, confermando in un lampo i miei sospetti. "Non me lo avrebbe permesso."
"Che vuoi dire?" sono perplesso, la sua risposta non ha senso.
"Mio padre mi avrebbe dato un calcio nel sedere se avessi fatto qualcosa che non andava" fa spallucce di nuovo, e mi piace perché mi ricorda le sue deliziose spalle larghe. Se ho abbastanza fortuna, riuscirò anche a toccarle durante la nostra relazione fasulla dei prossimi sette giorni. Ci appoggerò persino la testa sopra, premerò la guancia contro il tessuto morbido della sua camicia e annuserò segretamente il suo profumo. Sa di buono, ma io mi voglio avvicinare per sentire meglio.
La sdolcinatezza sta per avere la meglio, e per una volta nella mia cinica vita dove non c'è spazio per le favole sono contento che succeda. Dopotutto devo essere l'attore migliore sul pianeta, giusto?
"Non è quello che minaccia di fare ogni papà quando il figlio combina qualcosa?", chiedo.
"Già, ma mio padre era serio. E poi era più facile fare quello che dovevo fare piuttosto che distrarmi. Alla fine così non dovevo pensare nulla, capisci?"
"E cos'è che dovevi fare?"
"Frequentare le lezioni, studiare, prendere buoni voti. Andare agli allentamenti di football, mantenermi in forma, giocare al meglio, e sperare di fare una buona impressione su qualche scopritore di talenti" spara fuori tutto come se fosse una specie di lista, la voce monocorde.
"E quali sono le distrazioni che vuoi evitare?"
"Feste, bevute, ragazzi" mi dà un'altra occhiata, e stavolta i lineamenti sono più dolci, la rabbia di prima è scomparsa. "Non mi piace perdere il controllo."
"Nemmeno a me", sussurro.
Mi sorride, e sento una stilettata nel mio cuore morbido. "Beh, sembra che in fondo possiamo essere una bella coppia."

Non dirmi un'altra bugia] Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora