Cattura

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Uno sputo. Era con questa azione che Goran dava sempre il via ai combattimenti. Dopo aver scrutato con il suo unico occhio sano i due contendenti, aver pronosticato nella sua testa quanto sarebbero potute essere gravi le lesioni dello sconfitto ed aver sorriso per un malsano compiacimento un importante getto della sua saliva cadde sul ferro battuto del pavimento per dare il via allo scontro. Dopo quello sgradevole segnale non convenzionale la folla di scommettitori radunata tutta attorno ai due lottatori cacciò fuori un forte urlo di eccitazione collettiva mentre Latimer iniziò subito a saltellare sulle punte passando sopra al sangue di chi quella prova dura e difficile l'aveva già affrontata, girava attorno a Tonarde rimasto ingenuamente al centro con lo sguardo vitreo e le ultime preghiere ancora in bocca. Le sue ginocchia tremavano ed a breve avrebbero ceduto per potersi inginocchiare e supplicare il suo avversario di non pestarlo a morte. Molto probabilmente però le sue urla di pietà non avrebbero fermato il combattimento perché quello non era un gioco insano da cui ci si può sottrarre se si ha paura ma bensì una mattanza dall'esito scontato. Solo un ordine di un'autorità superiore avrebbe potuto evitare un nuovo bagno di sangue.

"POLIZIA FEDERALE! RIMANETE FERMI CON LE MANI ALZATE. LA NAVE È CIRCONDATA!"

Dopo un pesante sospiro di sollievo Tonarde svenne cadendo per terra a peso morto mentre i cecchini delle forze speciali manifestavano la loro presenza illuminando con le torce decine di scommettitori e lottatori che correvano in ogni direzione come un'unica grande colonia di formiche impazzite. Goran osservava immobile ed impassibile il caos che di improvviso lo circondò, vide gli scommettitori, fino ad un attimo prima euforici ed urlanti, scappare in preda alla paura ad eccezione di Latimer, l'unico altro che come lui non fece un passo anche se trattenuto da ben altri sentimenti. L'ex pugile professionista si accasciò a terra non appena realizzò che la Polizia Federale stava facendo irruzione all'interno del traghetto. Rimase chinato ed immobile con le mani che coprivano il volto e nascondevano gli occhi lucidi pronti per piangere mentre la sua mente prefigurava la sua vita da quel momento compromessa come era gia la sua carriera. Un agente delle forze speciali lo sollevò prendendolo per un braccio ed iniziò ad ammanettarlo dicendogli i suoi diritti.

"NON MUOVETEVI. LA NAVE È CIRCONDATA!" ripetè la voce che usciva dal megafono delle forze speciali con tono ancora più categorico.

Uomini vestiti di nero incappucciati con un passamontagna scuro scesero calandosi dalle aperture fornite dal ponte superiore della nave. Uno di essi atterrò proprio vicino a Tonarde e dopo essersi tolto l'imbracatura si chinò per accertarsi delle condizioni del collega.

"Agente a terra! È privo di sensi, non è in pericolo di vita." disse il membro delle forze speciali parlando al microfono assicurato alla sua spalla sinistra.

"È uno sbirro! Lo sapevo. Troppo fighetta per essere un uomo vero." commentò Goran che attirò subito le attenzioni di quell'agente vestito completamente di nero.

"Polizia federale! Alza le mani!" disse con decisione l'agente delle forze speciali.

"Pensi di farmi paura?" disse Goran con tono sfidante. "Ho passato troppi mesi col terreno che mi esplodeva sotto i piedi a Belgrado per cacarmi sotto davanti alla tua pistola."

"Mani in alto!" ripeté l'agente.

"Tu non sei un assassino, non sei un mercenario. Scommetto che non hai mai visto una ferita di guerra come la mia."

Il passamontagna nero dell'agente lasciava a malapena scoperti gli occhi, ciò fu sufficiente a mostrare a Goran l'espressione mista di pena e paura che la ferita incuteva.

"No. Non ne hai mai vista una così."

"Io..." tentennò l'agente iniziando una frase che non sapeva concludere. Seguitava a fissare quell'uomo dall'inquietante aspetto di uomo vicino alla cinquantina reduce di tante barbarie col corpo segnato e l'animo sinistramente fiero che non tentava la fuga come gli altri uomini colti in flagranza di reato su quel traghetto. Inizio persino ad abbozzare un bel sardo ghigno che scopriva il tuo sorriso fatto di denti in disordine. Alcuni gialli, alcuni dorati, tutti poco curati.

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