Diario di Bordo

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"Sparì, all'improvviso come un lampo nel cielo, portando via con sé la sua ciurma..." Il verbo principale si riferisce a un manipolo di pirati mafiosi contrapposti a un equipaggio buono. Sebbene nella parte precedente ci sia stata una risoluzione del conflitto, sarebbe stato meglio inserire nuovamente il nome dello scagnozzo. In questo modo il testo avrebbe rievocato nel lettore la memoria di quanto avvenuto, qualora se ne fosse dimenticato.

"Stavano di nuovo ritinteggiando per l'ennesima volta l'imbarcazione". Anche qui si parla di pirati, ma i riferimenti non sono sufficienti affinché si capisca che i protagonisti siano di nuovo tornati da loro.

Diario di bordo fa sollevare anche una questione lessicale marginale, fatta di ripetizioni e di termini errati, ma per fortuna è di poco conto ed è figlia – come tutte le altre perplessità evidenziate ora e in seguito – di un'unica mancanza strutturale di cui parleremo sul finale.

"Oltre ai sensi visivi, mi avevano abbandonato quelli uditivi. Oltretutto, anche quelli sensoriali mi avevano fatto ciaone" (Parte 2) Qui l'errore è per l'uso improprio del plurale, già un altro utente ha sollevato la questione proponendo come soluzione la parola "percezioni", che appoggio.

"Poi l'essere finito sopra l'unico pruno presente in non so quanti chilometri quadri di erbaccia incolta, era almeno tediante." (Parte 2) La frase acquisirebbe il giusto peso con la parola "alquanto".

"Il mio tono ironico non lo turbò ma anzi, continuò entusiasta a decantare le verdure autoctone." (Parte 9) Decontestualizzata, questa frase sarebbe perfetta, ma i protagonisti stanno attraversando una giungla e gli esemplari nominati dalla spalla fanno parte della "vegetazione".

"Appassionato di pesca e probabilmente fan di Sampei, in trans agonistica inizialmente l'elfo non prese in esame la mia considerazione". (Parte 13) Il termine corretto sarebbe "trance".

Mentre una menzione speciale va a un periodo che racchiude tutti gli esempi fatti finora ed è estrapolato dalla parte 3:

"Oltrepassati quelle sottospecie di scimmiotte urlatrici, notai in lontananza e tra la polvere che continuava a ottemperarmi la vista, due sagome che mi stavano venendo incontro. Man mano che si avvicinavo e che riuscivo a distinguerli un po' meglio..." In questa frase sono state evidenziate delle mancate concordanze di genere (oltrepassati-scimmiotte; sagome-distinguerli), una virgola frapposta tra il verbo principale e il suo oggetto (notai-sagome) e l'utilizzo di ottemperare al posto di ottenebrare.

Nel testo si riscontrano anche alcune sparute ripetizioni lessicali e la necessità di un restyling della punteggiatura nei dialoghi (le caporali «» o "" e non <<>>), di cui si ricorda di usare la minuscola quando sono retti da un verbo dichiarativo e la maiuscola con tutti gli altri verbi. Una veloce rilettura laverà senz'altro questi dettagli.

Organizzazione, struttura, personaggi

Diario di Bordo fonde insieme il fantasy, il comico e il surreale generando una marea di situazioni tragiche, disastrose, inverosimili e ilari dal punto di vista dello spettatore e si pone l'obiettivo, come già detto all'inizio, di divertire. Gran parte dei commenti sono risate dei vari utenti, segno che – nel bene e nel male – il testo si è portato a casa il risultato. Il triangolo tra personaggi, dialoghi comici e situazioni assurde si svolge all'interno di un mondo pressoché illimitato di cui non abbiamo informazioni e di cui non sembriamo averne veramente bisogno, dato che Paolo è reticente nel trovarsi in esso. Ma facciamo un passo indietro: la casa e la partita di Champions.

Questo piccolo angolo di paradiso dove Diario di Bordo inserisce le ansie e le preoccupazioni futili e vitali di una serata ben riuscita tra amici è stato un quadretto ben orchestrato e presentato in modo impeccabile, dando prova dell'abilità e del marchio dell'autore. Ma anche qui si pone un dilemma: il protagonista sarà milanese o torinese?

Diario di bordo propone una finale tra Milan e Juventus, lasciandoci supporre che la vicenda si svolga in una delle due città, ma il dialetto parlato e descritto durante la narrazione è toscano. Ogni aspetto messo nero su bianco viene letto da qualsiasi lettore come informazione vitale e non superflua ai fini della trama e questa piccola virata lascia l'amaro in bocca, sarebbe bastato qualche piccolo dettaglio iniziale per fugare ogni dubbio.

Analizzando invece il personaggio di Paolo, nelle diciotto parti lette, si nota come non si sia sbottonato più di tanto. Se all'interno della sua abitazione ha lasciato trapelare aspetti gioviali del carattere, nel mondo dei maghi ha avuto solo un pensiero: sminuire e ridicolizzare i suoi compagni e i suoi avversari. Il tema del ritorno a casa viene accennato in un paio di occasioni all'inizio e sbocconcellato qua e là, ma non c'è un vero e proprio slancio del protagonista a riavere la sua vecchia vita; anzi, in alcune occasioni sembra proprio a suo agio in questo nuovo mondo mostrando una confidenza fuori dal comune appena appare un mostro:

"«Io al prossimo serpente di mare che vedo passare, mi ci butto tra le fauci. No, veramente!...»" (Parte 8)

Il ritorno allo status quo, potenziale vettore di gag dal lato comico e goliardico, viene poco valorizzato per lasciare spazio a battute a volte discutibili e a giochi linguistici che non riescono a incidere veramente. Sebbene gli sketch e gli insulti bonari non abbiano incontrato il mio gusto e lo switch tra "orsono" e "orfurono" abbia raggelato la stanza, è doveroso spezzare una lancia in favore di Diario di Bordo che ha saputo cogliere il nuovo trend di stand up che si sta sviluppando: le battute ricercano il vuoto comico fino a raggiungere la risata che nasce dallo sdegno, dall'imbarazzo e dalla vergogna di sé per aver riso.

Gli altri personaggi della vicenda non hanno un vero e proprio spessore, risultano per lo più come macchiette funzionali alle battute del protagonista e a risolvere situazioni diventate assurde comportandosi a tratti come delle spalle e a tratti come dei deus ex machina. Nota negativa da segnalare è il cambio drastico di personalità di Spok in un capitolo, utile solo per il desiderio di fare battute scurrili.

Anche i dialoghi all'interno del testo sono per lo più poco credibili e tirati verso l'obiettivo prefissato. In alcuni casi risultano incomprensibili e a volte perdono l'occasione del tempo comico come nella parte 4:

"«Sarò breve! Breve come l'ultimo giorno d'estate, quando già le foglie ingiallite dal tempo cominciano a cadere...» Dopo mezz'ora di sproloqui senza senso, mentre i nostri sguardi cominciavano a essere inebetiti..."

In questo caso "Dopo mezz'ora di sproloqui" e le successive ripetizioni della premessa "sarò breve" vanno ad allungare il brodo e a scemare l'effetto ridicolo che si voleva cercare. Molto più incisivo lasciare tutto il preambolo iniziale con le varie similitudini dell'essere breve.

Il tema del viaggio e dell'avventura proposto da Diario di bordo si sviluppa principalmente in mare durante alcune traversate e in isole lontane, ma ogni missione che gli eroi devono compiere gli viene affidata da un mago in grado di teletrasportarli. La coppia viaggio-teletrasporto non è mai semplice da gestire a meno che non vengano specificate le regole di funzionamento, ma l'utilizzo della magia descritto nell'opera fa apparire la stessa come una forza oscura e indefinita capace di tutto. Quindi la domanda sorge spontanea: perché non vengono trasportati direttamente nel luogo indicato? Una soluzione a questo problema potrebbe essere: la giustificazione, il potere del cattivo impedisce al mago buono di spingere gli eroi più lontano; oppure, più in linea con il clima goliardico, utilizzare il teletrasPorto dato che Paolo si ritrova sempre davanti a un molo.

Il dubbio che ogni assurdità presente tra le pagine del testo sia un'allucinazione, oltre a consolare il lettore, che fa pace con la sospensione del giudizio, coglie anche il protagonista. Se così fosse tutto l'insensato tornerebbe a posto; la scarsa reticenza del protagonista, le situazioni improbabili, armi che appaiono all'improvviso tra i vestiti ecc. avrebbe una sua logica. Per saperlo basta continuare a leggere fino al finale.

Nonostante le molte perplessità e criticità di Diario di Bordo, l'intento scanzonato, distensivo e spensierato che c'è dietro è evidente sotto molti aspetti e ricorda l'opera di Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti, da cui si potrebbe attingere a piene mani.

Allo stato attuale, il testo si presenta come una prima stesura priva di revisione ed è proprio questo a portare con sé tutte le mancanze evidenziate; conoscendo le doti scrittorie dell'autore so che potrebbe trattarsi semplicemente di un'ossatura per un futuro romanzo (qualora decidesse di lavorarci seriamente), ma per chi si approccia all'opera senza conoscere i vari retroscena c'è il rischio di sentirsi sopraffatti dalle incoerenze e dalle superficialità ingiustificate.

Zhor-D

L'analisi egoista (iscrizioni chiuse)Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu