You taught me the courage of the stars

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Mi hai insegnato il coraggio delle stelle
prima di partire
Come la luce continua all'infinito
anche dopo la morte
Con la mancanza di respiro
hai spiegato l'infinito
Com'è raro e bello anche esistere

Una Diade nella Forza. Due in uno solo.

Ben si arrampica dal burrone dove poco prima era stato scagliato da Palpatine, le vesti strappate e sudicie, il corpo attraversato da escoriazioni insanguinate e madido di sudore, ma si sente determinato come non mai.
Eccola, l'altra da sé. L'altra metà della Diade. Rey.
Ce l'ha fatta. È stata molto più forte e coraggiosa di quanto lui non si è mai sentito.
Anche nella Luce, sotto la guida di Luke Skywalker, persino nelle espressioni di Leia e Han, i suoi genitori, Ben non si era mai sentito del tutto al sicuro. Ben sentiva la Forza. Ma anche la paura. Si era fatta strada nel suo cervello, giorno dopo giorno, insinuandosi scaltra e sinuosa come un serpente, fino al suo cuore. Fino al Buio. La stessa paura di suo nonno Anakin, che l'aveva portato alla grandezza, sì, ma anche a perdere a ogni cosa e alla rovina, una vita monca, per l'eternità, nel Lato oscuro della Forza.
Ben si era ripromesso, dopo quella notte in cui avvertì e scoprì il suo Maestro Jedi intento a calare la spada su di lui, che avrebbe ingannato la paura, come in una partita a scacchi.
La paura nasce dai sentimenti, i sentimenti vengono dai legami.
Ben li recise tutti quella notte, mentre il tempio Jedi bruciava alle sue spalle.
Per non avere mai più paura. Per finire ciò che Darth Vader aveva iniziato. Per questo indossava quella maschera.
Per sentirsi come lui: impavido, fiero, intrepido, senza cedimenti.
Si era lasciato alle spalle la sua stessa identità, per il nome di Kylo Ren.
Ma, ogni notte, la paura tornava a trovarlo, a tormentarlo, i rimorsi gli toglievano il sonno, il dubbio di non essere all'altezza.
Ben non si era mai sentito all'altezza.
Il maestro Luke gli aveva spesso rimproverato: "Troppa irruenza Ben, devi imparare a controllarti. Devi controllare la Forza, non la Forza controllare te. Se succede, ti perderai."


Perso. Si era sempre sentito perso.
Perso e solo.
Poi era arrivata lei.
Anche lei persa. Anche lei sola.
Eppure, inconsapevolmente, già così determinata, sicura, così fastidiosamente certa che lui sarebbe tornato sui suoi passi, quei passi pagati così a caro prezzo, col dolore, il tormento, la sofferenza, un continuo dissidio interiore che non gli dava mai tregua.
Insisteva nel vedere ancora del buono nelle sue mani macchiate del sangue di innocenti, persino di quello di suo padre, una morte che aveva spaccato il suo equilibrio e lasciatogli l'ennesima cicatrice. Persino allora, nei loro colloqui attraverso la Forza, quel legame indissolubile che non sapevano spiegarsi e tuttavia esisteva, lei con voce limpida e sicura, diceva: "Tu Tornerai. Non è troppo tardi.".
Lui le aveva teso la mano, soli insieme, così vedeva loro, uniti contro il mondo.
Ma lei aveva rifiutato, sdegnata e addolorata.
"È la mano di Ben quella che stringerò" gli aveva detto, dopo averlo ferito a morte e poi subito guarito. Ostinatamente speranzosa.
Come sua madre. Aveva udito la sua voce chiamarlo. Era passato così tanto tempo da non riuscire a ricordarsene.

"Ben."Attraverso la Forza, aveva sentito il ricordo del padre, quasi fosse lì, davanti a lui, a incoraggiarlo, persino ferito a morte da lui stesso gli aveva fatto una carezza, come quando era bambino. Sapeva cosa fare, ma ne avrebbe avuto il coraggio? Buttò la spada a mare.
Non aveva tempo per la paura. Non più.

Ha raggiunto il corpo di Rey, stremata dallo scontro che l'ha vista eliminare definitivamente Palpatine. La prende in braccio, le sposta dolcemente i capelli dal viso, vorrebbe schernirla, provocarla, dirle: "ce l'hai fatta, quanto sei testarda, mi hai fatto perdere la faccia oltre che la maschera!". Il cuore di Ben precipita nel petto quando il capo della ragazza cade all'indietro, cedendo alla forza di gravità. Il corpo pesante, troppo. La pelle fredda e le labbra livide. Gli occhi spalancati verso la galassia, tuttavia senza poterla guardare. Morta.
Ben la stringe forte a sé, la paura e la disperazione che montano in lui come non mai.
Tutti ma non lei. Non la sua metà. Non lei. L'unica, la sola, insieme a lui.
Ben ha ancora paura. Eppure sa perfettamente cosa deve fare. Cosa può fare.
Appoggia una mano sul ventre della ragazza, sente la forza vitale del Tutto e la incanala in lei. Come se la sua vita ne dipendesse e, ironia del destino, è proprio così.
Perché si, è vero, Rey è venuta dal Niente, è sempre stata Niente, per tutti. Ma non per lui.

Mi hai insegnato il coraggio delle stelleWhere stories live. Discover now