CAPITOLO 28

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ISABELLE


Spingo il carrello talmente velocemente fuori dall'aeroporto che Aidan si sveglia confuso sentendosi sballottato, ma alla fine ride battendo le mani perchè correndo saltella tra le mie braccia divertendosi, almeno uno dei due non è poi tanto in ansia.
Il matrimonio inizierà tra meno di un'ora ed io sono ancora qui nel parcheggio dell'aeroporto che attendo che il mio Uber mi venga a prendere, devo ancora cambiarmi, truccarmi, preparare Aidan e caricare sulla macchina tutte le valigie. I vestiti per la cerimonia li ho nella valigia ma non posso di certo cambiare me e mio figlio in mezzo ad una strada, o nei bagni sporchi dell'aeroporto quindi mi tocca aspettare sperando che il signore alla guida dell'auto che ho chiamato si sbrighi.

Sono ancora scombussolata da tutto quello che è successo e che sta succedendo, dieci minuti fa pensavo di dover partire e dovermene andare con il mio fidanzato ed ora sono single, con mio figlio in braccio, circondata dalle mie valige che attendo di essere portata via per raggiungere la mia migliore amica e rispettare il mio incarico di damigella d'onore. Ho sempre detto che la vita cambia molto in fretta, ma cavolo non pensavo così velocemente, datemi tempo!
Mi sento ancora frastornata da come ci siamo lasciati io e Cameron, siamo rimasti "amici", gli ho restituito l'anello augurandogli di darlo ad una donna che lo merita veramente, e lui mi ha sorriso prima di andarne eppure non ne sembrava comunque convinto. Lui mi amava, mi amava davvero mentre io non ho fatto altro che fargli del male, che persona squallida posso essere a trattare un uomo così buono, in un modo tanto ignobile?

Non ho il tempo di rispondere alla mia stessa domanda perchè finalmente arriva la macchina nera che attendevo da un quarto d'ora, il guidatore scende e subito provvede a prendere i miei bagagli, ma io gliene sfilo di mano uno, ossia quello con i vestiti per la cerimonia, salendo insieme al mio bambino al posto dei passeggeri per metterlo seduto sul sedile e legarlo per bene con la cintura per prevenire ogni tipo di incidente.

<<Signorina dove la porto?>> Mi domanda garbato il signore dalla mise elegante e il cappello scuro, guardandomi dallo specchietto interno, così gli do l'indirizzo del ristorante mentre ravano nervosa nella valigia per tirar fuori tutto ciò che mi serve per cambiarmi e per vestire anche mio figlio.

<<Le dispiacerebbe tenere lo sguardo sulla strada mentre mi cambio?>> Il signore cortese, anche se confuso e sorpreso per la mia richiesta, annuisce tenendo gli occhi puntati sull'asfalto continuando a guidare, così io mi sfilo la maglia e i pantaloni della tuta che avevo indossato per rimanere comoda durante il volo, rimanendo in intimo per infilarmi l'abito della cerimonia. Un meraviglioso abito color rosa cipria uguale anche a quello che staranno indossando anche le mie amiche che faranno insieme a me da damigelle, un abito a trapezio con una scollatura a cuore, e decori in pizzo. Niente di troppo elaborato ma un vestito veramente bellissimo, che ovviamente però non metterà in cattiva luce quello di Martina che è veramente mozzafiato.
Me lo infilo stando attenta a non rovinarlo riuscendo, non si sa come, a tirare su la zip dietro alla schiena facendo mosse strane e imprecando sottovoce per non farmi sentire da mio figlio, che in tutto ciò si guarda intorno nella macchina come se volesse capire dove siamo. O forse se ne sta soltanto fregando altamente di tutto, cosa molto più probabile, alla fine è pur sempre degno figlio di suo padre.

Infilato il vestito, prendo dalla valigia anche il piccolo smoking di Aidan, ossia quello del ballo dell'altro giorno, non faranno di certo caso al fatto che stia indossando un completo che ha già messo, alla fine è pur sempre un bambino e poi mio figlio in smoking è ancora più bello.

<<Potrebbe andare un po' più veloce?>> Il signore barbuto annuisce ancora aumentando la pressione sull'acceleratore dando di gas, mentre io con cura prendo mio figlio e inizio a cambiarlo infilandogli con calma i pantaloni che lui stranamente non fa storie per indossarli. Vestire lui è molto meno impegnativo, contando anche che si lascia fare tutto senza ribattere con lamenti o capricci, gli chiudo la camicia nera, gli lego il papillon stando attenta a non stringerglielo troppo o potrebbe farsi male ed è pronto con tanto di scarpine nere. Un vero ometto in carriera.
Ma ecco che ora arriva la parte più traumatizzante, truccarmi decentemente con uno specchietto minuscolo e cercare di non tremare per l'ansia che provo in questo momento, o per i dossi che il signore prende a tutta velocità senza pudore. Per il viaggio non mi ero truccata, alla fine avrei dormito per tutto il tempo e poi con il caldo mi sarebbe colato tutto, e mi maledico per non essermi nemmeno messa una goccia di correttore, non ne faccio mai una giusta.

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