CAPITOLO 12

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Urla.

Mattia le sentiva ancora rimbombare nella sua testa, come se le immagini che stava rivivendo in quel letto non suo non fossero solo un ricordo, come se non fossero in realtà passati più di due anni.
Erano urla divertite quelle che percepiva nei commenti dei suoi compagni e che gli perforavano il petto, lasciando un segno indelebile dentro di lui. Non ricordava bene le parole, ma il tono con cui uscivano dalle loro bocche mentre ridevano di lui, del suo essere così fragile e strano ai loro occhi, gli sguardi che gli rivolgevano come se fosse la cosa più spregevole dell'universo, ecco quelli non li avrebbe mai dimenticati.
Ed erano urla di dolore quelle che sentiva invece levarsi dal proprio petto, ma che non riusciva mai ad emettere con la voce per mettere fine a quelle burle che lo perseguitavano da qualche mese.

Era iniziato tutto per gioco, inizialmente senza che Mattia si rendesse conto di ciò che effettivamente stesse accadendo.
Sin da piccolo era sempre stato debole agli occhi altrui e aveva sempre avuto la necessità di appoggiarsi a qualcuno per non essere sopraffatto dai più "forti". E quel qualcuno, ovviamente, era sempre stato Christian, quel fratello che si era scelto e con cui era cresciuto, sviluppando per lui un senso di ammirazione e quasi di dipendenza.
Ma in quel caso non poteva più essere così, non poteva più affidarsi alla protezione di quelle braccia forti e calde.
Non quando il motivo di quei commenti, inizialmente scherzosi ma poi sempre più pesanti, era proprio Christian. O meglio, ciò che Mattia provava per Christian.

Perché Mattia l'aveva riconosciuto il sentimento che era cresciuto in lui negli anni e sapeva che quella devozione, quella dipendenza che sentiva sin da piccolo per il più grande fosse evoluta in qualcosa di più profondo.
Paradossalmente era stato lo stesso Christian a farglielo capire: quando sentiva il moro parlare delle ragazze con cui usciva riconosceva nelle sue parole le stesse cose che lui stesso avrebbe detto per parlare di lui e vedeva nei suoi occhi la stessa fiamma che sentiva direttamente nel proprio petto. E se proprio il più grande gli aveva insegnato che quel sentimento si chiamava amore, chi era Mattia per non credergli.

E lo desiderò tanto, troppo per essere un ragazzino non ancora adolescente, ancora piccolo per gestire quel sentimento profondo che invece sentiva nel cuore.
Lo desiderava e non lo poteva avere. Perché così come era consapevole dei suoi sentimenti, conosceva perfettamente anche quelli di Christian; sarebbe stato uno stupido a vivere nell'illusione di qualcosa che non c'era e che non si poteva comandare. E Mattia era ingenuo, ma non stupido.

Così aveva vissuto i primi anni della sua adolescenza a sopportare il suo sentimento, come se fosse un fardello che gli pesava sul cuore e che non faceva altro che accrescersi, consapevole che prima o poi avrebbe finito per rovinare il suo rapporto di amicizia con Christian.
E infatti così era stato e Mattia non aveva potuto evitarlo, perché sapeva che l'alternativa sarebbe stata impazzire nello stare vicino a qualcuno che non gli avrebbe mai dato ciò che realmente voleva. Era stato egoista, perché non aveva messo in conto la sofferenza che anche il moro poteva aver provato, ma sperava che così si sarebbe risolto qualcosa, che tanto peggio di così non sarebbe potuta andare.
Ma soprattutto, dentro di sé sperava che il moro avrebbe capito, che avrebbe colto qualche segnale, dato che erano sempre stati un libro aperto l'uno per l'altro. Ma niente.

Chi invece aveva capito erano stati quei tre compagni di classe che avevano preso a girargli intorno, facendo battutine scomode da sentire nella posizione già precaria del ragazzo.
"Zenzola, ma col tuo amico del cuore come va?"
"Oh oh indovinate chi ha preso di nuovo il palo? Ho appena visto la tua crush con una biondina, per caso ti ha già parlato di lei?"
"Fattene una ragione, Stefanelli non è come te... alla fine almeno in una cosa i gemelli Zenzonelli sono diversi."
Lui li aveva sempre ascoltati immobile, cercando di non cedere alle loro provocazioni, ma quando si chiudeva in bagno era difficile fermare le lacrime ed era sicuro che più di una volta i suoi singhiozzi si fossero sentiti anche oltre quelle tristi pareti.
Perché per quanto quelli fossero tre scemi a cui lui non avrebbe neanche dovuto prestare attenzione, avevano in realtà capito tutto (più di Christian sicuramente) e quello che dicevano era vero.

Quindi un giorno aveva deciso di mettere fine a tutto, aveva capito che ridurre i suoi incontri con Christian non era servito a nulla, anzi, e che l'ultima speranza per uscirne era smettere di vederlo definitivamente, cambiando totalmente ambiente e compagnia. E così era stato.

E tutto sommato poteva dire di essere riuscito nell'intento, perché nella nuova scuola si era fatto nuovi amici ed era riuscito a voltare pagina.
L'unico rimasuglio di quel periodo buio restava negli incubi che ogni tanto tornavano a perseguitarlo, ricordandogli da dove venisse e da cosa sarebbe dovuto star lontano per evitare di stare ancora male.
Ormai si era abituato a quegli incubi che sapeva non lo avrebbero mai abbandonato, però riviverli lo faceva sempre agitare, perché sapeva che non fossero solo sogni, ma ricordi di qualcosa che aveva realmente vissuto. Così come sapeva che la sofferenza che riviveva nelle sue notti più tormentate fosse ancora in agguato, specialmente da quando aveva recuperato l'amicizia con Christian e, con essa, il pericolo che si riaprisse una ferita che non si era cicatrizzata correttamente.
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<<Matti... svegliati, Matti. Ti prego, non urlare, va tutto bene.>>

Appena Mattia percepì la voce del moro sbarrò gli occhi, accorgendosi delle loro mani strette.

<<Stai bene? Scusa se ti ho svegliato ma non sembrava un bel sogno quello che stavi facendo.>>

<<No infatti... Ma ormai sono abituato.>> sospirò sollevandosi dal letto, ancora stringendo la mano di Christian, mentre questo si sedeva di fianco a lui guardandolo in modo compassionevole.

<<Mi ero preso dell'acqua ma mi sa che ne hai più bisogno tu... Oddio ma stai piangendo Matti?>>

<<No è solo che...>> Ma un singhiozzo tradì il biondo, che non riuscì a trattenersi dal buttarsi tra le braccia del più grande, che, nonostante tutto, rimanevano l'unico luogo in grado di calmarlo. 


-Writer's space-

Ehilà, come stiamo a un giorno dalla finale di questa bella ma sofferente edizione di Amici?

Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate della storia adesso che tutti i nodi stanno venendo al pettine. 

Condivido con voi il divertente fatto che questa sequenza di capitoli l'ho scritta l'altro giorno finché ero a lezione in università  e questo la dice lunga su quanto io sia ispirata sempre nei momenti meno opportuni. 😜🙈

Love me or Let me go💜 [_Zenzonelli_]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن