- Prologue -

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Louis non ha molti vestiti da impacchettare - beh forse ne ha (decisamente, ne ha), ma è solo che non vuole ammetterlo a nessuno, nemmeno a se stesso - ma ha dovuto comprare una valigia nuova e più grande. Non si era mai trasferito, quantomeno non come stava per fare ora. Anche quando si era trasferito all'Università, era sembrato più facile di questo.

Gli andava bene il fatto di vivere con la sua famiglia pur avendo quasi ventiquattro anni - non gli andava bene per niente - ma aveva bisogno di andarsene da quel posto pieno di bei ricordi e fare quello che pensava fosse meglio per lui. "Bei ricordi", si disse. I bei ricordi ne valgono la pena, ma non quando lo facevano sentire strano; un misto di felicità, divertimento, tristezza e perdita. Vuole - ha bisogno - di fermarli.

E' concentrato sul cominciare la sua vita. Ma per Louis, cominciare la sua vita, cominciare una nuova vita, non ha lo stesso significato che generalmente le persone normali credono che abbia. Per Louis, cambiare è pensare costantemente al passato e alle influenze che potrebbe avere.

"Devi fare quello che ti rende felice", si ripeteva le parole di sua madre, quelle che ha ascoltato da quando aveva dieci anni. E le aveva sentite una settimana prima quando chiese alla madre consigli su cosa avrebbe dovuto fare con la sua vita e con i suoi pensieri mescolati e incasinati.

La conseguenza di ciò è che adesso sia nella sua vecchia camera, cercando roba di cui potrebbe aver bisogno di portare nella sua nuova casa e scartando robaccia che non è più necessario tenere qui. Sta facendo un favore alla mamma pulendo la sua camera, non che avesse intenzione di non tornare più, ma aveva davvero bisogno dei suoi vecchi libri di scuola? Di vestiti che non gli andavano più? E che altro? Una palla da calcio distrutta? E' nella condizione di farlo, perciò che ne faccia buon uso e che butti tutta questa vecchia roba.

I cassetti della sua scrivania sono i peggiori. Ha tenuto test, piccoli pezzetti di carta, penne che non funzionano più, vecchie annotazioni, e anche quei documenti che aveva portato a casa per chiedere ai genitori il permesso di fare uno scambio culturale dal liceo. Aveva odiato quella scuola, ma non poteva negare di avervi passato dei begli anni nella sua vita qui.
Aveva trovato una cartellina proprio in fondo al cassetto. Lo conosceva fin troppo bene. Lo aveva aperto milioni di volte, e altrettante milioni di volte, aveva letto tutti i pezzi di carta che aveva lì dentro, finchè non ne aveva memorizzato le parole che vi erano scritte sopra, aveva scrutato i biglietti e i piccoli regali finchè non vi aveva trovato nuovi dettagli o ricordato qualcosa di cui si era dimenticato, aveva guardato tutte le foto con lacrime ormai così familiari agli angoli dei suoi occhi... Non si era mai stancato di guardare quella cartellina, con episodi della sua infanzia che continuavano a ripetersi nella sua mente, bugie e sussurri che continuava a sentire nelle orecchie.
Ma erano passati tre anni da quando non guardava quella roba - non era roba qualunque, erano pezzi d'arte, parti sentimentali del cuore di Louis che erano diventate cose concrete, ma Louis non vuole ricordarsi di tutto ciò - così lo aveva preso con le sue mani morbide, con cura, come se dovessero svanire una volta posatevi sopra e si era seduto ai piedi del piccolo letto.
Le labbra piegate in una curva istantanea. Un sorriso fiero impresso sul suo viso, che arrivava fino agli occhi blu, sentiva freddo, ma adesso il suo corpo si era scaldato con l'affetto che l'aveva invaso. È così fiero di se stesso. È così fiero di ciò che aveva fatto nel passato. Forse rimpiangeva qualcosa, ma di quel qualcosa si era sempre preso cura per rendere tutto migliore.
Guarda attentamente ogni foto e si ricorda ogni momento che mostrano. Si ricorda come si era sentito, quando quelle foto erano state catturate, si ricorda di com'era stato il tempo in quel giorno, si ricorda il motivo di ogni sorriso diverso dall'altro in ogni foto.
Solo che non riesce a ricordare la voce del ragazzo che gli è accanto in ogni foto, e questo è triste. È veramente triste e tutti proverebbero pietà per quegli occhi blu tristi se sapessero la storia dietro lui ed il suo migliore amico.
"Il mio migliore amico è bellissimo", si ricorda di esserselo ripetuto ogni mattina che aveva avuto la possibilità di svegliarsi e vedere il ragazzo sdraiato accanto a lui. Capelli ricci sparsi sul cuscino, labbra polpose e dischiuse, e lentamente occhi verdi e pigri cercare di aprirsi per incontrare il volto sorridente di Louis.
Si era ritrovato già in lacrime, e doveva fermarsi e pensare a quello che sua madre avrebbe potuto pensare di lui, se avesse sorpreso il suo ragazzo ventiquattrenne piangere nella sua stanza su qualche ricordo quando le aveva giurato che non sarebbe successo mai più da quando lo aveva trovato in quello stato l'ultima volta. Erano passati tre anni da quella volta, lui sarebbe dovuto essere cresciuto ed essere più maturo su questo soggetto. Ma Louis era sempre stato il re dei drammi, aveva sempre amato creare drammi dove non ce n'era bisogno.
Ma, al contrario di quello che pensa lui, non era questo il caso.
Aveva fatto questa mossa dura e crudele, forse di proposito, per raggiungere il suo limite o vedere fino a che punto avrebbe resistito stavolta, e aveva preso quella lettera familiare.
La lesse due volte e mentre andava per la terza, sentì la porta.
Fanculo, non di nuovo.

Diciamo che questo capitolo dovrebbe far capire che questa fan fiction non è proprio una passeggiata dal punto di vista emotivo...
Però vi giuro che ne vale la pena! Altrimenti non avrei mai chiesto il permesso di tradurla.
Diciamo che le cose che finiscono male non mi piacciono! ;)
A presto,
AryLouT

lost memories | l.s | by fresharold - traduzione italianaWhere stories live. Discover now