Atto finale - Scena terza

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-È tutto qui l'aiuto che puoi darci?- chiesi stizzito.

Quella conversazione non stava portando a capo di niente e più il tempo passava più le possibilità di ritrovare Reiko viva diminuivano.

-Se vuoi rivolgerti ad un vero detective fa' pure, ma poi non lamentarti se ti ritroverai automaticamente nel braccio della morte.- rispose il proprietario del negozio. -So che c'era un biglietto in allegato alle fotografie, dovrei averlo ancora qui da qualche parte.-

Si alzò e, dopo aver cercato tra alcune scartoffie, trovò il foglio in questione.

-Riconoscete la calligrafia?-

-Purtroppo no, ma è già qualcosa.- risposi, per poi alzarmi -Bene, direi che è meglio che ce ne andiamo prima che i tuoi clienti arrivino e ci trovino qui. Grazie per averci concesso il tuo tempo.-

-Uscite pure dal retro, così non dovreste rischiare di trovare qualcuno.-

Ci accompagnò alla porta e, prima di congedarci, aggiunse: -Non importa quali mezzi dovrete usare, ma ritrovate Reiko, per favore.-

Guardai Matsuno e a quelle parole rivolsi un debole sorriso, come per ringraziarlo per la fiducia.

-Sarà fatto.-

*

Le ore di ricerca passavano e si trasformavano in giorni, fino ad arrivare a quasi due settimane dalla scomparsa di Reiko. La polizia, dopo aver ricevuto la denuncia da parte dei signori Misaki per la scomparsa della figlia, aveva aperto le indagini, ma non era giunta ad alcun risultato.

Per quanto possibile, io e Rindou ci districavamo tra un incarico e l'altro per raccogliere qualche traccia e trovare una valida pista, controllando tra i peggiori vicoli della città, nei bordelli gestiti da altri gruppi criminali avvezzi a rapire giovani donne e avviarle alla prostituzione e talvolta ingaggiando veri e propri scontri con gli altri malavitosi della città. Tuttavia, ogni nostra impresa si concludeva con un nulla di fatto: della ragazza non c'era alcuna traccia, come se all'improvviso si fosse dissolta nel nulla o avesse semplicemente cessato di esistere.

I pochi aiuti che Chifuyu era riuscito a darci si erano rivelati altrettanto inutili: di fatto non sapevamo chi avesse scattato quelle fotografie a Reiko, né avremmo potuto scoprire chi si celasse dietro a tutto ciò appoggiandoci solo ed esclusivamente ad un biglietto. Io e mio fratello avevamo accarezzato l'idea di una perizia calligrafica per scoprire quale mano avesse scritto quelle parole, ma da dove avremmo potuto cominciare? Dove avremmo dovuto cercare?

All'alba del ventesimo giorno dalla scomparsa, il mio umore iniziava a vacillare e le speranze di trovare la ragazza ancora viva cominciarono ad indebolirsi. Trovavo sfogo soltanto nell'uccidere i traditori e gli obiettivi della Bonten, come se così facendo potessi liberare quella rabbia e quella frustrazione che avrei voluto riversare sul colpevole di quell'assurda situazione. Per mia fortuna, nessuno parve far troppo caso al mio temperamento: salvo qualche frecciatina da Sanzu durante le esecuzioni e delle osservazioni da Kokonoi, solo mio fratello sapeva cosa mi stesse passando veramente per la testa in quel momento.

Era come quando Reiko se ne era andata e davo adito ai miei istinti violenti, senza provare il minimo di esitazione o pietà per chi avevo davanti. Anzi, forse era anche peggio adesso: se almeno dieci anni fa avevo la certezza che la ragazza stesse bene e la mia rabbia derivava dal fatto che fossimo lontani, questa volta non avevo alcuna certezza. Qualcuno avrebbe potuto ucciderla, avrebbe potuto farle del male nello stesso momento in cui io la stavo cercando o avrebbe potuto portarla fuori dalla nazione, rendendo per me impossibile ritrovarla.

Continuai imperterrito in questa "routine", desideroso di avere nuovamente tra le mie braccia la donna che amavo, finché all'improvviso qualcosa si mosse.

Snuff (Ran Haitani FF)Where stories live. Discover now