"Sorpresa?" chiesi corrugando la fonte.

"Si, tu" dice semplicemente.

Le mie gambe si bloccano.

Io sono la sorpresa?

Vuol dire che loro non sanno che sono qui?

"Charles che cazzata ai combinato?" chiedo.

"Nessuna" afferma con finta voce innocente.

"Sputa il rospo" asserisco.

"Niente, donna delle paranoie, fidati di me qualche volta" mi schernisce.

Guardo in alto, in cerca di qualche santo che mi doni un po' della sua pazienza e magari della fortuna.

"Charles, ma che ai combinato? Mi odiano e tu mi porti in casa loro dicendo che hai una sorpresa" mi arrabbio mentre lui continua a camminare verso il palazzo.

Non c'era una foglia fuori posto o un cespuglio che non mi ricordassi, mentre le pareti esterne delle case erano leggermente decolorate oh e mancava un albero, il melo credo.

Mi ricordavo della presenza di quel melo, o forse no; era anche vero che la mente tendeva spesso ad ingannarmi e a farmi credere cose che in realtà non erano mai esistite.

Il cosiddetto "Effetto Mandela".

Leclerc apre la porta d'entrata e sale una serie di scalini.

Ricordavo questa casa come un palazzo enorme, ma ora che ero stata a Dubai e avevo visto il Burj Khalifa, avevo girato per Milano e per l'America salendo sull'Empire State Building e visitato la statua della libertà, questo palazzo mi sembrava semplicemente una briciola di casa.

Una volta arrivati davanti alla porta che ricordavo perfettamente, il pilota Ferrari la apre senza vergogna.

"Ciao a tutti" sorride.

Come faceva ad essere così tranquillo? Il mio cuore batteva più forte del solito e la mia mente vagava tra i ricordi più lontani facendomi vivere diversi déjà vu.

Il mio amico si gira verso di me e mi fa segno con la mano di seguirlo.

Muovo un passo e faccio il mio ingresso nel salotto, solo dopo essermi assicurata di aver tolto tutta la neve presente sui miei anfibi.

Il mio cuore salta per aria.

Un odore familiare entra nelle mie narici.

I miei occhi scattano su una figura in particolare

Victhor Hubert.

Era cambiato, cavolo se era cambiato, ma i lineamenti erano quelli, gli stessi del fratello.

Era seduto sul divano, eppure potevo sicuramente dire che si era alzato dall'ultima volta che lo avevo visto.

I nostri occhi si scrutano per diversi secondi l'un l'altro.

Poi lui si alza in piedi e io faccio un passo indietro, pronta a subirmi le urla e gli insulti meritati in questi due anni.

Ma non accade.

Lui rimane fermo, mi guarda e lo stesso faccio io, nel frattempo Charles è andato chissà dove.

"Grace?" chiede.

Annuisco.

Forse ero cambiata anche io.

I suoi occhi si addolciscono e si avvicina a me per poi stringermi a lui.

Chiudo gli occhi istintivamente e ci impiego qualche secondo per ricambiare l'abbraccio.

"Dove sei stata?" dice tra i miei capelli con la voce spezzata.

LOVE ON THE RUNWhere stories live. Discover now