Capitolo 1: L'esplosione

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-Che programmi hai per oggi?- Mi chiese mia sorella.

Mi stropicciai gli occhi versando latte e cereali nella ciotola, pensai ad una risposta intelligente ma mi arresi quasi subito.

-Niente- risposi infine scrollando le spalle.

Raissa sospirò addentando un delizioso panino alla marmellata, aggrottai le sopracciglia, ero quasi sicura che quel panino fosse già nel suo stomaco da un bel pezzo. Sospirai prendendomi la testa tra le mani e appoggiando i gomiti sul tavolo.

-Inés muoviti o faremo tardi- Presupposti di essermi addormentata perché quando alzai la testa Raissa era in piedi davanti alla porta, con indosso il giubbotto e le chiavi nella mano sinistra. Mia sorella era mancina come mio padre, aveva i capelli ricci come mia madre, mentre il suo carattere era un miscuglio tra i due genitori. Io invece non avevo niente in comune con la mia famiglia, i miei capelli erano lisci come spaghetti, la carnagione chiara e delicata, oh, ed ero bassa, molto bassa. Il mio corpo era piccolo e minuto, e nonostante Raissa non facesse che ripetermi che quella fosse una qualità, io lo odiavo. Mi ero sviluppata tardi, al contrario di tutta la mia famiglia, le curve erano iniziate a comparire solo in seconda superiore mentre mia sorella poteva dire di essere una donna già in terza media. L'unica cosa che avevamo in comune io e lei erano i capelli, neri come la pece. Ma era solo una coincidenza, d'altronde, io non è che mi sentissi propriamente parte integrante della famiglia. Vivevo con loro sì, ma questo cosa poteva significare?

Mi schiarii la gola e corsi a prendere il giubbino, consapevole che se fossi arrivata tardi, mia sorella non sarebbe stata da meno. La raggiunsi in macchina e non appena seduta controllai se avessi scordato qualcosa, fortunatamente c'era tutto e rivolsi a mia sorella un cenno del capo, in segno che poteva partire.

-Se hai bisogno nell'ora di pranzo mi trovi alla mensa dell'università, non cercare mamma e papà, sono molto occupati con il lavoro-

-Come al solito- commentai sottovoce.

Senza aspettarmi una risposta da Raissa, scesi svogliatamente dalla macchina e raggiunsi la mia classe all'entrata della scuola. Le mie amiche mi notarono e mi vennero incontro salutandomi, poi cominciarono a spettegolare senza fine. Io mi limitai ad ascoltare le ultime notizie del momento, non avevo molta voglia di dire la mia quella mattina.

-Inés, lo sai che Eric mi ha chiesto di te? Voleva sapere se ti piace il bowling- mi informò una ragazza da un volto non troppo familiare. Mi chiesi se fosse nuova, ma poi la riconobbi, si trattava di Fede, sempre pronta a creare nuove coppie a scuola, in pratica era la versione moderna di cupido.

-Mmh, sì, non ci ho mai giocato- risposi indifferente

Eric era un ragazzo della mia classe, molto carino per carità, ma si crede chissà chi e avevo già deciso tempo fa di mantenere le distanze con lui.

Arrivò il momento di entrare in classe e di ascoltare la lezione per le prossime cinque ore, sbuffai e mi sedetti al mio posto. Passò la prima mezz'oretta quando sentii qualcuno chiamare il mio nome. Mi accorsi fosse Eric che non appena fu' sicuro di avere la mia attenzione indicò un punto sotto il mio banco. Sbuffai nuovamente e presi il bigliettino per vedere cosa ci fosse scritto.

Hai da fare oggi?

Scrissi un secco, non avevo voglia di inventarmi scuse, né tanto meno di uscire con lui. Presi un evidenziatore a caso e lo lanciai vicino al suo banco, poi con la scusa di andarlo a prendere diedi il bigliettino ad Eric. Feci per tornare al mio posto ma un leggero movimento del terreno attirò la mia attenzione. Guardai la prof, poi il resto dei miei compagni. O nessuno se n'era accorto, oppure più semplicemente avevano fatto finta di niente, scrollai le spalle.

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