Legacy pt. 1

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Peter chiuse gli occhi per qualche secondo cercando di frenare l'imminente discesa delle lacrime. Non poteva permettersi di piangere, non lì, non in quel momento.

Intorno a lui c'erano gli eroi più potenti della terra, la sua famiglia. Gli eroi che idolatrava da tutta la vita erano lì, al suo fianco.

Spesso, mentre faceva l'amichevole Spider-man di quartiere, Peter aveva sperato di poter essere qualcosa di più. Aveva desiderato così ardentemente di far parte di quella squadra, di poter combattere al loro fianco, di poter essere come lui.

Aprì gli occhi e li fece scorrere sulle spalle di Pepper Stark, oltre il molo, fino alla ghirlanda di fiori che galleggiava sull'acqua del lago.

Quando era piccolo, zio Ben lo aveva portato all'Expo, dove il signor Stark faceva da magnate. Ricordava ancora la gioia provata davanti a tutte quelle cose tecnologiche che, ancora, non riusciva a capire. E poi i robot erano impazziti. Avevano iniziato a sparare alla folla che, in preda al panico, era fuggita da tutte le parti.

Aveva perso zio Ben. Ricordava perfettamente il momento in cui Iron-Man – Tony – era atterrato davanti a lui ed aveva sparato un raggio propulsore contro la macchina che stava per farlo a fettine. A pensarci bene, ora, l'idea di far finta di combattere con armi giocattolo un robot assassino senza nessun potere da ragno non era stata proprio una delle sue migliori trovate. Ma Tony si era voltato verso di lui e gli aveva detto di aver fatto un ottimo lavoro. E fu proprio in quel momento Peter aveva deciso di voler essere come lui.

Anni dopo, Tony era comparso nel suo appartamento per chiedergli aiuto. E, ovviamente, Peter aveva accettato.

Si guardò intorno, passandosi la lingua sulle labbra, per cercare di ammorbidirle. Pepper, Morgan, Happy e il colonnello Rhods erano in prima fila, davanti a lui.

Al suo fianco, dietro di lui fino al portico della casa, erano riuniti gli eroi sopravvissuti.

Erano chiusi in loro stessi, cercando di contenere quel dolore silenzioso in tutti i modi.

Lui era Spiedr-man, faceva parte degli Avengers, faceva parte di quella squadra. Avrebbe dovuto fare come loro. Ma era così dannatamente difficile.

Aveva solo diciassette anni.

Tornò a guardare la ghirlanda che ondeggiava lentamente sulle onde, il primo reattore Arc di Tony che scintillava al centro.

Era stato Tony ad insegnargli, in quegli ultimi due anni. Era stato Tony che lo aveva fatto diventare un Avenger.

Sentì zia May stringergli le spalle, cercando di dargli conforto. Peter si lasciò uscire dalle labbra un respiro tremolante e strinse le mani a pungo, portandole dentro le tasche dei pantaloni. Sussultò, sentendo la stoffa ruvida a contatto con la propria pelle.

Aveva messo quel completo una sola altra volta, prima. Per il funerale di zio Ben. All'epoca, aveva pregato di non doverlo più indossare. Scosse la testa, quando un'altra lacrima minacciò di scendergli sulla guancia.

Guardò Pepper alzarsi in piedi e lasciare un bacio sulle proprie dita, per poi allungare la mano verso la ormai piccola ghirlanda che si stava spostando verso il centro del lago.

Prese la piccola bambina al suo fianco per mano, sussurrandole parole dolci, per poi voltarsi verso di loro.

La prima volta che Peter aveva visto Pepper Potts era rimasto impressionato dal suo carattere. A prima vista, gli era sembrata una donna forte e decisa, l'unica, forse, in grado di poter gestire Tony Stark. E l'unica a cui il suo mentore desse retta.

In quel momento, Peter si stupì di come Pepper stesse gestendo quella situazione. Invece di abbassare gli occhi arrossati, Pepper li stava facendo vagare su ognuno di loro. Peter batté le palpebre più volte, quando la rossa posò lo sguardo su di lui mordendosi un labbro. La vide tentennare, mentre lo guardava, così decise di provare a stringere le labbra cercando di dare forma ad un lieve sorriso. Probabilmente non gli riuscì molto bene e, forse, quella che stava facendo era solo una smorfia malriuscita, ma Pepper sembrò apprezzare il gesto, perché la vide ammorbidire lo sguardo.

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