«Come ti chiami?» le faccio dal nulla questa domanda. È da stamattina che ci penso e finalmente ho l'occasione di chiederglielo.

«Adele» risponde semplicemente.

Mi piace il suo nome e non so perché penso che le stia bene, le si addice.

«Bel nome» senza volerlo mi complimento con lei.

Se solo esistesse un modo per rivedere l'atteggiamento che ho avuto da quando è entrata in questa cella nessuno mi riconoscerebbe.

Non so perché mi sto comportando così.

«Grazie» mi sorride.

«Hai un bel sorriso» le dico.

Ecco, un altra volta. Non riesco ad evitarlo. Penso queste cose e ci tengo a fargliele sapere e a farle dei complimenti.

Sembro un cretino.

«Ti ringrazio di nuovo» mi dice contenta ed io le sorrido.

«Vuoi vedere la vista da qui?» indico il panorama fuori la finestra e lei mi dice di sì.

«Vieni» le prendo la mano ma è solo per poterla toccare ancora dato che è inutile visto che dobbiamo percorrere pochi metri.

Si avvicina con lo sguardo fuori dalla finestra per vedere meglio il mare.

«Che bello, dev'essere bello poter veder il mare tutti i giorni, no?» mi sorride alzando gli angoli della bocca.

«È l'unica cosa bella che vedo, quindi si» rifletto toccandomi il mento e riferendomi alla mia prigionia.

Lei annuisce. «Si, hai ragione - mi guarda con occhi comprensivi - ma è pur sempre una fortuna avere questa vista» mi fa notare come se volesse tirarmi su il morale mostrandomi questo lato positivo ed io apprezzo il gesto.

«Ah» improvvisamente fa un verso di dolore, si prende la testa fra le mani e si siede mantenendosi alla tastiera del letto.

Mi allarmo subito. «Che succede? Stai bene?» chiedo apprensivo.

«Si - fa una smorfia di dolore - sarà un giramento di testa» dice passandosi le mani sulla faccia.

«Ora vado scusami» si alza ma barcolla un po'.

Mi fa preoccupare così.

Le accarezzo il braccio. «Non camminare, siediti qua» indico il letto dove stava poco prima e lei si siede di nuovo.

Mi abbasso alla sua altezza come si fa con i bambini e alzo la testa per guardarla. «Stai bene?» le chiedo di nuovo provando ad essere dolce.

«Si non è niente, sono solo un po' stanca» cerca di sminuire la questione. Sarà anche vero ma è evidente che non sta bene e non è in forze.

«Vuoi che chiami qualcuno?» provo a chiedere.

Lei scuote la testa. «No, non ce ne bisogno davvero»

La guardo con uno sguardo di rimprovero per farle capire che sarebbe meglio chiamare qualcuno ovvero l'infermiera. Ma non mi va di farlo contro la sua volontà.

Mi alzo e prendo un bicchiere versandoci dentro dell'acqua fresca che avevo nella mia borraccia. Cerco anche nell'armadietto, dove Edoardo ed io abbiamo varie provviste di cibo, qualcosa da mangiare.

Le porgo il bicchiere e una merendina.

«Prendi» mi siedo accanto a lei.

Mi ringrazia e inizia a bere un sorso d'acqua poi scarta la merenda dandole un morso.

«Ah quanto mi piace questa, grazie» mangia con gusto come una bambina ed io mi ritrovo a sorridere come un coglione per la sua bella spontaneità.

«Non devi ringraziarmi, ti senti meglio?» le tocco una mano, accarezzandola delicatamente con i polpastrelli.

«Sì sì, sto meglio» percepisco che è sincera e lei si sofferma a guardare le nostre mani unite.

Mi piace stare con lei.

-

Adele's pov.

«Cosa ci facevi nella cella di Ciro?» mi chiede mia mamma con una faccia mista tra la confusione e lo stupore.

«Ho trovato nel cortile la sua giacca e glielo portata» dico la prima cosa che mi viene in mente.

«Che ne sapevi che era la sua?» alza un sopracciglio.

«Ma niente semplicemente mi sono ricordata che gliel'ho vista indossare» alzo le spalle.

«E perché ti interessava così tanto restituirgliela?» mi chiede sospettosa.

Io inizio a sbuffare leggermente, quando vuole mia madre sa fare dei veri e propri interrogatori.

«Non é che mi interessava, si tratta di educazione. Ho visto la giacca lì ed ho pensato di portargliela come avrebbe fatto qualunque altra persona» gesticolo un po' innervosita e finalmente la smette con le domande, borbottando infine un "Vabbè".

Mia madre ha scoperto che sono andata nella cella di Ciro perché il comandante mi ha visto uscire dalla sezione maschile e quindi trovandosi a parlare con lei glielo avrà detto.

Dopo aver raccontato a mia madre che ho avuto un giramento di testa, mi ha detto di non uscire e di aspettarla qua fin quando non finisce di lavorare per poi tornare a casa insieme. Quindi dovrò restare qui fino al tardo pomeriggio.

Stanotte non sono riuscita a dormire infatti mi sento abbastanza debole.

Sempre per il solito motivo.

Ci sono notti dove riesco a dormire abbastanza decentemente mentre ci sono altre in cui i ricordi si fanno prepotentemente spazio dentro la mia mente e non riesco a sfuggire da essi.

Quella mezz'ora che ho passato con Ciro nella sua cella è stata... non so definirla, ma mi viene da dire che è stata bella, credo.

È stato carino con me, premuroso, gentile. Tutte parole che sembrano davvero strane se associate alla sua persona eppure davvero si è comportato in questo modo.

In quel momento sembrava un normale bravo ragazzo non il classico bullo prepotente che si impegna ad essere di solito.

Che strano.

Devo dire che però mi è piaciuto.

È stato bello stare con lui.

Mi ha trattata bene, mi ha scaldato il cuore il modo in cui mi ha tratta e i suoi semplici complimenti.

-

•[SPAZIO AUTRICE]•

Ciao a tutti!

Secondo incontro tra Adele e Ciro. Questa volta è stato decisamente più bello, non trovate?

Essendo agli inizi della pubblicazione, vi chiedo gentilmente se vi va di supportarmi con qualche stellina così capisco se la storia vi piace. E soprattutto di farmi sapere cosa ne pensate del capitolo nei commenti, sarebbe di grande aiuto per me ricevere un vostro feedback in modo da poter aggiornare la storia con più carica.

Ps. ricordate di aggiungere la storia alla vostra biblioteca per non perdere gli aggiornamenti!

_Grazie per essere qui!_❤️

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Where stories live. Discover now