-Ora muoviti: mio fratello dovrebbe essere a casa tra mezz'ora, ma potrebbe arrivare anche prima.-

Camminai dietro di lui mantenendo sempre la distanza di almeno un metro finché non arrivammo in prossimità di un palazzo di recente costruzione: la struttura era moderna, con un lato dell'immobile costituito unicamente da vetrate, e l'intonaco sui muri mi fece intuire che avesse meno di una decina d'anni. Ovviamente, si tratta di impressioni superficiali dal momento che il buio e la scarsa luminosità mi impedivano di ispezionare oltre l'edificio, ma potei constatare anche dall'ingresso e dai materiali usati per la pavimentazione che fosse stato costruito non molto tempo fa.

-Da quanto tempo vive qui?- chiesi con curiosità a Rindou, come se quanto avessimo detto precedentemente in auto non fosse stato niente.

-Da circa un anno: la Bonten ha ottenuto l'appalto per la costruzione di una serie di nuovi palazzi nelle zone più isolate della città e, nonostante la speculazione edilizia non sia poi diventato un nostro campo d'azione, abbiamo mantenuto la proprietà su diversi immobili, tra cui questo.-

-Ci sono altri tuoi collaboratori o compagni che risiedono qui?-

-No, ognuno di noi ha la sua dimora personale. Fino a qualche mese fa vivevo con Ran, ma mi sono spostato in un'altra costruzione nelle vicinanze.-

Una volta che ebbe dato risposta ai miei dubbi, mi fece strada verso l'ascensore e, dopo avermi fatto spazio per potervici salire, premette il pulsante dell'ultimo piano.

In meno tempo del previsto arrivammo a destinazione e, non appena il mio accompagnatore ebbe finito di armeggiare con il mazzo di chiavi che aveva con sé, entrai in quella che doveva essere la casa di Ran.

Come varcai la soglia, sentii Rindou congedarsi e dirmi di aspettare l'arrivo di suo fratello, che sarebbe tornato a casa di lì a poco.

Decisi, per ingannare l'attesa, di esplorare l'ambiente in cui mi trovavo: benché l'educazione imponesse di non andare a zonzo nelle dimore altrui curiosando negli spazi privati, volevo vedere quanto del maggiore degli Haitani trasparisse dal luogo dove viveva. Quando esplorai il reparto giorno, limitato ad un soggiorno e ad una sala da pranzo con cucina open space, ebbi l'impressione di trovarmi in un ambiente ancora più freddo di quanto non fosse l'appartamento di Roppongi dove viveva con suo fratello: non c'erano quadri alle pareti, fotografie o soprammobili ad ornare i diversi pezzi d'arredo e non vi era nemmeno una traccia di verde che ravvivasse l'area. Spostandomi verso il reparto notte, notai che l'atmosfera non era tanto diversa: sorrisi vedendo come la biancheria da letto e il mobilio presentassero quegli stessi toni e colori della sua camera da adolescente, ma qui non vi era nessuna scrivania dove accumulare i propri effetti personali e che desse un tocco di vita alla stanza.

Semmai, l'unica cosa che vidi fu una pistola appoggiata sul comodino, come se fosse predisposta per l'uso per ogni evenienza o inconveniente. La presenza di quell'arma, soprattutto associandola alla figura di Ran, mi mise piuttosto a disagio, per cui decisi di tornare verso l'ingresso.

Facendo ritorno nella zona giorno dell'appartamento, la mia attenzione cadde su una porta che non avevo notato in precedenza e che si trovava esattamente tra l'anticamera e il salotto. L'anta era leggermente aperta e, incuriosita, decisi di entrare in quello che si rivelò essere una sorta di studio.

Rimasi impressionata vedendolo perché mi diede l'impressione di essere un ambiente totalmente diverso dal resto della casa: di fianco ad una scrivania in legno di mogano c'era una libreria piccola, ma variamente riempita di libri d'arte molto simili a quelli che, negli anni, avevo accumulato nella mia stanza. Ciò che mi colpì, però, fu ciò che trovai sul tavolo: un testo sulla pittura romantica di fine ottocento e, vicino a questo tomo, un piccolo portafoto che racchiudeva una polaroid di me e Ran in quel lontano 14 febbraio 2006.

Snuff (Ran Haitani FF)Where stories live. Discover now