Capitolo 2

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Ogni passo verso quella palestra esterna porta con sé ricordi dolorosi. È ormai la terza volta che mi volto per scappare via, però non posso mica tradite Atsumu: ne sarebbe devastato.

Infine appoggio la mano su un maniglione antipanico, e dopo un profondo respiro, lo spingo.

Le luci, la rete, i palloni che rotolano al suolo, l'odore di sudore che dimostra l'impegno che gli atleti in quello che fanno.

Per un istante chiudo gli occhi, e mi pare di vedere me stessa che schiaccio la migliore alzata che la mia compagna Ito avesse mai fatto.

"Takahashi Mitsu?"

Un uomo sulla cinquantina, con i capelli chiari e gli zigomi pronunciati si avvicinò a me.

Feci un piccolo inchino, come per confermare la mia identità e salutare quello che avevo visto l'anno scorso nei panni di allenatore.

"Molto piacere, sono l'allenatore Norimune Kurosu"

Fece un leggero sorriso, come se non volesse mostrarsi troppo buono per paura di perdere il mio rispetto.

"Il piacere è mio"

"Sei qui per il ruolo di Manager dico bene? Fingerei volentieri che tu ora debba fare una competizione con altri candidati per ottenere il posto, ma di fatto sei l'unica"

Era un po' deprimente da dire, a pensarci, ma nessuno di noi al momento lo trovò tale.

"Per il momento siedi pure qui con me, hai un quaderno giusto? Durante questo primo allenamento ti spiegherò cosa ti compete; anche se Miya dice che sei preparata, quindi non ti sarà difficile imparare"

Sorrido in segno di riconoscenza e mi accomodo sulla panca di legno, per quanto possa essere comoda. Dopo qualche minuto arriva la squadra, già cambiata e pronta per iniziare. Norimune mi fa alzare per presentarmi alla squadra, già dandomi il titolo che non so se merito. I ragazzi sembrano felici di avere una ragazza in squadra, ma non perdono molto tempo con le presentazioni, forse per non farmi sentire troppo in imbarazzo, e iniziano subito a riscaldarsi.

Ero una schiacciatrice, e da brava attaccante, non avevo mai particolarmente apprezzato la difesa. Ero alta, quindi da piccola molti provarono a spingermi a fare da muro, ma, forse per una stupida idea che mi ero creata al tempo, mi rifiutavo, lasciando piuttosto che l'altra squadra facesse punto. So bene che fosse sciocco, però ognuno di noi ha le proprie fisse.

Ma tanto, ora non importa più.

Eppure oggi, osservando la mia nuova squadra, il ruolo di centrale che agisce come muro mi stava iniziando a piacere.

Do I love you? || suna x ocWhere stories live. Discover now