7 settembre 1566 - Parte Prima

28 1 1
                                    

Istanbul, 7 settembre 1566, Palazzo Imperiale di Topkapı. Solimano il Magnifico è morto dopo un regno glorioso e sicuramente degno di lui. In assenza di eredi, suo figlio Selim è diventato sultano con il nome di Selim II. I principini figli di Selim e sua moglie Nûr Bânû stanno crescendo intanto e si avvicina per loro il momento di prendere moglie.


Dopo la cerimonia di incoronazione, il neo sultano Selim ritornò nelle sue stanze. Aveva la gioia dipinta sul volto: aspettava questo giorno da tempo e non vedeva l'ora di rendere il popolo turco fiero delle azioni del proprio sultano così come era successo per suo padre. Non sarebbe stato facile superare Solimano, il più grande sultano di tutti i tempi; sarebbe stato però rassicurante avere l'appoggio dei Giannizzeri, secondo i quali il figlio di Solimano "non poteva che fare del bene ai turchi". Confermando Mehmed Pasha come Gran Visir, inoltre, sapeva di aver ottenuto l'appoggio di molti altri sostenitori del Magnifico.


Trascorsero pochi minuti prima che lo raggiungessero sua moglie Nûr Bânû e i suoi figli - Murad, Lokman, Abdullah, Fatma ed Estemah. Il cuore di Selim si riempì di gioia non appena si accorse coi propri occhi che tutti condividevano la sua felicità. Il Sultano fece per abbracciare i due figli maggiori, Murad e Lokman.

"E' un nuovo inizio per noi, miei sehzade." affermò subito dopo. "Adesso dovete essere pronti a tutto. Più si sale di importanza in questi ambienti e più si è in pericolo. Per questo vi porterò con me in occasione delle prime campagne che condurrò!"

I suoi occhi incontrarono quelli luminosi dei due ragazzi: quelli color nocciola di Murad, nel pieno dei suoi vent'anni, e quelli color mare di Lokman, di tre anni più giovane del fratello. Entrambi i ragazzi avevano dimostrato a palazzo grandi abilità nella scherma e nel tiro con l'arco ed erano desiderosi di collaborare con il Sultano in persona: due soldati promettenti per il padre, due sehzade esemplari per la madre.

"Ricordate sempre, ragazzi miei," continuò Selim, "qualunque cosa succeda, voi due dovete sempre combattere l'uno a fianco dell'altro. Ricordate sempre che prima di essere soldati e principi siete fratelli."

I due ragazzi si guardarono e si sciolsero dall'abbraccio con il padre.

"Sì, papà," esordì poi il piccolo Abdullah, "ma ora che hai il mondo nelle tue mani, come festeggiamo?"

Le parole del figlioletto minore scaturirono l'ilarità del Sultano, consapevole del destino cui sarebbe quasi certamente andato incontro Abdullah in quanto figlio cadetto. La legge del fratricidio era sempre stata rispettata da ogni sultano della dinastia ottomana, e indubbiamente un Murad III o un Lokman II farà uccidere l'indifeso principino Abdullah, una volta salito sul trono: era questo il pensiero fisso nella mente di Selim dalla prima notte in cui Solimano aveva accusato malori.

"Festeggiamo, tesoro, festeggiamo!" lo incitò Nur Banu, riportando Selim alla realtà.

"Sicuramente festeggeremo, piccolo mio." rispose lui, "e sarà una festa davvero memorabile. Faremo arrivare da Istanbul i più bei cavalli dell'Impero e andremo a fare una battuta di caccia, farò arrivare le castagne che tanto ami da Bursa e farò scegliere le più belle ragazze dell'Harem per voi più grandi..." concluse indicando Murad e Lokman.

"Io già ho scelto Sibel come mia concubina, padre." rispose immediatamente Murad. "Però non mi dispiace aiutare Lokman a trovare una ragazza..." 

"E sia! Voglio che scegliate le ragazze che stasera daranno uno spettacolo per Lokman. La scelta è molto ampia: oggi arrivano anche nuove giovani dall'Europa Centrale e dagli Urali!"


Lokman arrossì. Non aveva mai osato alzare gli occhi su una ragazza in particolare. Non ce n'era mai stata una che lo aveva colpito in maniera decisiva, e non aveva mai avuto esperienze prima di allora. A 17 anni compiuti, però, era forse anche ora di iniziare... anche perché suo fratello avrebbe continuato a prenderlo in giro, e lui era stufo già da un pezzo.

Dopo qualche altro istante passato insieme, la famiglia si divise per prepararsi alla battuta di caccia promessa da Selim......._____________......

Mare aperto. Una nave della marina ottomana conduce con sé alcune ragazze fatte prigioniere di guerra durante la battaglia di Szigetvár con la quale Solimano aveva stabilito la propria posizione nella regione dell'Ungheria. Alcune di loro verranno selezionate per essere condotte nell'Harem di Murad e in quello di Lokman.

Miryiana Caruso, 16 anni, era appena arrivata su quella che somigliava ad una galea portoghese, di quelle che aveva visto quando suo padre Argante la portava con sé in viaggi per il Mediterraneo. Il dettaglio la portò a ricordare la sua giovinezza per l'ennesima volta.

Esercitando la professione di commerciante di opere d'arte, Argante Caruso aveva avuto la fortuna di viaggiare sin da giovane per le città più in voga dell'Europa centrale: da Madrid a Lione, da Marsiglia a Pisa. Aveva visitato anche Genova, Amalfi, Lepanto e Smirne; proprio durante un viaggio in quest'ultima città aveva conosciuto Karima, quella che sarebbe stata la madre di Miryiana. Cresciuta nel clima multietnico offerto da Venezia, Miryiana parlava sin da bambina sia il turco, sia l'italiano - nella forma del napoletano, dialetto originario del padre, e del veneziano. Durante la sua prima adolescenza aveva poi imparato a far di conto, a ragionare sul mondo circostante secondo i dettami della filosofia sensista e a 15 anni sapeva discretamente anche l'ungherese, il francese e l'inglese.

Poco prima che Miriyana compisse 16 anni, Vienna fu presa d'assalto dai Turchi. Per una malaugurata coincidenza, la sua famiglia aveva deciso di spendere qualche giorno lì in vista di un affare che Argante avrebbe dovuto concludere a breve. Il giorno dell'affare Miryiana decise di rimanere a dormire nell'ostello, mentre i suoi genitori si diressero alla Hofburg, il palazzo dove avevano appuntamento con l'austriaco Andreas. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la Hofburg sarebbe stata il primissimo luogo a risentire delle violenze dei Turchi: i Giannizzeri, corpo di fanteria della dinastia Ottomana, non risparmiarono nessuno.Miryiana seppe della morte dei genitori solo diverse ore dopo mediante un giannizzero che aveva avuto pietà delle suppliche di Argante e Karima. 

Decisa a voltare pagina e a tentare di scappare dalle violenze dei turchi, Miryiana utilizzò il denaro messo da parte per la sua dote da Argante per trasferirsi in Ungheria: aveva studiato che lì lo stile di vita era meno dispendioso ed, inoltre, i Turchi erano stati sconfitti sul fronte ungherese almeno in un'occasione.

Trovata ospitalità presso Mrs. Kurtz, un'anziana signora originaria di Budapest, Miriyana non dimenticò le sue radici e visse dando lezioni di italiano e inglese ai commercianti ungheresi. Ebbe l'opportunità di fare nuove amicizie, di frequentare nuovi luoghi...

Non era passato nemmeno un anno e i Turchi ora erano tornati. Miriyana se li era ritrovati in casa e li aveva visti uccidere con le loro mani la signora Kurtz. Poi l'avevano catturata e trascinata di peso su quella strana nave. 

Riconobbe tra la folla di ragazze presente a bordo la sua amica Lukrécia: la vide legata ad un paio di altri giovani. Lukrécia, figlia di amici della signora Kurtz, si distingueva per il colore rossiccio dei suoi capelli e la pelle pallida; Miriyana si ritrovò accanto a lei grazie ad un colpo di fortuna e la abbracciò istantaneamente. Guardò poi il suo viso, rigato dalle lacrime.

"I miei parenti sono morti. Tutti." spiegò sottovoce Lukrécia. "Non ho avuto il tempo di rivolgere loro un'ultima parola... i soldati hanno risparmiato solo me..."


"Poteva andare peggio, potevamo non rivederci mai più... Anche la signora Kurtz è morta... evidentemente sarei stata destinata a salire su una nave turca, prima o poi." concluse Miriyana, cercando di sdrammatizzare.

I loro dialoghi furono interrotti dalla voce spezzata di una giovane donna sui ventidue anni. "Lasciatemi", diceva, "Lasciatemi andare! Meglio morire qui che nelle mani del nemico."

Due dei soldati procedettero a portarla via, all'ingresso della nave, dove fu uccisa. Alle urla di dolore della ragazza seguirono quelle delle altre giovani presenti sulla nave. 

Uno dei miralay ruppe l'atmosfera di sgomento che si era appena creata:

"Zitte, per pietà, o farete la sua stessa fine!"

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jan 20, 2022 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

𝐒𝐭𝐨𝐫𝐦 𝐑𝐢𝐝𝐞𝐫𝐬Where stories live. Discover now