1. Tra zampogna e zabaione

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TRA ZAMPOGNA E ZABAIONE


Nell'esatto centro di Piazza del Mercato giace la carcassa di un abete: il fu albero di Natale del quartiere Pendino, quello che una settimana fa la municipalità ha selezionato e addobbato per i suoi cittadini.

La gente ne è rimasta entusiasta, eppure l'entusiasmo non è durato a lungo. Quella mattina, il giorno della Vigilia, un gruppetto di scugnizzi si è radunato nella piazzetta alle prime luci dell'alba e di soppiatto gli ha dato fuoco. Però non si è ancora capito se ad animare la comitiva sia stato un divertimento puerile o l'ordine di qualche gran signore della malavita.

A Napoli, cose del genere non accadono per caso, non sono incidenti o sfortune del fato. A Napoli, tutto è allegoria. Ogni atto è simbolo, ogni gesto enigma da decifrare - i significati nascosti nei dettagli più insignificanti.

Matteo li ha visti, ma non ha fatto nulla per fermarli. Un po' perché dopo aver dormito tutta la notte sulle scale di una chiesa, le estremità del corpo gli si sono ghiacciate e si sono categoricamente rifiutate di muoversi, un po' perché la prima cosa che ha imparato quando ha iniziato a vivere per strada è che i tipi come lui devono sempre evitare di immischiarsi negli affari altrui.

È rimasto a guardarli scappare via mentre le fiamme feroci e sgargianti divoravano l'abete. Per un attimo è stato tentato dalle lingue di fuoco: avrebbe voluto avvicinarsi e passare il resto della notte al caldo, ma se al mattino l'avessero trovato vicino ai resti dell'albero l'avrebbero creduto colpevole del delitto. Allora si è stretto meglio nella coperta di lana pescata nei bidoni della carità e lentamente si è appisolato, cullato dal vibrare delle ombre contro il selciato e il crepitio dei ceppi che ardevano nel silenzio della città dormiente.

In mattinata, al ridestarsi delle attività, si è presto sparsa la voce dell'evento e in seguito ad alcune telefonate dei negozianti, la polizia è giunta sul luogo per indagare. Un agente gli si è avvicinato con fare minaccioso. Gli ha chiesto se avesse visto qualcosa o qualcuno. Per paura, Matteo ha mentito. Ha detto che ha passato tutta la notte a dormire e l'agente se n'è andato, sebbene la sua risposta non l'abbia soddisfatto. Ha deciso di non insistere, gli ha fatto il regalo di Natale, perché anche la polizia sa che si rischia la vita a dire più del dovuto sul conto di coloro che vogliono restare nell'anonimato o che hanno gli strumenti per mettere a tacere chi parla troppo.

Nun tə cantà mai a nisciunə, Matté, fattə sempə e cazz tuoj! (1)

Scuote il capo e scaccia via la voce del padre che gli riecheggia nella mente. Lo sguardo viaggia lì dove i rami e gli aghi dell'abete sono ormai ridotti a ceneri che il vento leggero soffia verso il lungomare di Mergellina. Sospira e si mette in piedi per dare inizio alla giornata di lavoro.

La chiesa alle sue spalle è imponente ed è la più frequentata del quartiere. Il cortile è circondato da un recinto di granito e cancelli a sbarre di ferro battuto che recano decorazioni geometriche e delle guglie aguzze per impedire l'accesso dall'alto. Un beige scambiato colora le facciate esterne della struttura. Su quella principale si staglia un portone di legno, sulle altre rosoni e vetrate che brillano illuminate dai raggi del sole mattutino. Da qualche mese è diventata per lui un'ottima fonte di guadagno. Eppure, Matteo non ha ancora avuto l'onore di varcarne la soglia.

La prima volta che l'ha adocchiata gli ha subito ricordato un tendone da circo, ed effettivamente di spettacolini grotteschi ne ha visti tanti da quelle parti: le protagoniste sono sempre persone che si presentano fuori i portoni della diocesi profumando di banconote e che durante la messa, quando arriva il momento del 'fate un'offerta a vostro piacere', non esitano a ficcarsi le mani nelle tasche e a ricacciarle colme di monete scintillanti, ma che all'uscita lo sorpassano senza nemmeno degnarlo di uno sguardo per ricordargli che esiste, che non è trasparente.

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