PROLOGO

284 19 3
                                    


Dicono che l'amore non lo puoi controllare, quando arriva, arriva. Che basta poco per farti cadere e che la speranza non muore mai.

Lo dicono, e si dice anche che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.

Quanto siamo capaci di resistere al dolore?
Quanto quest'ultimo può condizionare un'intera esistenza?

Siamo il dolore che portiamo dentro, le gioie che esplodono in un sorriso.
Siamo gli sguardi che mandiamo, quelli che non riceviamo. Siamo i rimorsi, i rimpianti, le cadute che prendiamo e quelle che evitiamo. Siamo il profumo di casa in un giorno d'estate e la paura di non farcela che ci coglie alla sprovvista.

Anime cristalline, così delicate, limpide e trasparenti. Fragili creature che portano sulle spalle bagagli di emozioni ed esperienze, che non vedono l'ora di sbocciare, di mostrarsi al mondo.

Questa sono io, Rose Emilton, 20 anni di vita, di origini italiane ma cresciuta in America, precisamente a Boston. Occhi verde smeraldo, capelli lunghi biondo cenere, alta il giusto.

Carattere nella media: socievole e simpatica quanto basta.

Col tempo ho imparato a capire me stessa, ma conoscere la parte più profonda di me, non è mai stato tanto difficile come adesso.

Voi imparerete a conoscermi, a capirmi e ad accettarmi. In certi momenti vi sembrerò un alieno sceso in terra ma in altri mi amerete alla follia.
Promesso.

Sono nata dall'amore incondizionato dei miei genitori: Sonia Ferraro e Peter Emilton.

Mamma ha sempre supportato ogni mia scelta; nonostante molte erano parecchio discutibili.
Forse infondo le assomiglio un po', non fisicamente ma caratterialmente; nei modi di fare e nei semplici gesti che svolge.

Può sembrare una cosa banale, ma per me non lo è affatto. E quando mi accorgo che sto facendo una cosa come la fa lei, involontariamente mi scappa un sorriso.

Siamo connesse, siamo due corpi separati che in realtà non si sono mai divisi per davvero.
Perché lei ha lasciato qualcosa dentro di me ed io ho lasciato qualcosa dentro di lei.

Ho abitato il suo corpo per nove lunghi mesi; come una barca protetta dal mare, mi sono lasciata cullare dalle sue onde e dai suoi movimenti.
E quel suono, quel movimento, mi sembra di sentirli ancora oggi, che sono cresciuta: quando mi stringe forte e appoggio la testa sul suo petto e sento il battito del suo cuore. Che per nove mesi è stato la colonna sonora della mia crescita.

Ed è proprio vero che rimaniamo, in qualche modo, legate alle nostre madri anche dopo aver tagliato il cordone ombelicale, come se in realtà, quel taglio netto non fosse davvero mai stato provocato.

Mia madre attraverso il cordone mi ha nutrita, ha sostenuto il mio respiro, il mio corpo.
Mi ha riempito di carezze, perché mentre accarezzava con amore il suo pancione, accarezzava anche me.
Mi ha cantato dolci melodie, quando di notte, coi miei calci ed i miei movimenti, non riusciva a dormire.

Ho vissuto in simbiosi con lei, ho sentito ogni sua fatica, ogni battito accelerato e ogni respiro sofferto per il troppo caldo.

Sono nata nei mesi caldi, quelli dove riconosci il sole caldo e le spiagge piene di bagnanti.
Sono nata avvolta da un manto d'amore e calore, che mi ha riservato la mia famiglia con tanta premura e dedizione.

Somiglio parecchio a mio padre, dato che abbiamo le stesse caratteristiche fisiche.

Sin da piccola, nonostante ci fosse già mio fratello Nathan, mio padre ha sempre cercato di farmi diventare un maschiaccio. E se non fosse stato per mia madre, ci sarebbe anche riuscito.

Cercami tra le stelle. . || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora