-Il piacere è tutto mio! Ma vi prego, seguitemi nel mio ufficio così possiamo parlare di affari!-

Posso essere sincera? Non riuscivo a dare una spiegazione razionale a così tanta gentilezza: mi sembrava eccessiva e non mi capacitavo di come un qualunque titolare di un locale potesse essere così felice all'idea di cedere la propria attività sapendo bene in quali loschi giri fosse coinvolto. Chi avrebbe avuto il coraggio di vendere il proprio locale e, nel farlo, scoperchiare tutto ciò che c'è dietro, lecito o illecito che sia?

Mentre mi ponevo queste domande, giungemmo in una stanza che si trovava sul retro del bar: era uno spazio a pianta quadrata, piuttosto piccolo, con una scrivania, una sedia da ufficio, due poltroncine in pelle per gli ospiti e, sulla parete a cui davamo le spalle una volta seduti, una libreria dove erano riposti perfettamente in ordine le fatture e i libri contabili dell'attività.

-Prego, sedetevi pure.- esordì il proprietario sempre con aria vivace -Volete qualcosa da bere?-

-No, grazie.- risposi subito. Se c'è una cosa che avevo imparato, era che non c'era mai da essere troppo sicuri e fermarsi all'apparenza: si sa mai che un gesto gentile celi un secondo intento.

-Non si preoccupi, signora. Bene! Direi che possiamo iniziare: vede, gestisco questo locale da circa una quindicina d'anni e devo dire che gli affari stanno andando piuttosto bene. Certo, è sempre difficoltoso aprire una nuova attività quando c'è così tanta competitività, ma in qualche modo ce la si fa. Allora, signore, ricordo che lei mi aveva fatto quell'offerta al telefono...-

-Mi scusi se la interrompo, signor Ikeda.- lo fermò Chifuyu -Vede, la vera ragione per cui siamo qui è un'altra... Non si preoccupi! Sarà una conversazione di appena cinque minuti e, se non vorrà aiutarci, non la disturberemo più.-

Il signore di fronte a noi aveva gradualmente perso il sorriso sentendo le parole del mio partner, il che mi fece intuire che avesse immediatamente capito dove saremmo andati a parare.

-Conosciamo i suoi agganci, perciò volevamo chiederle come potessimo entrare in contatto con la Bonten.-

Ikeda sbiancò. Si può dire che, per minuti che sembrarono interminabili, non volò una mosca nello studio. Forse sarebbe stato meglio essere più prudenti e aspettare un attimo prima di porre questa domanda a bruciapelo? E se tutto si fosse risolto nel peggiore dei modi? Come avremmo fatto?

-Non so di cosa stiate parlando...- iniziò a balbettare, visibilmente in difficoltà.

-Signor Ikeda, non menta. Sappiamo che il suo locale è uno dei principali punti di appoggio di questa organizzazione criminale per quanto riguarda gioco d'azzardo e anche prostituzione. Non siamo dei poliziotti sotto copertura e non abbiamo intenzione di arrecarle danno, le chiediamo solo aiuto per una questione di natura personale.-

Io rimasi in silenzio tutto il tempo, spostando lo sguardo tra i due interlocutori: Chifuyu non era mai stato più serio e deciso come in quel momento da che lo conoscevo; Ikeda, d'altra parte, stava sudando e aveva palesemente paura delle conseguenze a cui sarebbe andando incontro se avesse teso la mano verso di noi per aiutarci.

Proprio quest'ultimo si alzò, camminando avanti e indietro per l'ufficio ed emettendo sospiri pesanti.

-Vedete, io vorrei tanto aiutarvi, ma non posso. Sarò onesto con voi: ho paura. L'accordo con la Bonten prevede che nessuna delle due parti parli, pena il vedersi sottrarre qualcosa di caro. A me non importa che il locale venga distrutto: certo, perderei il lavoro, ma per quello si può sempre far qualcosa. Se toccassero mia moglie e mio figlio... adesso sto per avere anche una bambina...- disse interrompendosi ogni tanto a causa del pianto -Se dovessero morire a causa mia, non me lo perdonerei mai...-

Snuff (Ran Haitani FF)Where stories live. Discover now