PROLOGO

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Durante la storia l'uomo fu visto in maniera differente sotto tanti punti di vista. Anticamente noi eravamo un'unione tra uomo e cosmo, uniti da un'unica legge che creava armonia, successivamente con Socrate diventammo un concetto universale di bene e male, io penso sia più il male che caratterizza una persona che il bene però. Per Leibniz noi eravamo insieme di pensiero e di essere, e le nostre idee erano fondamento di verità. Secondo Cartesio nella nostra mente vi erano molteplici idee di diversa natura, non sapevano però se a queste idee corrispondevano delle realtà esterne al nostro pensiero. Dunque noi eravamo un concetto che si sviluppa nel corso della storia. Noi eravamo un essere intelligente, consapevoli di noi, dotati di un intelligenza singola e personale. Venivamo ridotti al compito di attore che assolvevano in teatro nelle vesti da personaggio, ecco perché ci venne affibbiato il termine persona che in latino significa "maschera" e prima ancora dall'etrusco machera che significava "attore", "personaggio". Ma questo per quanto riguarda la filosofia, secondo la mitologia greca invece, gli umani originariamente furono creati con quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere. Zeus li divise in due parti separate, condannandoli a trascorrere le loro vite a cercare l'altra loro metà. Un altro mito greco sulla nascita degli uomini è quello del gigante Prometeo, il cui nome significa " colui che è capace di prevedere". Egli era figlio del Titano Giapeto e dell' Oceanina Climene che avevano un altro figlio, cioè fratello di Prometeo, il gigante Epimeteo che significa " colui che comprende il ritardo" che al contrario del fratello era stolto e distratto. Entrambi, pertanto, facevano parte della famiglia dei giganti che avevano osato sfidare Zeus. Prometeo però a differenza dei fratelli non aveva partecipato alla lotta, tranne nell'ultima parte in cui però affianca Zeus. Come premio aveva ricevuto il poter accedere liberamente all'Olimpo anche se i sentimenti nei confronti di Zeus non erano così benevoli, a causa della sorte che egli fece fare ai suoi fratelli. Zeus però, per la stima che provava nei suoi confronti gli diede l'incarico di forgiare l'uomo che egli poi modellò dal fango e gli diede vita col fuoco divino.

A quell'epoca gli uomini avevano il permesso di poter stare e vedere gli dei, con i quali banchettavano anche. Durante uno di questi banchetti tenuto a Mekone fu portato un enorme bue del quale metà doveva spettare a Zeus e metà agli uomini. Il signore degli dei affidò il compito della spartizione a Prometeo che approfittò della situazione per vendicarsi di Zeus. Egli infatti divise in due il bue ma in una celò la tenera carne sotto uno spesso strato di pelle e nell'altra, macinò insieme le ossa e il grasso di un uomo che ricoprì con un sottile strato di pelle tanto da far sembrare quest'ultima la preda più ricca, la prima scelta toccava a Zeus ed optò per la parte all'apparenza più ricca. Accortosi subito dell'inganno, l'ira di Zeus fi immediata: privò gli uomini del fuoco divino, riportandolo sull'Olimpo. Prometeo ritrovando ingiusta la punizione, rubò il fuoco divino e lo riportò agli uomini nascondendolo in un giunco. Il re degli dei accorgendosi di un nuovo inganno da parte del gigante, decise una punizione ben peggiore di quella che aveva destinato ai suoi fratelli: ordinò ad Ermes ed a Efesto d'inchiodare Prometeo ad una rupe del Caucaso, ove un'aquila gli rodeva il fegato durante il giorno mentre durante la notte si rigenerava magicamente. La leggenda narra che dopo trent'anni, fu liberato dal suo supplizio da Eracle, che recatosi alla montagna uccise l'aquila con una freccia liberando così il gigante a cui Zeus concesse di ritornare sull'Olimpo. In questo mito non si narra solo della nascita dell'uomo però, si dice che Zeus ancora adirato per l'inganno subito da Prometeo, creò la donna, così da punire pure la stirpe umana, dando il compito ad Efesto, che la modellò servendosi di acqua e argilla. Egli fu così bravo nel modellarla che la donna che ne ebbe origine era superiore ad ogni elogio. Tutti gli dei furono incaricati da Zeus di riporre in lei dei doni: Atena gli donò morbide vesti , fiori ed una splendida corona d'oro, mentre Ermes pose nel suo cuore pensieri malvagi e sulle curve sinuose delle sue labbra, discorsi affascinanti ma ingannevoli. A questa creatura fu donato il nome di Pandora che in greco significa "tutto dono" perché tutti gli dei le avevano donato qualcosa. Mancava solo il regalo di Zeus, che fu superiore a quello di tutti gli altri. Egli donò infatti alla fanciulla un vaso, con il divieto di aprirlo, dove all'interno erano contenuti tutti i mali che l'umanità non conosceva: la vecchiaia, la pazzia, la morte, la fame , la povertà e così via. Quindi Zeus affidò la fanciulla ad Ermes perché la portasse in dono al fratello di Prometeo, Epimeteo che si innamorò di lei e la sposò, nonostante i moniti di Prometeo che aveva raccomandato il fratello di non accettare alcun dono dagli dei. Dopo poco che Pandora era sulla terra, presa dalla curiosità decise di aprire il vaso regalatole da Zeus, da esso uscirono veloci come fulmini sulla terra tutti i castighi che il re degli dei vi aveva riposto. L'unico dono buono che Zeus aveva posto nel vaso rimase incastrato sotto il coperchio che subito Pandora aveva chiuso. Quel dono era l'Elpis, cioè la speranza.

Come gocce di pioggiaWhere stories live. Discover now