Prologue

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Kumo takaki (雲高き)


Il Sole pomeridiano tingeva il cielo di una calda luce aranciata, il mare era calmo, sopito, la brezza marina soffiava quieta.

Il momento perfetto per lasciarsi trasportare dalla poesia.

Seduto composto su una bianca roccia liscia in mezzo alle pacate onde, il giovane poeta ascoltava attento la voce della sua musa ispiratrice, la natura, e coglieva i dettagli che avrebbero composto il suo personale haiku.

Inspirò.

Espirò.

Non era un processo immediato.

Come le abili dita di un musicista capaci di far vibrare le corde dello shamisen, così la mente del ragazzo pizzicava la fantasia cogliendo le minime variazioni dell'ambiente circostante.


Higure no sora ni (日暮れの空に)


Ma lui non era un monaco.

La sua meditazione non lo estraniava completamente dal mondo.

Quando nella calma quasi surreale una nota distante stonò, lui la colse immediatamente e per questo, con un semplice movimento del capo, fu in grado di schivare il dardo che in altre circostanze gli avrebbe perforato il cranio.

Espirò. Gravemente.

Con estrema grazia si sollevò in piedi, sguainando la sua tagliente Fillet Blade. Gli occhi d'un brillante, altrettanto tagliente, cremisi, erano ora fissi sull'avversario.

Banditi.

Cercatori di tesori.

Portando il piede destro davanti al sinistro, domando la volontà dei venti che fino a quel momento l'avevano cullato nella sua riflessione, eseguì uno scatto a dir poco fulmineo, cadendo con eleganza alle spalle dello sventurato balestriere che si ritrovò rantolante, a terra, con la gola squarciata.

Una giravolta.

Schivò ben due lame.

Parò la terza, un badile, e dopo un confronto durato appena pochi istanti, sbilanciò il portatore.

Spiccò un balzo.

Atterrò, generando un vortice.

E alla fine tutt'attorno a lui, solo una corona di sangue e cadaveri.

Con cura, dopo aver mulinato in aria l'arma come la bacchetta di un direttore d'orchestra, la ripulì e la rifoderò.


La danza era terminata.


Non era ancora solo, però.

Distante, sulla riva di una delle tante isole che componevano la mitologica "Guyun Stone Forest", c'era un viandante, uno spettatore.

Non sembrava ostile.

Solo... attratto da qualcosa.

I loro sguardi, distanti, parvero incontrarsi.

Rosso e indaco.

Poi il misterioso pellegrino di Inazuma, le vesti che indossava appartenevano chiaramente a quella cultura, si calcò una volta l'ampio copricapo e riprese il suo solitario cammino, lasciando il Ronin nel mezzo del silenzio della morte.

Un flebile tintinnio, campanelle smosse dal vento.

Un pacato sospiro.


Kokoro moyu (心燃ゆ)

Danse Macabre - |||Scaramouche x Kazuha|||Where stories live. Discover now