TRACCIA II: Storia d'amore

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Era notte.
Stavo scappando, dovevo fare solo una cosa: correre e non fermarmi piú, continuare a correre, correre il piú lontano possibile da quella dannata chiesa.
Scappare... Devo scappare, ora!

"Hei! Tu! Fermati ragazzo!!" gridò la voce del prete alle mie spalle.

Correre, correre... Corri... Corri ancora piú veloce Schröder...

Stavo correndo talmente veloce che mi sentivo in grado di spiccare il volo. L'asfalto ghiacciato dal gelo dell'inverno cercava invano di farmi scivolare, ma io non avrei ceduto. No, io avrei continuato a scappare.

"Ragazzo! Sei ancora in tempo per pentirti! Il Nostro Signore ti perdonerá!" esclamò il prete mentre si fermava per riprendere fiato. Afferró il cellulare e chiamó la polizia.

Mi gettai di corsa nella prima laterale che trovai.

Strinsi con le mani la mia sacca nera a tracolla che continuava a battermi sul fianco.

Pesava un sacco, diavolo!

Giuro che questa volta Graham me la paga! Che cosa ci faceva ancora sveglio a mezzanotte quel vecchio?

D'un tratto mi sentii assordare dalle sirene delle auto della polizia, le sentivo sempre più vicine e forti, non sapevo individuare la loro posizione, ma ero certo che se non avessi fatto qualcosa al più presto mi avrebbero di certo raggiunto. Mi promisi di provare a nascondermi nel primo vicolo che avessi trovato.

La mia testa calcolava più veloce di un satellite tutte le strade che si avvicinavano, dove portavano, se erano vicoli ciechi, quali potevano essere raggiunte in macchina e quali no. Le case ai miei fianchi scorrevano rapide nella direzione opposta alla mia, il tempo pareva congelato. L'aria gelata aveva incominciato a graffiarmi le pareti della gola rendendo ogni deglutizione dolorosa e appiccicosa, il freddo mi penetrava fin sotto il chiodo di pelle nera. I pantaloni neri strappati a causa delle varie cadute dovute alle fughe precedenti, favorivano l'entrata degli aghi di freddo nelle mie gambe.

L'auto bianca e verde della polizia sbucò da dietro una curva. Non era la prima volta che incontravo gli sbirri durante la fuga. Solo una volta mi è capitato di essere stato preso; avevo nove anni e ricordo che un poliziotto mi prese sotto la sua ala protettiva, mi seguì ovunque per intere settimane, gli feci vedere come vivevo, cosa facevo per vivere, nonostante fosse uno sbirro, dovevo ammettere che era simpatico. Ma questa volta era diverso, infondo al mio cuore ormai ghiacciato dal freddo, sapevo che non sarei riuscito a scappere in modo pulito. Per dir la verità le mie fughe non sono mai state pulite, ma quando si fa il ladro dall'età di otto anni, tutto diventa automaticamente lecito. La polizia non mi faceva più così paura, ormai mi conoscevano bene, praticamente erano la mia seconda famiglia.

 Mi stavo allontanando molto velocemente dal centro città, stavo correndo verso la periferia, lì avrei sicuramente ricevuto l'aiuto di Graham.

Fortuna, assistimi...

Poi, ecco comparire davanti ai miei occhi un'angelo caduto dal cielo, li solo per aiutare me. Una ragazza bellissima mi fissava, era ferma in mezzo alla strada, i suoi capelli biondi venivano spostati dal vento con leggerezza, gli occhi blu oltremare, terrorizzati mi guardavano. Lei incominciò ad indietreggiare mentre le sirene dell'automobile illuminavano le case di rosso e blu.

Afferrai il coltellino piegabile che tenevo in tasca accelerai la corsa portando i miei muscoli allo stremo delle forze. Stavo facendo una cavolata. Dio, fermati Schröder, rimetti quel coltello in tasca... continuava a ripetere una voce allamata dentro di me. Io decisi di farla stare zitta, volevo correre il rischio.

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