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Il giorno dopo, il 31 ottobre, mi recai a lezione come di dovere, ma le ore sembrarono interminabili, quasi quanto la settimana che mi si prospettava fino all'arrivo del martedì successivo. Ma se lui non fosse più venuto neanche nei giorni a seguire?

Al suono della campanella, nel primissimo pomeriggio, tutti gli studenti si precipitarono fuori dall'istituto scolastico e io mi intrattenni vicino al cancello con le mie amiche.

-Perché quella faccia, Reiko?- chiese Rika, notando che la mia attenzione era focalizzata su tutt'altro che il discorso intavolato.

-Ieri non è venuto...-

-Secondo me è un bene. Insomma, la sua prima apparizione era stata totalmente inaspettata, pensi che sia normale quella routine a cui ti sei abituata nelle ultime settimane? E poi, almeno questa settimana abbiamo potuto concludere l'attività del club in tutta calma e serenità.-

Megumi non era mai stata una ragazza con molti peli sulla lingua e, a posteriori, capisco anche il suo sollievo nel non aver visto il ragazzo nel pomeriggio precedente: aveva sempre un certo timore latente nei suoi confronti, nonostante si fosse sempre mostrato abbastanza gentile.

Mei la fulminò con lo sguardo, invitandola tacitamente a non proferire più parola, e si rivolse a me con parole consolatorie: -Non corrucciarti, Reiko. Forse ha avuto un'emergenza e, dato che non ha il tuo numero, non ha potuto chiamarti. Non andare a pensare che ti abbia tagliata fuori dalla sua vita per qualsivoglia motivo... non guardarmi così! Ti conosco da abbastanza tempo da sapere come sei fatta! Ora vai a casa, studia, riposati e magari pensa a qualcosa da proporgli quando arriverà a prenderti in classe la prossima settimana.-

Mi sorrise e io ricambiai, consapevole che quello che mi aveva appena detto fosse la spiegazione più logica.

Salutai le ragazze e mi incamminai verso casa, prendendo una piccola scorciatoia per far durare quel tragitto il meno possibile. Lungo la via, passai di fronte ad una vecchia discarica. Nulla di strano, in condizioni normali, ma quel giorno stava succedendo qualcosa.

Vidi un gruppo di ragazzi, che parevano indossare delle specie di uniformi, uscire in massa da quel luogo. Supposi che si fossero riuniti per una di quelle tante risse tra ragazzi che andavano per la maggiore in quegli anni e, normalmente, la cosa non mi sarebbe interessata più di tanto, se non fosse stato per il fatto che tra quello sciame di persone riconobbi Ran. Mi fermai dall'altro lato della strada, guardandolo mentre camminava con disinvoltura indossando una delle sue tante tenute sportive seguito dal fratello minore. All'improvviso, volse lo sguardo verso di me e abbandonò il flusso di persone in mezzo alle quali si muoveva per venirmi incontro, lasciando interdetto Rindou. Rimasi immobile, perché non mi aspettavo di certo che in quella situazione così estranea a me si fosse accorto della mia presenza, eppure, quando mi fu di fronte, perse la sua aria annoiata e si rivolse a me con tono quasi preoccupato.

-Reiko-chan, cosa ci fai qui?-

-Stavo tornado a casa da scuola proprio adesso. Tu, piuttosto, che cosa fai qui?-

-Ero andato con Rindou ad assistere ad una rissa, ma è finita nel peggiore dei modi. Meglio andarsene da qui prima che la polizia arrivi, ti accompagno io a ca...-

-Haitani, perché tanta fretta?-

La voce, a cui non seppi associare nell'immediato un volto, proveniva da un ragazzo a me sconosciuto, fino ad allora. Era alto e magro all'incirca come Ran, con dei capelli neri a spazzola con qualche ciocca bionda e indossava una giacca bianca che avevo visto addosso ad altre persone che uscivano dalla discarica.

Stava avanzando nella nostra direzione con tutta calma, come se la fretta e l'agitazione della folla dall'altro lato della strada gli fossero del tutto estranei. Man mano che si avvicinava, la sua camminata ieratica mi incuteva in senso di inquietudine sempre maggiore, che raggiunse l'apice quando vidi tatuati sui dorsi delle sue mani due kanji: "Delitto" e "Castigo".

Snuff (Ran Haitani FF)Where stories live. Discover now