Rut annuì e quando parlò la sua voce era rauca di tristezza. «Ti prometto che quando usciremo da quel cazzo di posto, faremo tutto questo e molto di più. Perché questa non è la fine, è solo uno dei tanti inizi che la vita ci riserva».

Mi morsi l'interno della guancia. «Posso chiederti una cosa?».

«Certo».

Le mie corde vocali erano tempestate di aghi che miravano a farle tremare, così come la mia voce, e le mie mani non riuscivano a fermarsi. «Se non dovessi farcela, per qualunque motivo, vorrei dirti delle cose che gradirei fossero fatte».

Scosse la testa freneticamente. «Arya-».

«Rut».

Gli accarezzai la spalla con affetto fraterno. «Lo sai anche tu. Non farmelo dire».

Si morse le labbra, trattenendo le lacrime che tanto non sarebbero uscite comunque. «Dimmi».

Annuii, sorridendo tristemente. «Vorrei che Nike rimanesse con Dantalian, perché lei lo ama e tra tutti è quello che so che ha bisogno di qualcosa di diverso dalla solitudine. Non voglio rimanga solo. Vorrei che le chiavi della mia casa andassero ad Erazm, perché lui le merita più di tutte. Vorrei che la moto se la prendesse Ximena, perché so che sarebbe davvero figa a guidarla. E poi vorrei che la mia tazza la prendessi tu, quella di Jack-».

Gli diedi una spinta ironica. «Vi somigliate molto secondo me».

Rise, ma senza alcuna traccia di felicità. «Lo prendo come un complimento».

Alzai gli occhi al cielo. «A Med vorrei andasse la mia casa sul lago, è l'unico che potrà apprezzarla nel modo in cui merita. In quella casa ci avrei voluto trasferire la mia famiglia un giorno, mio marito e dei figli adottivi, ma-».

Lasciai la frase in sospeso, come a dire "non so se potrò" e lo vidi stringere la sua mascella con forza.

Deglutii rumorosamente. «Per ultimo, ma non per importanza, non voglio nessun tipo di funerale».

Voltò la testa verso di me. «Cosa?».

Annuii. «Mi hai sentito».

Mi posizionai davanti a lui, con la faccia seria e gli occhi imploranti. «Non voglio nessun funerale, Rut, non mi piacciono le cose tristi. Voglio essere ricordata con un perenne sorriso sul volto e allora troverò la mia pace. Mi piacerebbe essere rilasciata in mare, che le mie ceneri e la mia essenza si unisca a qualcosa di grande come l'oceano, dove potrò essere eterna e bella. Dove vi basterà guardarlo per parlarmi e non dover cercare una lapide in marmo di una città precisa di uno stato qualsiasi».

Suo malgrado, lo si vedeva dal corpo quanto fosse tirato, annuì. «Lo farò».

«Promettilo».

Ringhiò. «Arya-».

«Promettilo!».

Sì portò le mani sul viso. «Lo prometto! Te lo prometto». Mi prese il viso fra le mani e il suo sguardo addolorato mi trafisse. «Ma tu prometti che lotterai fino all'ultimo».

Inspirai. «Lo prometto».

«Fino all'ultimo, Arya». Gli tremò la voce dall'emozione.

Chiusi gli occhi. «Fino all'ultimo».

Ci stringemmo in un piccolo abbraccio, ma grande di sentimenti condivisi, e cercammo di tornare al meglio delle nostre forze, almeno apparenti.

Una volta usciti da quella camera, eravamo di nuovo quei soliti demoni occupati a stuzzicarsi e spingersi fino all'esasperazione, i soliti Rut e Arya.

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