Eppure, fortunatamente, nel corso dei mesi trascorsi insieme avevo avuto modo di notare come l'iniziale diffidenza reciproca si fosse placata, trasformandosi in un abbozzo di rispetto e questo era, senza dubbio, un atteggiamento maturo che raramente avevo avuto modo di notare tra Gideon e Rubyo.

«Ora Lyra è la priorità.»

Stavo quasi per abbandonarmi alla stanchezza e alla morbidezza del letto improvvisamente comparso sotto di me, quando la mia mano trovò la forza di aggrapparsi al tessuto della maglia di Thui.

Ma presto, le dita, deboli, scivolarono sulle lenzuola.

Ancora al mio fianco, Thui capì le mie intenzioni, piegandosi verso di me in attesa che parlassi.

«Nai... Nai.»

Il suo sorriso sul suo volto fu ben visibile nonostante il velo appannato che oscurava i miei occhi stanchi.

«Non preoccuparti.» Le palpebre si chiusero da sole quando la sua mano mi accarezzò la testa. «Ci penso io.»

L'ultima cosa che sentii, oltre quelle parole, fu il suo palmo sollevarsi dal mio capo.

La puzza di ferro mi otturava le narici, penetrandomi nella trachea.
In bocca, il sapore di sangue.

Agitai una mano nell'aria bianca.
Una mosca.

Girava all'altezza del mio volto, rendendomi sempre più difficile proseguire con gli occhi aperti.

Non voleva andarsene.

Mi irrigidii.
Il mio piede aveva pestato qualcosa di morbido.

Guardai verso il basso, ma niente.
La nebbia era troppo fitta per farmi vedere oltre le mie ginocchia.

Mi piegai al suolo, tastando ciò che i miei piedi avevano appena toccato, come se stessi cercando di raccogliere una conchiglia nascosta tra la sabbia del mare senza bagnarmi il volto.

Ma ciò che trovai non fu una conchiglia.
O un sasso.
Né tanto meno un piccolo granchio che ti coglie di sorpresa pizzicandoti la falange.

Eppure il cuore annegò nel mio stomaco con la stessa intensità.

Delle dita, un palmo, un polso, un braccio, un gomito.

Caddi all'indietro, sussultando.

La mano tremante si avvicinò al mio volto. 
Era sporca di sangue.

Allontanai di nuovo lo sguardo, puntandolo verso l'orizzonte.
La nebbia era sparita.

Ora, il suolo, appariva come un fondale secco di un mare che aveva ritirato le proprie acque, rivelando solo pesci.

Pesci, che non erano riusciti a scappare tanto in fretta quanto le onde.
Pesci morti.

Ma quelli che avevo avanti non erano pesci. Erano persone, esseri dell'Altro Sole.

Un grido.
Ero stata io a urlare? 

Infiniti corpi di donne si attorcigliavano in un unico ammasso di cadaveri nudi.

Non capivo dove iniziasse uno e finisse l'altro.

Volevo piangere, ma le lacrime non scendevano.
Volevo scappare, ma le gambe non si muovevano.

Persino respirare era diventato faticoso in quell'aria che odorava di morte.

Mi voltai.
Il cuore rivelava il terrore che il mio volto non mostrava.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now