Gli lasciai un po' di mancia in più, preoccupata di averlo traumatizzato, e Dantalian ghignò quando l'auto si mise a stridere nel tentativo di sgommare via il più velocemente possibile.

«Andiamo». Sospirò, indicando una persona in lontananza, al centro della piazza. Era Lorkhan, che ci aspettava nella sua forma umana, rigido come un tronco.

Scossi la testa. «Odio viaggiare».

«Perché?». Mi osservò curioso.

Calciai qualche sassolino. «Andare in città che non conosco senza Erazm mi rende triste».

«Addirittura».

Alzai le spalle. «Mi sento sempre sola, in ogni momento di ogni mia giornata. Lui è l'unica cosa che mi da la parvenza di essere a casa, perché ormai mi sono abituata alla sua presenza».

Annuì comprensivo. «I più potenti sono i più soli. È una conseguenza che dobbiamo accettare».

«Io non l'accetto». Scossi la testa. «Non me ne faccio nulla del potere se non ho nessuno da proteggere e amare».

Mi dedicò uno sguardo criptico. «Te stessa non basta?».

«Sì, ma avere qualcuno con cui condividere la mia eternità non sarebbe male. E non solo un compagno ma anche degli amici». Alzai le spalle. «Non siamo mai potenti tanto quanto lo siamo quando siamo amati».

Smise di osservarmi solo quando ci fermammo due metri prima del punto in cui si trovava Lorkhan, il re degli animali mitologici. L'appellativo era più che giusto, perché in lui c'era qualcosa che incuteva timore, ti mandava gelidi brividi lungo la schiena solo a guardarlo.

Era alto, probabilmente arrivava ai due metri senza problemi, ed aveva il petto, oltre che le spalle, perfino più ampie di Dantalian. La pelle dorata gli conferiva un aspetto più caldo, sensuale quasi, e i capelli neri tornavano a regalargli il tono minaccioso che emanava.

Ma la cosa che più ti faceva sentire minacciata di lui erano i suoi occhi, di un bianco che ti metteva in soggezione perché sembrava di guardare il vuoto, forse a causa del fatto che non potevi vedere dove stesse veramente guardando.

Mi schiarii la voce. «Lorkhan».

«Arya, finalmente». Assunse un sorriso a metà tra il sornione e il serio, modificando i suoi occhi in un tipo più umano, neri. Spostò lo sguardo sul demoniaccio al mio fianco. «Ciao anche a te famoso e crudele principe guerriero. Tuttavia non eri stato invitato».

Lui sorrise, pur avendo irrigidito tutti i muscoli del corpo. «Dove va mia moglie, vado io. Dove c'è lei, ci sono io».

Lorkhan ridacchiò. «Ho sentito tanto parlare del vostro matrimonio. Che dire, le notizie da noi girano in fretta».

Puntò di nuovo lo sguardo su di me. «Direi di parlare del motivo per cui ti ho invitata».

Annuii. «Già, perché non ho idea sul perché avresti dovuto possedere il desiderio di parlare con me».

«L'armageddon». Sospirò. «L'armageddon è il motivo per cui siete qui».

Dantalian aggrottò la fronte. «Vuoi parlare adesso di una cosa che si terrà alla fine dei nostri giorni?».

Lorkhan sorrise debolmente. «Vedo che i vostri genitori non vi hanno educato a tal proposito sul vero Armageddon».

«Che cosa intendi?». Aggrottai la fronte.

Iniziò a camminare con le mani legate dietro la schiena nuda, poiché indossava solo dei pantaloncini come era solito fare per facilitare le sue mutazioni, a testa bassa.

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