Capitolo 1

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          Gli scacciapensieri in bambù appesi alla veranda dondolarono nella brezza calda del pomeriggio e diffusero un dolce tamburellio. Diwa Dalisay chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Ascoltò il mare che circondava le isole delle Filippine e la vegetazione tropicale alle spalle della sua dimora. L’oceano scorreva lento sui sassolini della costa e univa il suo canto a quello dell’aria.

«Amanikable» sospirò Diwa. «Lamar.» Riaprì gli occhi e sorrise, lo sguardo rivolto al cielo grigio che all’orizzonte si mescolava all’acqua. «Stai esagerando. Sono sicura di non aver capito. Se ho capito, non posso crederti.»

Le sue mani mescolavano distrattamente un mazzo di carte. Portava un anellino dorato all’indice sinistro e due grigi alla falangetta dell’anulare destro. Un foulard rosso, bianco e nero le teneva indietro i capelli raccolti in treccine scure. Il suo viso era solcato dalle rughe, ma lo scintillio negli occhi marroni era quello di una giovane.

«Vediamo un po’.»

Smezzò le carte, poi iniziò a estrarle una a una e a posarle sulla tovaglia finemente decorata di fronte a sé.

La prima carta fu Il Mondo. Subito a fianco, un imperterrito cavaliere di spade. Poi il timido nove di bastoni, a cui Diwa Dalisay ridacchiò. Per ultima, La Torre. E il suo sorriso si incrinò. «Oh.»

Studiò i tarocchi con una ruga di apprensione tra le sopracciglia e negli occhi un guizzo curioso. Le parole si ripetevano nella sua mente come sussurrati dal mare, le immagini un turbinio confuso.

«Dicevi sul serio, allora» rifletté. «Eppure non riesco a capire. Chi può essere a distruggere l’intero mondo? Chi è questo individuo e di cosa ha paura?»

Il suo gatto, Marunong, saltò sul tavolo e si sedette vicino alla stesa di carte. Diwa gli grattò le orecchie grigie, poi estrasse un’altra carta. La Stella.

«Cosa?» ridacchiò di nuovo. Ne estrasse un’altra e le posò insieme sul tavolo. La Luna. «Proviene dal cielo? Cosa vorresti dire, che non è ancora nato?»

Un soffio d’aria salina le rispose di no. Erano settimane che l’universo tentava di trasmetterle lo stesso messaggio e ancora non riusciva a coglierne l’essenza.

«Ho bisogno di più chiarezza di così. Proveremo un’altra volta. Muchas gracias, Amanikable

La veggente raccolse le carte e lasciò il mazzo sul tavolo. Fece per alzarsi, ma un pezzo del suo foulard rimase incastrato nella tovaglia e nell’allontanarsi il mazzo si rovesciò sul pavimento.

«Che sbadata» borbottò. Si inginocchiò per prenderle ma, accorgendosi di un curioso dettaglio, si fermò: tutto il mazzo era caduto a faccia in giù, se non per tre carte, che invece erano rivolte verso di lei: il tre di bastoni, il sette di denari e, di nuovo, La Torre.

La donna prese il mazzo e le tre carte e si alzò. Le studiò per pochi istanti. Infine guardò l’oceano, sorpresa.

«Tra una settimana?» gli chiese.

La risposta giunse dal tamburellare degli scacciapensieri. Allora Diwa Dalisay fece spallucce e tirò fuori il cellulare da una tasca dell’abito.

«Bene, allora. Adesso posso metterla su X.»

Tutte le stelle del cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora