12- Disastro

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"Quanto dolore si irradia dalle nostre azioni?

Quanti continuano, nel tempo, a pagare per esse?"

Zerocalcare

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ABIGAIL

Lo vidi allontanarsi da me e dirigersi verso la macchina. Non potevo restare la a guardarlo, così mi incamminai anch'io; non sapevo dove stessi andando ma di sicuro il più lontano possibile da lì. Mi sedetti su un muretto che dava vista su tutta la città . Era così bella, illuminata dalla luna e dalle luci delle case con al loro interno famiglie che si amavano. 
N

on mi accorsi della sua presenza fin quando non si affiancò a me; davanti a noi la città era un formicaio di luci e suoni. "Le feste non fanno per te?" Era Jo, me lo chiese mentre i suoi occhi azzurri erano fissi davanti a noi.
"Mi piacciono invece" il mio tono era calmo mentre facevo ricadere i miei occhi curiosi sulle strade sotto i nostri piedi, incroci di mille vite e sogni "...solo che a volte diventano soffocanti"
"Hai ragione" ora il mio interesse era focalizzato sulla figura al mio fianco il cui parere era d'accordo con il mio "bisogna farci l'abitudine anche se la falsa allegria di quella gente a volte mi sfinisce" sorrisi leggermente e annuii a quella affermazione per me così vera. Passarono alcuni minuti colmi di silenzio ma che non erano poi così imbarazzanti, dopo il suo sguardo penetrò i miei occhi e in pochi secondi, facendo un sorriso piccolo ma gentile, mi chiese se avevo bisogno di un passaggio per casa. Forse la "casa" che intendevo io non era quella che diceva lui ma acconsentii porgendogli il sorriso più sincero e gentile che avevo


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Il viaggio non era durato tanto e per tutto il tragitto non feci altro che guardare fuori dal finestrino e osservare la città passarmi sotto gli occhi. Joseph aveva appena parcheggiato la macchina non feci in tempo di accorgermi di ciò che sentii lo sportello dalla mia parte aprirsi.
"Prego madame". "Dio non vedo l'ora di togliermi questi tacchi" era tutta la serata che li indossavo e non ne potevo più. "Non svevi bisogno di metterli, saresti stata bellissima anche con un paio di ciabatte" fece una leggera risata all'affermazione che aveva appena detto e io lo seguii. qualche minuto dopo arrivammo davanti alle nostre stanze.
"Beh allora, a domani bimba" si abbassò e mi diede un bacio sulla fronte, gli diedi la buonanotte anch'io e tornai nella mia stanza. Andai dritta in bagno a struccarmi per poi togliermi i tacchi e il vestito per riporli in armadio, misi il pigiama, composto solamente dalla maglietta di Evan e il suo profumo mi invase. Mi buttai sul letto, mi misi a pancia in su con le gambe a penzoloni fuori il letto mentre i miei occhi fissavano il bianco soffitto, spoglio per i miei gusti. Lui era un grandissimo stronzo, questo non posso negarlo, ma il modo in cui mi guardava, il modo in cui il suo sguardo provocava in me quella sensazione, i suoi occhi illeggibili mi facevani venire sempre un nodo allo stomaco, il modo in cui mi sfiorava provocava un tornado in me. Non potevo ignorare che tra me e lui ci fosse qualcosa anche se lui non l'avrebbe mai ammesso. 
M

i alzai dal letto e mi incamminai verso la camera di Evan, ancora una volta entrai senza bussare per paura che poi avrei perso il coraggio che in quel momento mi assaliva; ciò che vidi però mi provocò un senso di nausea e ribrezzo. Due corpi, nudi, dentro un solo letto, uno di fianco all'altro, coperti solo da un leggero lenzuolo bianco. Natalie sembrava dormire mentre Evan stava fissando il soffitto; non ci mise molto ad accorgersi di me. Non avevo il coraggio di incontrare il suo sguardo, sapevo che sarei morta dentro.
"Abigail, che ci fai qui?" era la prima volta che sentii una sorta di paura nella sua voce ma non ci feci tanto caso visto che era sempre più lontana ad ogni passo verso la mia stanza. Le gambe non mi reggevano, tremavano e non riuscivo a sentire il pavimento sotto i miei piedi, tutto intorno a me era sparito c'eravamo solo io e il mio battito cardiaco accelerato per il dolore. Entrai in camera ma prima che potessi restare da sola con me stessa un piede fermò lo sbattersi della porta, sapevo che era lui e sapevo che dirgli di andarsene non avrebbe funzionato e neanche chiudere la porta visto che era bloccata.
"Abigail ti prego..." la sua voce sembrò calma, come poteva esserlo dopo ciò? Forse non gli importava niente di questa situazione. Aprii la porta per farlo entrare e subito dopo la richiusi dietro di me, la rabbia mi ribolliva dentro "Fammi capire, io non posso ballare con un ragazzo ma tu puoi scoparti lei." Subito mi venne in mente un flashback; io bussavo alla porta di Natalie mentre lei non rispondeva, il mattino seguente però mi disse che l'avevo svegliata il che mi sembrava strano visto che la sera prima non aveva aperto la porta, in quel momento sbiancai.
"Non è la prima volta...il giorno in cui tu avevi avuto quell'incubo e io me ne ero andata da camera tua, subito dopo ho bussato alla porta di Natalie, per chiederle un pigiama ma lei non c'era; ecco perché poi ho chiesto a Jo. Lei non c'era perché era nel tuo letto..." L'ultima frase la dissi a bassa voce perché avevo paura che facendomi sentire potesse diventare realtà ma non funzionò perché quando vidi i suoi occhi distogliersi dai miei e guardare il pavimento capii; un gioco, ero solo un gioco, tutto ciò per lui non era altro che uno stupido gioco. Ero così arrabbiata, arrabbiata con lui ma soprattutto con me stessa perché mi ero fidata, stupida io. cosa ti aspettavi da un soggetto come lui? in fondo è stato lui stesso a rapirti, no? In quel momento non avevo affatto bisogno della mia coscienza ma aveva così dannatamente ragione...
"Noi non stiamo insieme." quelle parole mi fecero male perché erano vere però non merito di essere trattata in questo modo. Tolsi la maglietta e gliela tirai, non rimasi in intimo neanche un secondo perché mi misi quella di Jo e mi incamminai verso la sua stanza lasciando Evan nella mia. Bussai, bussai così forte che avevo paura di farmi male alla mano, dopo pochi secondi Joseph mi accolse in camera sua. Riprese il cuscino e il lenzuolo dell'ultima volta per dormire per terra ma l'ultima cosa che volevo adesso era stare sola. "Jo...a me farebbe piacere se non dormissi per terra ma con me, sai..." lasciai la frase in sospeso mentre lui mi guardava stupefatto per qualche secondo, subito dopo mi rivolse il suo sorriso più bello, mise a posto le cose che aveva preso per dormire, alzò le lenzuola del letto per allungarsi ma prima di farlo cercò il mio consenso e io annuii in quel momento ne avevo bisogno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 04, 2023 ⏰

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