Un doloroso amore

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Decido di chiudere il libro, non solo perchè non stava aiutando, ma anche perchè un'idea mi passò la mente pochi secondi prima, e se Al avesse provato qualcosa di simile? Allora tutto avrebbe senso, le sue parole sarebbero giustificate.
Mi sdraio per riflettere, se fosse questo il caso allora le mie parole di prima sarebbero state totalmente inadeguate. Potrebbe aver bisogno di capire come è davvero l'amore.
Sono circa le 19.00, ho ancora tempo per pensare e parlare, stavolta giocherò il tutto per tutto.

Ormai è sera inoltrata, i miei passi rimbombano nel silenzioso corridoio. Ho riflettuto a lungo, eppure sto ancora pensando al mio discorso, l'avrò ripetuto milioni di volte, come se dovessi sostenere un interrogazione.
Busso lentamente alla porta, aspettando un qualsiasi cenno.
Sono agitata, continuo a ripensare al mio discorso cercando invano di calmarmi.

La porta si apre permettendo a un viso conosciuto di sbucare, sembra non sorpreso di vedermi.
Inarca il sopracciglio come a dire "c'è qualcosa che possa fare per te?" non aspettavo altro segnale, inizio subito a parlare, ma il precedente ripetermi mi frega facendomi mangiare la prima frase:
<sì, sono sciocca ma puoi tu capirmi?>
La sua faccia è un misto tra il ridere e il perplesso, non lo biasimo minimamente, cosa cazzo ho appena detto?
<Credo che tu abbia bisogno di sederti>
<Ah, ehm sì...>

Mi accomodo sulla poltrona rosso inglese che si trova davanti alla scrivania, mentre Al si sistema sul letto in modo molto elegante.
<Dicevi...?>
M'invita così a continuare la conversazione, come se un minimo ne fosse interessato; sorrido leggermente e prendendo coraggio proseguo la frase iniziata:
<Oggi mi sono confessata, e tu mi hai dato una risposta, tuttavia non penso di essermi espressa correttamente e di non aver ben compreso le tue parole di oggi>
Presi un attimo fiato per poi continuare
<Credo di averti dato un'impressione futile dei miei sentimenti, insomma, superficiale>
È difficile parlare quando si hanno degli occhi puntati addosso, ma è ancora più complesso nel momento in cui quegli occhi sono della persona che ti piace. Al rimane fermo a fissarmi, senza interrompermi nemmeno un secondo, è davvero gentile, ma appena prendo un respiro, e quindi, nel momento in cui cala il silenzio, ecco che prende parola.

<Mia cara, oggi ti sei espressa più che bene, tuttavia hai avuto la grande ingenuità di->
<Se permetti!> non ho intenzione di farlo parlare, dargli ancora la possibilità di spezzarmi il cuore senza farmi prima esprimere? Solo al pensarlo mi ribolle il sangue nelle vene.
M

i schiarisco la voce, ma sono seriamente al limite dell'esaurimento.
<Se permetti... io [ora vorrei rendervi partecipi realmente alla storia, pensate a tutto ciò che vorreste dirgli su questo tema, vi lascio libero spazio♡]

Mi sento soddisfatta, felice, leggera, forse sono riuscita a infondere il mio pensiero in quel sorriso smagliante davanti a me. Le sue labbra si fanno sempre più sottili, più lunghe, da una guancia all'altra, un'espressione simpatica. Poi tutt'un tratto abbassa il capo, facendomi sentire una bassa e tranquilla melodia: la sua voce.
<Ci sono tante cose che non sono facili da comprendere, e preferirei rimanessero così, c'è un detto che dice di non fare tutta l'erba un fascio, ma a volte io penso sia necessario, tu mi porteresti soltanto dolore, o peggio, sarei io a portartelo, sarebbe un susseguirsi di tristezza e vuoto, di suppliche e pianti, di urla strazianti>

Ogni sua parola mi entra nel petto, Al si sta aprendo a me, di poco, ma lo sta facendo. La cosa preoccupante, è che la situazione è perfettamente quella che avevo immaginato, se non peggiore, questo demone deve averne passate davvero tante...
Ora sembra perso, totalmente in un'altra dimensione rispetto all'inferno.
Stringo i pugni, non sopporto più questa situazione, lo faccio per il suo bene, chi cazzo se ne frega se alla fine non si metterà con me, questa è una questione di un trauma represso da chissà quanti secoli!

Un gentleman demoniaco ~(Alastor x Reader)~Where stories live. Discover now