1. Andava tutto bene

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"La cicatrice non gli faceva male da 19 anni. Andava tutto bene."

Sentivo già le lacrime premermi sotto le palpebre che avevo serrato per tenere sotto controllo le mie emozioni. Chiusi il libro di scatto, totalmente sopraffatta.


Il mio sguardo si posò sulla copertina e la visione fece comparire un sorriso malinconico sulle mie labbra. L'accarezzai come se fosse un animaletto domestico per il quale provavo un immenso amore, sentendo la liscia copertina rigida sotto i miei polpastrelli.

Ti amo. Anche se sei un oggetto. Pensai.

La mia mente già viaggiava verso il mondo dalla quale ero appena uscita, immaginandomi tra quelle mura magiche a recitare incantesimi complicati, agitando la mia bacchetta su misura e affrontando pericoli mortali. Non mi sarei mai stancata di fantasticarci sopra.

Peccato, però, che sia solo una persona normalissima. Pensai con un sospiro.

Mi liberai dalle coperte con un calcio e immediatamente venni percossa da un brivido di freddo.

Balzai in piedi e raggiunsi l'angolo preferito della mia piccola cameretta disordinata: la libreria. 

Dopo aver lanciato un'occhiata veloce ai miei numerosi libri, riposi con cura sullo scaffale quello che avevo appena terminato; come se fosse un antico manufatto di inestimabile valore.

Accarezzai il dorso di tutti e sette i libri della saga, dopodiché, corsi a rifugiarmi sotto le pesanti coperte, sfregandomi le braccia che nel frattempo si erano ricoperte di pelle d'oca.

Il riscaldamento era nuovamente fuori uso per qualche strano motivo. Papà insisteva sempre ad aggiustarlo da solo, nonostante la sua chiara incapacità. Era assurdamente testardo.

Eppure, io sapevo che alla fine avrebbe ceduto, poiché ero certa che non volesse un ghiacciolo per figlia...


Era da un po' di tempo che in casa si rompevano gli elettrodomestici di qualsiasi tipo, o anche
tubature, ante di porte o persino il sostegno dei letti.

Sembrava che fossimo perseguitati dalla sfortuna. Secondo mia madre era dovuto al fatto che tutto in quella casa fosse troppo vecchio.

Però, tutto ciò, poteva causare una crisi economica in casa nostra.

Non ce la potevo fare senza riscaldamento. Anche a San Francisco, con l'inverno alle porte, faceva freddo, anche se il tempo qui è sempre stato imprevedibile. Un po'come me.

Tutte quelle persone che pensavano che in California fosse sempre estate dovevano proprio imparare a viverci. Ma c'era da dire che Hollywood aveva fatto la sua parte, sempre a ritrarre solo spiagge californiane sotto il sole.

Sarebbe stato fantastico se avessi potuto far comparire per magia un falò che mi avesse potuto riscaldare.

Tirai le coperte fino al petto, ripromettendomi che il giorno seguente avrei chiamato qualcuno per aggiustare il riscaldamento, accantonando l'orgoglio di papà che voleva dimostrare di essere capace di fare l'uomo di casa.

Ma come biasimarlo? Papà era stato un Marines e non aveva passato molto tempo con me quando ero piccola. Pensava di aver abbandonato mamma da sola a crescere una figlia e si sentiva molto in colpa per questo, oltre al fatto che non fossi cresciuta accanto ad una figura paterna. Ma da quando era tornato per restare, circa quattro anni fa, si era dimostrato il padre migliore del mondo. Non mi ero mai lamentata di lui, nemmeno quando non era presente.

Però, in quel momento, avevo bisogno di sentire una persona del tutto differente da un ingegnere, una persona incapace di aggiustarsi i propri capelli scompigliati dal vento, figuriamoci il riscaldamento. Era anche l'unica persona in grado di capire le varie emozioni contrastanti ed esplosive causate dalla fine della lettura del libro. Ero sicura che fosse sveglia anche a quell'ora della notte, quindi, presi il telefono e chiamai Jo.

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