I.

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Lunedì 7 febbraio 2022

Mafia.

Era sempre la stessa storia, ogni qual volta che nella mia piccola attività echeggiava lo squillo del telefono un silenzio tombale scendeva;
mia moglie mi guardava, perché già sapeva a chi sarebbe stata rivolta la chiamata, anche perché il mio negozietto si trovava proprio nel centro di Noto e per tutti era facile raggiungerlo, nessuno usava più telefonare per prenotare;
Scambiai il medesimo sguardo alla mia compagna Corradina, non disse niente, si avvicinò a Concettina, la nostra bimba di 8 anni, troppo piccola per capire ma abbastanza grande per rendersene conto, posai la mano sulla cornetta del telefono che mi poggiali all’orecchio poco dopo, non c’era bisogno che esordissi con un “pronto? Chi parla?”
già sapevo e il mittente sapeva a sua volta che lo stessi ascoltando, ero sudato con le fauci secche e la pelle impallidita.
“Peppì, come stai? Dina e Concetta? Anche se non ho dubbi sul loro benessere, dato che di soldi noi non ne abbiamo visto nemmeno l’ombra. Bravo Peppì, la salute della famiglia và prima di tutto”
A quelle sue parole il mio battito non faceva altro che aumentare, la bocca era impastata dalla saliva, tanto che non riuscivo a proferire parola
Erano settimane che ormai mi stavo preparando per andare finalmente a denunciare, avrei reso la vita più semplice a mia moglie e più spensierata per mia figlia
Dovevo solo resistere un altro poco, il giusto che bastava per prendere coraggio, la paura che nel mentre mi fossi assentanto per la denuncia quei bruti avrebbero potuto fare qualcosa alla mia famiglia mi logorava dentro.
Sai, un uccellino mi ha detto che ti sei deciso a denunciare e questa cosa mi dispiace assai, ti trattiamo forse male? Non mi sembra proprio… un capello nemmeno ti abbiamo torto e tu ci ricambi così…”
Denunciarli? Come faceva a sapere della denuncia? Ne aveva solo parlato alla moglie e al caro Pippo, ormai amico fedele da una vita…
Capisco…
E come biasimarlo, la paura è una brutta bestia
mi dispiace, io… io non lo avrei fatto seriamente…”
Iniziai a dire, ma venni interrotto da quella voce pacata
“Peppì, stai tranquillalo io lo só, só che non avresti fatto niente e stai tranquillo, continuerai a non fare niente”
E così riattaccó la chiamata.
Il panico mi assalì maggiormente, persi le forze e mi accascia sulla sedia, faticavo a respirare sapevo che sarebbe successo qualcosa di grande, sentii un urlo dalla cucina, le porte si chiusero di colpo, subito dopo che qualcuno lanciò dentro qualcosa, non riuscivo a respirare bene e non vidi quasi nulla, mi lasciai scivolare a terra mentre udivo le urla di mia figlia
“papà! Papà!”
Non potevo fare niente…
Alzai lo sguardo e vidi qualcuno avvicinarsi con cautela, per poi accovacciarsi a fianco a me e sussurrare
la prossima volta prenditi meglio cura della tua famiglia”
Un forte botto e poi il nulla….

Il giorno dopo sui notiziari si scorgeva la voce “Giuseppe Corradi, suicidatosi con un secco sparo alla testa, probabile causa di stress le tasse troppo alte, vita insostenibile con i pochi guadagni del suo modesto negozio”

~SPAZIO AUTRICE~

Perché siete qui?
Me lo chiedo anche io.
In fondo perché io stessa sono qui?

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