40. Il Posto Speciale

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E allora, contro ogni aspettativa, aveva trovato il coraggio di baciarlo.
E contro ogni aspettativa, Sebastiano l'aveva baciato più forte.

Ci si era perso, lui, su quelle labbra così piene.
Aveva deciso di godersi ogni singolo tocco.

Marchiata a fuoco sulla sua pelle, c'era ogni più piccola carezza di Sebastiano.
Appena chiudeva gli occhi vedeva davanti a sé le immagini delle loro mani intrecciate, dei loro corpi legati.

Sentiva addosso il profumo di Sebastiano, quell'odore inconfondibile al quale ora si era mischiato anche un po' del suo.

E quella sera lo aveva sentito mentre parlava con sua sorella, quando aveva deciso di non chiedere altro, di non andare oltre.

Avrebbe potuto farlo, Isabelle era decisamente una bambina che non aveva freni quando iniziava a raccontare qualcosa, eppure si era fermato in tempo. 

Lì, sul filo spinato che recintava il suo passato e le sue paure.

Non aveva chiesto altro, Seba, si era limitato a dare la buonanotte a Isabelle e a dormire abbracciato a lui.

E Léon era rimasto sveglio per ore a domandarsi come avrebbe potuto fare per iniziare a raccontargli un po' di sé, da dove sarebbe potuto partire per spiegargli quel tormento che gli occupava gli occhi.

Poi si era addormentato, e la mano del più piccolo intrecciata alla sua gli aveva trasmesso un senso di tale benessere, che quasi non fece incubi quella notte.

Il mattino successivo si risvegliò non appena l'allarme iniziò a suonare.
Lo spense con la mano che andava a tentoni sul comodino e aprì pigramente un occhio.

Sebastiano era lì, ancora addormentato, con l'espressione serena sul viso e i capelli scompigliati dal sonno. 

Ambra e tempesta si fusero insieme non appena Léon poggiò una mano sul suo viso, una carezza lieve che svegliò il castano.

Il suo sorriso di prima mattina avrebbe fatto iniziare la giornata nel modo giusto a chiunque, perfino a chi la notte era tornato nel passato col subconscio.

«Stamattina saltiamo la scuola. Ti voglio portare in un posto» si sentì dire, e sorrise a quell'affermazione che si era sostituita al classico buongiorno.

Lui e Seba fecero colazione al bar dell'angolo, bombolone alla crema e cornetto ai frutti di bosco, poi salirono insieme sulla macchina di Seba e si immisero nel traffico.

Il più piccolo guidò per una decina di minuti, poi lasciò la macchina in un parcheggio e si incamminò verso il la boscaglia che lo delimitava, passo sicuro e zaino in spalla.

«Di' la verità, vuoi uccidermi.»

La risata di Sebastiano riecheggiò tra gli alberi, e lo vide scuotere la testa e continuare nel suo cammino.

Lo seguì in silenzio per almeno un chilometro e, quando finalmente si fermò, la meraviglia colse gli occhi di Léon.

Erano in una piccola radura che si era formata all'interno del bosco nel quale si erano addentrati; al centro di essa faceva mostra di sé un laghetto nel quale il cielo limpido si specchiava, e tutt'intorno anemoni lilla e pratoline bianche rendevano quel posto una specie di giardino incantato. 

Guardò Sebastiano, che stava sistemando due coperte sull'erba, e gli venne spontaneo sorridere.

«Come l'hai trovato questo posto?»

Gli occhi del più piccolo si sollevarono su di lui non appena udì al domanda, fece spallucce e continuò a sistemare la coperta sulla quale poi si stese.
«Diciamo che è il mio posto speciale» rispose mentre si copriva con la seconda.

Di Tutti Ma Non Di TeWhere stories live. Discover now