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-Non possiamo lasciarla con qualcuno che non può controllarla-

-Non è un animale, Tsuragamae- rispose Shota, con tono fintamente annoiato. 

-Lo so benissimo, Aizawa. Ma tutti hanno visto cosa è in grado di fare. Può diventare pericolosa e il mio lavoro è quello di proteggere la città e seguire le leggi e lo farò. Te lo ripeto, un'ultima volta: Mirio Togata non può occuparsene. Sarà anche uno studente brillante e lei solo una bambina, ma non possiamo sapere cosa accadrebbe se avesse un altro attacco- ribattè, infastidito, il commissario di polizia. Possibile che quell'Eroe fosse così cieco?

L'interlocutore rimase in silenzio, riflettendo sul da farsi. Sapeva benissimo quale sarebbe stata la soluzione migliore, ma lui...con una bambina...Gli sembrava un idea ancora più assurda. 

-Se la trovassi ancora in compagnia di Mirio Togata, dovrei portarla via e anche voi passereste dei guai. Non ti sembra illogico? Neanche ti stessi chiedendo di portarmi la Luna; voglio solo che ti occupi tu di lei, almeno finchè non impara a gestire il suo quirk, così saremo tutti al sicuro e contenti- 

-Sarebbe più facile, se mi chiedessi la Luna- sospirò Shota. Doveva farlo, lo sapeva, non era possibile rimandare. Lo guardò negli occhi canini, che lo fissavano in attesa di una risposta (anzi, di un 'sì', perchè quello era l'unico riscontro che avrebbe accettato), ed annuì debolmente. Se ne sarebbe pentito, OH, COME SE NE SAREBBE PENTITO. Lui che si occupa di una bambina di sei anni; come no. Sarebbe impazzito in poco tempo. Sicuro.

Lui non sapeva come funzionasse con i piccoli, non era abituato e avrebbe tanto voluto non scoprirlo mai. Non che non avesse un cuore: era consapevole che Eri avesse bisogno di aiuto ed ovviamente voleva aiutarla, era pur sempre un Eroe, ma non in questo modo, non facendogli da balia, non portandola a casa sua! 

-Hai fatto la scelta giusta, Eraserhead, tutta la città ti ringrazia- disse il commissario, dandogli una pacca sulla spalla. 

"Eh certo, mica se ne deve occupare lui"

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-Fai la brava, piccola Eri. Vedrai che andrà tutto bene- le disse una delle infermiere che si era presa cura di lei fino a quel momento. -Andrai col Signor Aizawa, sarai al sicuro, non preoccuparti- 

La piccola girò la testa nella sua direzione e lo guardò, intimorita. Shota restituì lo sguardo, serio, con le occhiaie sotto agli occhi che lo facevano sembrare ancora più spaventoso.

Uscirono dall'ospedale a passo spedito, Shota davanti ed Eri che lo seguiva, arrancando, con i suoi passettini corti e rapidi. Era ormai pomeriggio inoltrato, sarebbe stato meglio tornare subito a casa, ovvero l'appartamento che gli era stato assegnato all'interno del Liceo Yuuei, per controllare meglio gli studenti. Gli era stato affidato da poco ed era stata un'occasione capitata a fagiolo, dato che il posto in cui viveva prima era talmente piccolo e rumoroso per la metro vicina, da spingerlo a dormire a scuola la maggior parte delle notti. 

Mentre camminava, con le mani nelle tasche, osservò di sbieco Eri, senza farsi notare: era troppo silenziosa per essere una bambina così piccola, chissà quanti orrori aveva vissuto. Notò che era rimasta indietro e rallentò il passo per farsi raggiungere. Lei alzò gli occhi per guardarlo, ma quando si accorse che anche lui la stava fissando, abbassò lo sguardo, spaventata. La prima lezione che aveva imparato era quella di tenere la testa china, sempre; solo così si potevano evitare i guai. 

Superarono insieme i cancelli del liceo, diretti verso casa, e il pancino di Eri gorgogliò, reclamando cibo. La bimba si imbarazzò e possibilmente, abbassò ancora di più la testa. Shota si rese conto che effettivamente era quasi ora di cena...avrebbe ordinato qualcosa, figurarsi se si sarebbe messo a cucinare.

Piccola EriWhere stories live. Discover now