Verde e rosso, ma non c'entra nulla col natale.

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«Dove stiamo andando?» chiede Mattia
Diana resta zitta, sta cercando le parole. Non le trova, perció si limita a dire:«Nel luogo in cui si deve correre.»
«Una palestra?»
Diana sospira: «Magari fosse solo una palestra.»
Mattia è palesemente frustrato, d'altronde chi non lo sarebbe? Si è ritrovato in questo posto assurdo e nessuno risponde alle sue domande. La sua interlocutrice è una tipa strana, fredda, inquietante. Non lo guarda nemmeno negli occhi. O magari sì, non riesce neanche a capirlo, il suo sguardo è coperto da una folta frangia decisamente troppo lunga. «E allora che cos'è? »
Diana sospira di nuovo: «Ti piacciono gli horror?»
«Abbastanza»
«Bene, allora sappi che stai scappando da un mostro o qualsiasi cosa che ti potrebbe togliere la vita. Noi stiamo andando lì. Nella tana del lupo...»
«Un mostro come il demogorgone di Stranger Things?»
«Che cos'è?»
Mattia la guarda stupita, per un attimo si dimentica di dove si trova: «Come fai a non sapere che cos'è Stranger Things?»
«Quando è uscito?»
«Penso 2016»
«Allora ero già qui...»
Mattia guarda Diana esterrefatto. «E non sei mai uscita. Insomma siamo nel 2018?»
Diana sorride: «Magari si potesse... Sono qui da 4 anni...»
Diana si ferma davanti a una porta verde acceso. Dice: «Eccoci, entriamo»

Il condotto aerostatico termina poco prima della stanza. Non posso seguirli oltre. Solitamente non mi va di osservare quello che accade in quel luogo. Anche se, col tempo che passa, ormai il sangue e il dolore non mi impressionano più. Chissà come se la caverà lì Mattia.

La campana ha suonato. È incredibile come riesca a mettermi i brividi ogni volta.

Passa un minuto circa.
Poi le urla.
Strazianti.
Di solito da chi piange riesco a capire a chi tocca.
Francesco probabilmente.
Oggi niente pistola, o comunque nulla di rumoroso, un omicidio silenzioso, inquietante.
Ancora nessun rumore. Sarà morto soffocato.

Mattia esce dalla stanza con lo sguardo vuoto. Perso. Di chi è già stanco di questa vita.

Devo ammettere che mi aspettavo una reazione differente: la maggior parte dei nuovi arrivati solitamente impazzisce...Se non muore prima.

Lo seguono Diana, Luca ... Ah e Melissa, noto subito che la sua maglia azzurra ha una chiazza di sangue; probabilmente si trovava vicino al morto. Chiacchiera con Luca e Diana serenamente, come se nulla fosse successo, giochicchiando con una ciocca del suo lungo caschetto castano.

Diana annuncia: «Ecco, ora possiamo andare a pranzare».
Luca tira una gomitata a un Mattia troppo sconvolto «Ora capisci perché non ti ha permesso di farlo prima, eh.»
Mattia si limita ad annuire.

La mensa è una gigantesca stanza dall'aspetto moderno, il cibo me lo ricordo buonissimo

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La mensa è una gigantesca stanza dall'aspetto moderno, il cibo me lo ricordo buonissimo.

«Anche la mensa è verde?» esclama Mattia con sguardo perso sulla soglia della grande sala da pranzo.
«Come tutto qui...» risponde Melissa, col palese scopo di evitare l'argomento.
Invece è troppo tardi: Diana è già partita con i suoi discorsi inquietanti: «Mattia, secondo te, perché qui è tutto verde?»
«Non, saprei...» Melissa si intromette tra i due e ci riprova:«È verde anche l'insalata! Che ho voglia di mangiare...Sì, piuttosto di fare questi discorsi perché non andiamo a mangiare?» Diana la ignora: «Il verde è il complementare del rosso. Mi spiego meglio: il rosso su uno sfondo verde risalta di più rispetto agli altri colori. Per questo qui è tutto verde. Il sangue si riesce a distinguere meglio.»
«E allora perché, sapendo questo, sei vestita di verde dalla testa ai piedi?»
Diana sorride: «Per mostrare a tutti che non ho paura. Ma soprattutto a quelle.» Diana indica tre telecamere nella gigantesca mensa. Mattia la guarda esterrefatto. «Non le avevi notate, eh» aggiunge saccente.
A quel punto Melissa prende definitamente le parti di Mattia. «Diana! Direi che risvegliarsi in un posto sconosciuto circondato da gente pazza come te, dove chi perde la corsa perde le penne sia già abbastanza per un giorno, vedi di non appesantire ulteriormente Mattia con le tue teorie...»
Quest'ultimo intanto accenna un sorriso all'affermazione "chi perde la corsa perde le penne" e aggiunge: «Detto così sembra divertente» per poi tornare a fissare il vuoto.

Dopo qualche secondo di silenzio Diana fa un cenno di saluto e si avvicina al banco per prendere il cibo della mensa d'asporto. Dopodiché esce dalla stanza.
«Non mangia con noi?» chiede Mattia
«Figurati, oggi ha detto più parole che in una settimana, ora deve tornare nel suo guscio, o forse dovrei dire sulla sua finestra» risponde Melissa.

Mentre i due parlavano Luca si è accaparrato un pezzetto di carta dove c'è scritto il menù e lo sventola lasciando intendere il suo appetito.
«Ok ok, cerchiamo i gemelli» acconsente Melissa.

Detto questo iniziano a camminare per la mensa in cerca dei "gemelli" anche se quando arriveranno Mattia capirà che "gemelli" è solo un simpatico soprannome perché quei due di identico non hanno proprio nulla.

Lei, Jennie è parecchio bassa, con dei tratti asiatici, un grosso neo sotto l'occhio sinistro, i capelli veramente scuri, vestita con colori accesi.

Lui, Samuele biondo, occhi azzurri, vestito di scuro.

Vedere quei due vicini è, per citare le parole di Melissa, un' "esperienza mistica".

Accanto a Samuele c'è oh, Elia, un po' più basso di lui, che fa cenno a Luca e Melissa di avvicinarsi.

Non riesco a sentire i loro discorsi a causa del kaos in mensa, ci saranno circa duecento persone, che si prendono una pausa dall'inferno.

Tra l'altro ora devo andare, non ho ancora ricevuto il messaggio di oggi.

Verde sangueWhere stories live. Discover now