Facilis descensus Averno

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Castiel si trovava nel suo Paradiso preferito, un grande prato punteggiato di fiori variopinti e profumati irrorati dalla calda luce del sole, generato dall'anima di un uomo autistico morto affogato nella vasca da bagno nel 1953. Si recava spesso lì per pensare o stare da solo quando le voci degli altri angeli si accalcavano senza sosta nella sua testa e quel giorno non faceva differenza: da qualche tempo l'argomento principale era l'intenzione del demone Lilith di liberare Lucifero, quello che una volta era il figlio preferito di Dio, dalla sua gabbia nelle profondità più recondite dell'Inferno. La sua liberazione avrebbe portato conseguenze catastrofiche e la morte di molti, se non di tutti, gli angeli e gli esseri umani. Era a questo che Castiel stava pensando prima di venire interrotto da un battito d'ali alle sue spalle.

"Castiel"

L'angelo si voltò per guardare il suo interlocutore.

"Michele"

"Fratello, nostro Padre ti ha affidato un compito"

Castiel non aveva mai visto suo Padre, erano pochi gli angeli ad aver ricevuto un tale privilegio, ma nutriva in Lui una fede salda e incrollabile e sapeva che agire per compiere la Sua volontà avrebbe portatato solo il bene sia in Terra sia in Cielo.

"Ha ordinato che ti rechi immediatamente all'Inferno per salvare l'anima del cacciatore Dean Winchester. È una questione della massima urgenza, dall'esito della tua missione dipendono le sorti del Paradiso e di tutto il Creato"

"Compirò la sua volontà e salverò quell'anima dalla perdizione" annunciò l'angelo, prima di svanire in un battito d'ali sotto lo sguardo impenetrabile del fratello.

Castiel non aveva mai prestato molta attenzione al mondo degli umani, aveva sempre mantenuto un certo distacco, ma ricordava che un tempo, in quello che era il suo Paradiso preferito prima di imbattersi in quel grande giardino, aveva sentito una donna leggere un testo che lo aveva molto colpito: raccontava di un uomo che compiva un lungo viaggio per mare alla ricerca di una nuova patria per sè e la sua gente e, durante una delle tappe, decideva, o forse veniva costretto, Castiel non lo ricordava, di scendere negli Inferi e lì aveva modo di incontrare, tra gli altri, il defunto padre.

Facilis descensus Averno scriveva l'autore, e l'angelo concordava con lui. Sapeva che gli umani consideravano l'Inferno un posto inaccessibile e distante, ma la verità era che esso era molto più vicino di quanto chiunque osasse immaginare e il passo per condannare la propria anima ad un'eternità in quell'oscuro e immenso baratro era estremamente breve.*

Il vero problema, per Castiel, non era raggiungere l'Inferno, ma riuscire a trovare una singola anima umana tra miliardi di altre. L'angelo sapeva di avere poco tempo e che ogni istante era prezioso, non poteva permettersi di perdere neanche un momento. Si guardò intorno e notò un demone, non lontano da lui; all'angelo non fu necessario troppo tempo per farsi dare le informazioni di cui necessitava e sbarazzarsi dell'insignificante servitore del male. L'anima che cercava era sotto la custodia di uno dei demoni più potenti, Alastair, il Signore della tortura. Raggiungerlo non fu per niente facile: sembrava che Lilith e le creature demoniache che la appoggiavano tenessero particolarmente all'anima del cacciatore.

Castiel non sapeva cosa avesse quell'anima più delle altre per essere così importante sia per i demoni che per suo Padre, ma aveva una missione e porsi domande senza risposta non ne faceva parte. Impiegò tutte le sue forze per adempiere al suo dovere e notò che con il passare del tempo l'interesse dei demoni per il cacciatore diventava sempre più fioco. Infine riuscì a giungere nel luogo dove Alastair era solito torturare le sue vittime e venne investito da una luce intensa, troppo intensa per il buio illuminato solo da squarci rossastri che caratterizzava l'Inferno. Castiel restò ammaliato da quella luce così abbagliante e, senza sapere come, fu certo di aver trovato colui che doveva salvare. Senza perdere altro tempo, afferrò quella che supponeva essere la spalla del cacciatore e la strinse forte, iniziando la complicata risalita. Man mano che l'oscurità diminuiva, percepiva l'anima vicino a lui farsi sempre più pesante, finchè essa tornò a trovarsi all'interno di un corpo.

Il corpo in questione era malandato, ricoperto di ferite ancora aperte e con diverse porzioni di pelle mancanti. Castiel sfiorò con le dita la fronte del cacciatore e guarì il suo corpo, poi lo lasciò andare: doveva trovare da solo la strada di casa. Quello che vide prima di sparire fu un paio di occhi verdi, verdi come il prato in cui amava trascorrere le sue giornate in Paradiso. Erano occhi come Castiel non ne aveva mai visti: c'erano delle ombre, alcune legate agli orrori dell'Inferno, altre più antiche e misteriose, e c'era la luce, quella di cui splendeva la sua anima e che attirava l'angelo come un faro in una notte buia e fredda. Nel complesso erano occhi bellissimi, i più belli che avesse mai visto, e gli davano una strana sensazione, come se guardarli fosse allo stesso tempo la sua salvezza e la sua rovina.

Poi Castiel sparì, tornò in Paradiso dagli altri angeli per fornire il resoconto della sua missione e prendere nuove direttive, ma quegli occhi che avevano incrociato i suoi soltanto per un secondo continuavano a splendere nella sua mente, accendendo in lui il desiderio di rivederli. L'angelo cercò di relegare quel desiderio nei meandri della propria mente, conscio del fatto che non li avrebbe più incrociati. Ancora non sapeva che quello era solo l'inizio di una lunga e lenta discesa che lo avrebbe condotto in una spirale crescente di emozioni e sensazioni verso un Inferno personale che alla fine Inferno non era, perchè mescolato ad una dolcezza che soltanto il Paradiso poteva conoscere.


* Facilis descensus Averno
(La discesa agli Inferi è facile)
Publio Virgilio Marone, Eneide, VI, 126

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