Ipocrisia (Racconto)

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Mi giro quattro volte, cambiando il lato in cui mi appoggio al materasso. Voglio dormire, ma non ci riesco e più mi muovo, più faccio fatica a riprendere sonno. Domani mi devo svegliare presto e questo aumenta il mio stato di iper-vigilanza. Schiaccio le palpebre con tutte le mie forze fino a farmi male, ma non serve a nulla.

Per questo motivo, controvoglia, mi giro per l'ultima volta con la schiena rivolta verso il basso e la pancia verso l'alto. Apro gli occhi, allungo una delle due braccia per accendere la luce con l'interruttore attaccato al muro, osservo il soffitto, sospiro, ritraggo il braccio e sposto un po' le coperte verso destra.

Sento un brivido al petto. Ho freddo, penso.

Mi faccio coraggio, sollevo tutto il tessuto che mi copre e lo spingo ai bordi del letto. Un po' tocca il pavimento, ma non me ne accorgo subito e anche quando poi lo vedo, decido di lasciare in disordine.

Mi alzo a piedi nudi – senza nemmeno le calze – e vago per la casa con la testa piena di pensieri e confusione. Quando rimugino sul ciò che mi è successo nella mia vita, sia esso poco o molto tempo fa, ho la sensazione di essere più mediocre di quello che credo perché quando ci penso riesco a trovare innumerevoli motivi per cui le persone dovrebbero provare antipatia nei miei confronti.

Tra tutti la mia incoerenza e la mia ipocrisia.

Mi ricordo di quella volta che ho criticato alcune delle mie amicizie per non curarsi della plastica che creano comprando al supermercato il cibo meno costoso, quando io stessa mi comporto allo stesso modo. No, non è vero. Forse sono peggio: nascondo gli imballaggi di plastica ai miei coinquilini nei modi più creativi e butto via ogni rifiuto nei cestini dell'indifferenziato. Non faccio quasi mai la raccolta di differenziata perché è una scocciatura.

Critico chi salta la fila alle poste, ma in fin dei conti chi non ha mai provato ad accorciare il numero di persone di fronte a sé, per qualsivoglia motivo? Io un sacco di volte, anche se lo nego anche davanti l'evidenza – e continuo a farlo.

Grido sui social l'importanza di rispettare il vissuto delle altre persone, entrare nei loro panni e quindi essere empatici, quando in realtà questa cosa non so farla. Non riesco a capire le emozioni altrui, a volte ho difficoltà anche con le mie, figurarsi se posso sforzarmi con chi mi sta di fronte. So già la reazione negativa del mio possibile interlocutore, quindi tengo questi pensieri per me e fingo la comprensione che tutti si aspettano da me.

Alla fine per mostrarmi migliore, mi comporto quasi come un mostro, a detta delle passate relazioni romantiche e delle mie ex amicizie. Sento spesso un certo fastidio perché mi sento sempre in difetto e in colpa per via della mia presunta ipocrisia. I miei presunti tratti narcisistici.

In questi casi i pensieri diventano così emotivamente distruttivi, da non farmi chiudere occhio la notte. A volte sono in grado di bloccare il mio flusso mentale, ma molto spesso nemmeno urlare 'basta basta basta' a squarciagola, serve a tranquillizzarmi e controllare le mie emozioni quando poi mi rapporto con gli altri.

Ci sono giorni in cui mi sento da Dio, mentre altri in cui è l'esatto opposto.

Questa è una di quelle pessime sere.

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