Roma non fu costruita in un giorno

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E dire che ne avrei tanti di titoli per questa cosa, da quelli strani a quelli più terra terra, come: Cose da fare col mignolo oppure Divertirsi a tende chiuse che sono tutte cose che attirano e allettano lo sguardo quando gironzoli in libreria senza sapere che fare, né di te né del tempo... ma che poi non si rivelano utili quando li ribatti al correttore e vedi che ripeti le stesse cose mille volte, che usi le parole come se fossero state create solo per un linguaggio colloquiale, volgare, stupido.

Quindici voglio dare un taglio, all'uso indiscriminato di pronomi e aggettivi, alle stronzate da battitura... e di quanto sei veloce amico mio rispetto al tuo vicino, perché lui no, col cazzo che ce l'ha la stampante wi-fi, mentre tu sì. E glielo metti ampiamente in culo.

Non lo sai per cosa, ma glielo ficchi. Metaforicamente. Sale la parte più dolce di me, esce fuori solo se sono in compagnia, o se sogno. Mannaggia i sogni! Voglio compagnia, ma a parlarne annoierei quelli che comprano questi libri, per cui no. Voglio solo pensare che domani ho le analisi, non le faccio da quando avevo diciott'anni. Una volta ogni quindicennio basta e avanza, credo. Se una malattia si sviluppasse, nel frattempo, avrei tutto il tempo di riconoscerne il volto. Se volessi sapere tutto subito andrei da un oracolo, ma prima dovrei passare al bancomat. Quindi, tornando alle cose serie...

C'è Jeff Buckley alla radio. Non so perché, ma mi è sempre piaciuto dire cosa ascolto mentre scrivo. Mi sembra di rendere il libro più accogliente, come a casa... Ma si parlava di titoli. Ne avrei tanti, dicevo.

Da Stanotte è una bella serata, un po' sdolcinato ma mi piace il gioco di parole. Potrebbe essere anche Stasera è una buona notte, ma credo di stare esagerando e di perdere il senso della metafora.

Ho ancora addosso il nonsense del libro precedente, o potrebbe essere quello che penso e basta. Non lo saprete mai. Gioco a fare il misterioso, finché posso. Il resto è qualcosa senza tempo. Che poi... alla fine, ne sono sicuro, sceglierò una stronzata qualunque, un titolo inutilmente ridondante e già sentito, una boiata enorme, tinteggiata di fresca pintura color tamarro chiaro. Qualcosa comeRoma non è stata fatta in un giorno, o giù di lì... ma non importa. Tanto chi mi compra...

Guardavo un vecchio spettacolo di teatro: Bisio, Aspettando Godo. È molto bello, dico davvero. Non voglio scrivere di quanto sia stato anche profetico solo per non sembrare il classico cialtrone che mete in sieme quatroparolle incroce epure sgramaticate. Non sono il tipo.

Decido io cosa mettere, dove equando metterlo; non è una prova di forza. Tanto più che per impasticciare qualche frase e restare appesi ad una croce è sufficiente inchiodarsi, ci sono numerose fonti storiche a riguardo.L'ultimo che l'ha fatto resta ancora su da duemila anni a questa parte, mica banane. Era un grande, quello. Leggerete qualcosa a riguardo più avanti. A me, invece, resta solo la tenue liberazione fisica dell'atto di scrivere. È tanto piacevole per le mie dita, quanto per le orecchie sentire il ticchettio sui tasti che, da discorde, muta in un ritmo sempre più apprezzabile, fino a renderlo un ballo dai movimenti coordinati. Ha verve, ha stile, certe volte mi spaventa pure. Lo so che detto così sembra una palese stronzata...forse lo è davvero, oppure questo mio stato d'animo dipende solo dal fatto che tendo a sminuire i successi.

La realtà è che inventando parole creo mondi, talvolta allegri, talvolta sibilanti come il vento dal balcone... e sono tutti poco duraturi, questa è la prerogativa.I libri sono rifugi adatti per una notte fuori casa, come i celebri"materassi" dei mafiosi, ma con meno cagate noir di contorno. Il padrino messo in scena da Francis Ford Coppola ha rovinato intere generazioni... e reso affascinante la feccia.

"È una battuta, cristo! Non si può neanche scherzare, qui!"

Ci sono persone e cose, valori e oggetti, sentimenti che poi ho perso perché fumo troppo, perché ho imparato ad apprezzarli troppo tardi e qualche volta anche ad amarli a distanza di anni... fino, appunto, a perderne il senso perché sono deconcentrato.

Mi perdo, non per strada ma nelle cose. Sono distratto sulle piccole azioni quotidiane, che spesso coinvolgono chiavi, commissioni o accendini. Gli appuntamenti mai. Quelli sono importanti, perché coinvolgono altre persone come noi, e bisogna averne rispetto. Non per gli appuntamenti, certo, ma per le persone. Perché non lasciarsi coinvolgere dal desiderio di conoscerle? Perché non evolvere socialmente? Perché non calciare lo specchio che abbiamo in stanza e contare quante immagini riflesse possiamo avere in realtà? Sì, è vero, io non ho una vita molto attiva, neanche a livello sociale. Mai avuta.

Ma credo fermamente che dovrei– anzi, per egocentrica estensione... che tutti dovremmo – anche stare più attenti alla vita, in ogni riflesso di specchio che ci si presenti davanti. Dovremmo dare più attenzione alle persone e questo ci potrebbe insegnare molto l'uno dell'altro.

Lo so che è un pensiero così stupido, banale, forse naif, che tutti hanno avuto almeno una volta nella vita, verso le due di notte in un qualunque giorno pre-festivo di dicembre. Non siamo tutti più buoni, anche se è Natale. È l'ambiente intorno a noi che ce lo fa dire per forza. Ma se potessimo accettare quell'ambiente dentro di noi ogni giorno dell'anno non sarebbe niente male, senza le croci e tutte quelle statuette di cattivo gusto intorno... ma con stile, con più tranquillità per le strade.

Sembra una propaganda politica! Forse lo diventerà, ma per ora non lo è. Sono solo i discorsi di un dislessico alla tastiera... neanche più seduto alla macchina da scrivere, distante anni luce dalla penna e dal calamaio. Sono solo io, qui alla tastiera, a digitare.

 Sono solo io, qui alla tastiera, a digitare

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