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Forse non crederete a quello che sto per dirvi, ma non vi biasimo se non vedete più la luce.

Il cielo era sempre scuro, l'aria contaminata dalle polveri, le macerie come unico sfondo di quel pianeta chiamato Terra. Era faticoso respirare, Iwaizumi aveva gli occhi vuoti e il cuore pesante come un macigno.

Accadde tutto nell'anno duemilatrentasei, quando un disastro imprigionò nell'agonia tutto il pianeta: era scoppiata una guerra.
Il mondo iniziò a sgretolarsi sotto la disperazione e ogni singola esistenza iniziò a soffrire sotto a un pianto sfrenato o un'espressione gelida e dura come il granito.

Iniziò una caccia alle minoranze, una ricerca di stereotipata perfezione. Comparvero su ogni manifesto mille divieti: non si poteva amare, non si poteva ridere in modo troppo rumoroso, era obbligatorio essere qualcun altro, e nel caso questo punto non fosse stato possibile, era vietato scappare, era vietato nascondersi sotto le coperte e pensare a un mondo migliore.

Ad Iwaizumi tutti questi divieti andavano bene, non aveva nulla da contestare. Era un ragazzo di ventidue anni con i capelli neri, altezza media, nulla di particolare, era serio e noioso, talvolta un po' aggressivo.

Quel giovane non desiderava qualcuno che lo salvasse, prima dei giorni in cui sparì dall'universo.

Alle persone monotone però, accadono le cose più strane, talmente strane che nemmeno vederle con i propri occhi le rendeva credibili.

Anche gli occhi vuoti di Iwaizumi potevano riempirsi di lacrime, ma ebbe il privilegio di saperlo solamente Oikawa. Iwaizumi ebbe invece il privilegio di sapere quanto luminosi fossero gli occhi e spensierato il cuore di Oikawa.

"E io dovrei crederci, cretino?"

"Beh, sì!"

"Gli alieni non esistono."

"Allora Iwa-chan, lo vedi il cielo? Esiste, no? Non ci sei mai stato, ma ti assicuro che lì c'è un mondo normale."

"Definisci 'normale'."

"Un mondo decente."

"Questo mondo non ti sembra né normale né decente, Oikawa?"

"Ti sembra normale un mondo in cui non si può nemmeno amare, vivere, respirare? Quindi saremmo noi gli alieni? Qual è il tuo concetto di normalità, Iwa-chan?"

Era una notte solita. I due ragazzi erano seduti dentro le rovine di una vecchia chiesa, con la speranza che nessuno li avrebbe trovati. Oikawa osservava Iwaizumi con un viso dolce e i grandi occhi nocciola leggermente incurvati da un sorrisetto fastidioso, come se non stessero litigando.

Era un ragazzo solare, frivolo, chiassoso e gentile, una personalità strana nel contesto in cui si trovava. Iwaizumi, nonostante fosse completamente differente, sperava che il suo carattere assurdo non si sbiadisse mai, e alle sue parole tirò un sospiro.

"Il mio concetto di normalità sicuramente non sei tu."

"Il mio sarebbe poter vivere insieme a te per sempre, senza doverci nascondere ogni volta in mezzo a rovine polverose diverse. È scomodo. Sai, ho letto in un libro qualcosa riguardante arcobaleni, aurore boreali, prati fioriti e cieli colorati! Vorrei vederli con te, Iwa-chan."

Quelle parole riuscirono a far sorridere anche il ragazzo freddo come il ghiaccio, che pareva essersi arreso alla discussione.

Da quando aveva conosciuto Oikawa, non aveva mai creduto nemmeno per un istante che fosse un alieno, mentre egli si ostinava a ripetere costantemente quanto fosse meraviglioso il mondo vero, da cui lui proveniva.

Al contempo, Iwaizumi si tormentava a causa dei sensi di colpa per non aver denunciato la sua mancanza di rispetto verso i divieti, e averlo invece seguito, per la semplice paura di perderlo.

Si erano conosciuti per sbaglio, in una via sperduta della città più grigia del paese dove si era scatenata la guerra. Quel vecchio giorno Oikawa, con un'espressione spaesata, aveva chiesto informazioni su "questo brutto pianeta in cui sono caduto".

Iwaizumi aveva spalancato gli occhi, quasi spaventato, credendo che gli fosse stata rivolta la parola da un pazzo, e sapeva bene quanto fosse pericoloso essere pazzi sulla Terra.
Mentre il ragazzo pensava corrugando le sopracciglia, Oikawa cominciò a cantare in modo stupido e infantile, dando la colpa alla noia, e qualcosa si ruppe nei pensieri angosciati di Iwaizumi.

Non voleva che qualcuno gli facesse del male e il mondo era troppo rischioso per una persona così spensierata, così, seppur titubante, lo aveva preso per mano e portato in una casa distrutta e accudito fino a quando non avrebbe deciso che doveva tornarsene a casa propria. Sorprendentemente rimasero insieme, nascosti per anni.

Iwaizumi era spesso richiamato a combattere, ma dopo aver conosciuto Oikawa decise di sparire completamente e, per un colpo di fortuna, lo diedero per disperso, e il mondo smise di preoccuparsi di lui.

Nonostante fosse inconcepibile che facesse qualcosa di così avventato, il ragazzo gelido non abbandonò il suo amico nemmeno una singola volta, e passò giornate meravigliose scappando con lui e ascoltando i suoi racconti assurdi, guardando i suoi occhi luccicanti.

I giorni che diventavano mesi e i mesi che diventavano anni resero tutto più arduo, la guerra peggiorava, le guardie controllavano ovunque e i divieti aumentavano a dismisura.

Ad Iwaizumi smise di andare bene e di accettare il suo pianeta crudele, si era allontanato dai familiari a cui teneva e pian piano le notizie delle loro morti si facevano sempre più soffocanti.

Doveva cambiare lavoro ogni mese per non essere scoperto, il mondo si faceva sempre più grigio e le urla dei bambini sempre più frequenti.

Gli rimaneva solo un pazzo convinto di provenire da un altro pianeta, il suo Oikawa, e solamente lui riusciva a dare un senso al dolore costante che provava rivolgendo lo sguardo verso lo sgretolarsi della Terra. Teneva a lui più che alla sua stessa vita.

to kill an alien || iwaoiWhere stories live. Discover now