Entrambi trattenemmo il respiro, in ascolto di qualche suono, finché la situazione non ci sembrò abbastanza stabile e sicura per procedere.

Così come Rubyo avanzò verso l'albero, anche io mi avvicinai di qualche passo alle radici, iniziando a tossire: il cerchio di fuoco attorno a noi si stava stringendo sempre di più, iniziando a inglobare tutte le possibili, seppur piccole, vie di fuga che avevo individuato non appena giunta sul posto.

Anche il percorso preso da Gideon si era oramai chiuso su sè stesso.

Non c'era più tempo.

Rubyo si girò preoccupato nella mia direzione, ma con un cenno della testa gli feci segno di proseguire. L'attimo dopo aveva afferrato lo stelo.

Improvvisamente un grosso ramo infuocato cadde poco lontano da lui.

Ne seguì uno scricchiolio che preannunciava la prossima caduta.

«Muoviti!» Gridai con le gambe che mi fremevano, mentre lo sguardo si spostava frenetico su ogni punto della chioma in fiamme in cerca di una possibile appendice caduca.

«Non riesco a strapparlo!»

A quelle parole, pronunciate a denti stretti, non riuscii più a trattenermi.

Tossendo per il fumo e con gli occhi che mi lacrimavano per il calore, corsi verso la spaccatura del tronco, afferrando il fiore.

Strizzai gli occhi sofferente quando sentii una moltitudine di spine entrarmi nella carne.

Ignorando il dolore, tirammo insieme, infilando i talloni nel terreno e spostando il baricentro alle nostre spalle.

L'albero scricchiolò di nuovo.

«Lyra! Vattene da qui!» Rubyo tentò di allontanarmi, dandomi una spinta con la spalla.

In quel momento il dolore al palmo divenne insopportabile.

In un gesto istintivo feci per ritrarre la mano, ma nell'esatto momento in cui si sollevò dallo stelo, delle radici, come fruste, si arrotolarono a torno al mio polso, risalendo per tutto il braccio.

Caddi in ginocchio quando dozzine di immense spine mi aprirono la pelle.

«Lyra!»

A quella visione Rubyo tentò di aiutarmi, allontanandosi dallo stelo. Ma così come era accaduto a me, anche lui fu avvolto da quei rampicanti spinosi.

Imprecò sofferente, iniziando a tirare il braccio nel tentativo di liberarlo, incurante delle spine che gli affondavano ancora di più nella carne.

«La mia spada!» Volle maledirsi quando, non riuscendo ad allentare la presa, si ricordò di non poter contare neppure sulla sua arma, avendola gettata via poco fuori l'uscita della grotta sotterranea.

Presto anche lui cadde in ginocchio, privo di forze.

Il fiore, invece, era aumentato di dimensioni, andando ad intaccare con le sue radici il già precario equilibrio dell'albero nel quale era incastonato.

Sempre più debole e priva di focalizzazione, feci l'ultimo disperato tentativo che già in passato mi aveva, involontariamente, salvato la vita.

Sotto lo sguardo di Rubyo, con la mano libera aprii frettolosamente il sacchetto legato attorno alla mia cintura, recuperando una dose di Gyft. Mi portai la boccettina alla bocca, aprendola con i denti, per poi rovesciarne il contenuto sulle liane spinate che ci avvolgevano il braccio.

«Cos'é?» Domandò Rubyo, in cui riconobbi un tono di preoccupazione mista a perplessità.

Le appendici della pianta iniziarono subito a venirne corrose, seccandosi e ritirandosi nel fusto, liberandoci così gli arti.

«Veleno.» Risposi prontamente, non esattamente mentendo.

«Perché hai-?»

«Preso!» Dissi impugnando il fiore di Shao, ora troppo indebolito per non farsi cogliere.

«Andiam-» Con uno scatto, feci per alzarmi ma Rubyo gridò il mio nome con la morte in volto.

Non feci in tempo a compiere nessun movimento, che Rubyo mi si gettò addosso, spingendomi lontano dal tronco.

Per l'impatto con il suolo ci rimisi un po' a recuperare la focalizzazione, ritrovando subito lo sguardo di Rubyo nel mio.

Mi guardava, le pupille tremanti, avvolgendomi la testa tra le braccia. Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il calore emanato dal suo corpo sul mio, nonostante l'incendio che ci circondava. Una goccia di sudore gli scivolò dal mento, atterrando sulla mia guancia.

Il pezzo di stoffa ora gli pendeva largo dal collo, rivelando le labbra dischiuse.

Ansimava.

Volse lo sguardo all'indietro: dove mi trovavo prima, ora c'era un grosso ramo in fiamme.

Era successo tutto così in fretta, che non riuscii neppure a spaventarmi.

«Stai bene?» Chiese, girandosi nuovamente verso di me.

Annuii.

A quel mio gesto, Rubyo fece per sollevarsi dal mio corpo ed alzarsi in piedi, ma una smorfia di sofferenza lo immobilizzò a terra.

«Non posso crederci.» Disse, passandosi una mano sul volto.

Notando la posizione delle sue gambe e la delicatezza con cui ne muoveva una, ci misi poco a capire come dovesse aver preso una storta nel tentativo di salvarmi, probabilmente inciampando su una radice sporgente.

«Che imbarazzo.» Si nascose nel palmo il viso annerito dal fumo e dalla cenere nell'aria. «Avrei preferito essere colpito dal ramo.»

Quella reazione mi strappò inevitabilmente una risata. «Non ti facevo così fiero.» Ammisi.

Mi avvicinai a lui, slegandogli il pezzo di stoffa dal collo.
Lo usai poi per avvolgergli la caviglia.

Solo in quel momento notai le condizioni dei suoi piedi, ancora scalzi, sporchi e ricoperti di tagli e graffi sanguinanti.

Spostai il mio sguardo verso il suo volto: aveva inclinato la testa di lato, giusto abbastanza per scoprire un occhio da sotto la mano. Mentre mi fissava, il verde dell'iride brillava intenso attorno a tutto quel fuoco.

«Non so se prenderlo come un complimento o come un'offesa.» Disse accennando un ghigno.

«Mi credi capace di offenderti?» Mi finsi arrabbiata.

«Credi davvero che in più di dieci anni tu non l'abbia mai fatto?»

Quella risposta, seppur scherzosa, mi lasciò spiazzata. «M-mi dispiace.»

Rubyo fece forza sulla gamba sana, cercando di alzarsi.

Capendo le sue intenzioni lo aiutai, afferrandogli un braccio.

«Ora non vale, non sai neppure per cosa ti stai scusando. Quando avrai recuperato i tuoi ricordi allor-»

Si interruppe bruscamente quando sentii la mia presa allentarsi.

«Quindi... speri ancora che io recuperi la memoria?» Nonostante il sorriso, non riuscii a nascondere l'amarezza nella mia voce.

«No Lyra, aspetta. N-non intendevo questo...»

Per un momento mi sentii una stupida nell'aver sperato in qualcosa e nel non essermi accorta quanto Rubyo fosse ancora legato al passato, nonostante quelle sue parole nella vallata.

Quella dichiarazione, quel ti amo, che mi aveva scaldato così tanto il cuore, altro non erano che taciti desideri rimasti nel suo animo troppo a lungo e che avevano trovato, in me, solo una via di fuga. Quelle parole non erano destinate a me, alla me di adesso, ma a quella che viveva ancora nell'immaginario dei suoi ricordi, del suo passato.

Lo fissai negli occhi, in attesa che continuasse la frase. Ma non ne ebbe modo.

Uno scricchiolio.

Un rumore di legno spezzato.

Alzai lo sguardo.

"Rubyo!"

Fu l'ultima cosa che dissi, prima di gettarmi verso di lui.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now