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"non aspettarmi, forse torno stasera"

queste sono le solite parole che ogni giorno leggo sui suoi biglietti.
ormai col tempo ho imparato a non darci troppo peso.

faccio un profondo sospiro andando verso il bagno dove resto a fissarmi nello specchio per una manciata di minuti
"ridicolo"
penso spostando lo sguardo sul pavimento, vedendo decine di scatole di ansiolitici ormai vuote.
inizio ad aprire vari cassetti cercandone alcuni da prendere
"non possono essere finiti..."
mi siedo sul pavimento con la schiena poggiata alla vasca da bagno, stringo le mani tra i capelli portando la testa tra le ginocchia.
comincio a pensare dove posso averli lasciati l'ultima volta, forse in cucina..

passata quasi mezz'ora lì decido di alzarmi ed uscire.
scendo lentamente le scale guardandomi intorno una volta arrivato al piano terra.
"ecco dov'erano"
vedo la scatola di ansiolitici sul pavimento del salotto, preferisco lasciarli lì e andare verso l'uscita.
predo una sigaretta dal pacchetto quasi vuoto che avevo nelle tasche del giubbotto, la accendo e noto un pacchetto ancora chiuso sul tavolo della cucina, senza farmi troppi problemi lo prendo ed esco velocemente di casa.

dopo quasi due ore di camminata raggiungo il mio "posto sicuro"
non è nulla di che, è solamente un piccolo e vecchio parco giochi, in cui ormai è andato tutto distrutto tranne un altalena.

so di essere al sicuro qui, dato che lui non si ricorda di questo posto.
anche se è grazie a lui se lo conosco.
una volta era così bello...
così colorato, pieno di fiori e bambini che correvano felici di qua e di là.
a volte mi manca venire qui con lui come facevamo prima, sederci su quella panchina che ormai non si regge in piedi e parlare per ore fino al tramonto.

la prima volta che mi ci ha portato è stato quasi quattro anni fa, dopo la scuola mi ha trascinato qui per dirmi
"qualcosa di molto importante"
decise di confessarmi il suo amore.
da quel giorno questo è diventato il nostro posto sicuro.

facendo avanti e indietro con le gambe, mi dondolo su quella vecchia altalena, buttando l'ennesimo mozzicone sul cemento rovinato sotto di essa.

"ti prego Wooyoung, dimmi quando diventa più semplice..."

⋆.ೃ࿔*:・

"dove sei stato?"
appena rientro in casa rabbrividisco sentendo la sua voce e mi blocco sulla porta.
"rispondi San"
percepisco i suoi passi avvicinarsi sempre di più
"ho fatto una passeggiata..."
finalmente vedo la sua figura davanti a me,
sento la sua mano stringermi il polso e tirarmi verso di lui.

i suoi vestiti puzzano di fumo, come sempre.
mi accorgo che la sua mano mi sta lentamente accarezzando i capelli.
"Wooyoung..."
sento una piccola lacrima bagnarmi la guancia.
inizio a tremare per la paura, ogni giorno è la stessa sensazione, paura.

"dimmi dove sei stato."
alza il tono di voce stringendo la presa sui miei capelli, tirandoli verso l'alto, facendomi alzare la testa per guardarlo negli occhi.
"sai bene che devi sempre dirmi tutto altrimenti mi preoccupo"
continua con un tono fin troppo tranquillo, spingendomi poi contro la porta facendomici sbattere bruscamente il capo.

mi accovaccio sul pavimento tenendomi la testa tra le dita.
strizzo gli occhi per poi sentire una fitta allo stomaco, e diversi colpi alle gambe e braccia.

non posso supplicarlo di smettere
non posso parlare
o ci sarebbero altre conseguenze.

ormai il mio corpo è ricoperto di lividi solo per colpa delle sue violenze.
mi sento un'idiota, sarei dovuto tornare prima, è colpa mia se ora fa così.
ha ragione.

le lacrime iniziano a rigarmi il volto finché non lo sento fermarsi,
appena apro gli occhi lo vedo seduto sul pavimento di fronte a me e sento di nuovo le sue dita passarmi delicatamente tra i capelli.

"come siamo arrivati fin qui San...?"

⋆.ೃ࿔*:・

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