2.

Una volta nella hall dell'hotel, Adrien e Marinette furono accolti da due entusiasti Alya e Nino, pronti per il primissimo raduno del club dei supereroi. Una volta scoperte le vere identità di Ladybug e Chat Noir, era stato molto difficile per loro digerire quanto i loro migliori amici avevano tenuto nascosto per tutto quel tempo, ma avevano infine compreso le ragioni del loro silenzio e avevano unito le loro forse, insieme a Chloé, e creato un club dei supereroi di Parigi, con Ladybug come presidentessa. Quella era la loro prima riunione, ed erano tutti euforici al pensiero di quello di cui avrebbero discusso.
Alya andò incontro a Marinette e la abbracciò forte. "Finalmente siete arrivati, ma quanto ci avete messo?"
Marinette rise imbarazzata, mentre Adrien annuì poco convinto. Era ancora di malumore per il rifiuto di Marinette.
"Allora, andiamo?" chiese raggiante Alya. Marinette fece per seguire lei e Nino verso l'ascensore, quando Adrien le bloccò il polso. Poi disse, rivolto verso Alya e Nino: "Voi avviatevi, io e Marinette vi raggiungiamo tra poco."
Marinette lo guardò interrogativa, mentre Alya e Nino, increduli anche loro, si costrinsero a proseguire da soli verso la suite di Chloé.
"Adrien, si può sapere che ti prende? Perché non possiamo andare tutti insieme?"
Adrien la guardò maliziosamente, dirigendosi verso un ascensore dal lato opposto a quello appena preso da Alya e Nino. "Adrien, mi spieghi cosa sta succedendo?" chiese nuovamente Marinette, senza però ricevere risposta.
La condusse, anzi, verso l'ingresso dell'ascensore più nascosto che riuscì a trovare e la accompagnò dentro tenendo una mano poggiata dietro la schiena di lei.

***

Din-din.
Le porte dell'ascensore si chiusero senza interferenze.
"Adrien, ma cos..."
Sentì all'improvviso una mano avvolgerla per la schiena e un'altra premuta nell'incavo tra orecchio e collo.
"Shhh" sussurrò Adrien, inclinando il capo per avere una migliore visione del suo volto.
Marinette sentì il fiato mozzarsi mentre la mano sinistra di Adrien prese a vagare giù lungo la sua schiena, molto chiara la destinazione cui aspirava.
Adrien espirò pesantemente contro il collo di Marinette, provocandole una scia di brividi lungo la schiena.
"Ch...chaton..." balbettò incoerentemente.
"Ti avevo avvertita, Milady" le sussurrò nell'orecchio. "Mai provocare un gatto in calore."
Premette più forte il corpo contro quello di lei, facendole poggiare la schiena contro lo specchio dell'ascensore.
"Adrien..."
Un soffio sul collo, una mano poggiata in modo provocante sul fondoschiena. Marinette trattenne il fiato, le gambe molli.
"Non fare la finta tonta, Buginette" mormorò di nuovo Adrien. "Te l'avevo detto che me l'avresti pagata."
Dopodiché, prese a sfiorare il collo di Marinette con le labbra, piano.
Leggero e delicato come ali di farfalla.
Non erano veri e propri baci, quanto più tocchi leggeri che ebbero su Marinette un effetto mai provato prima. Voleva che smettesse di torturarla a quel modo, ma anche che la toccasse più deciso, senza farla sentire così desiderosa di altro. D'altronde, era proprio quello il suo obiettivo. 
Marinette cercò di divincolarsi poggiando le mani sul petto fermo di Adrien. "A...Adrien" ansimò "t...ti prego, non è il momento."
Lui sorrise malizioso contro la sua pelle, spostando una mano dalla sua guancia al collo, alla scapola, sempre più giù, vicinissimo al seno.
"Ch...chaton..." boccheggiò, senza più fiato in corpo.
"Mmh?" rispose lui, noncurante.
"P...per favore. Ci sono le telecamere."
Adrien sbuffò. "Non le guarda nessuno, le telecamere."
Le prese delicatamente un seno con la mano destra, mentre teneva la sinistra ancora appoggiata dietro la schiena. Il suo tocco su di lei era talmente leggero che Marinette, nonostante fosse consapevole che quello non era né il momento né il luogo, si sorprese a volerne di più.
"A...Adrien" ripetè ansando, mentre lui spostò le labbra sul lato destro del suo collo, soffiando e sfiorando, ma senza davvero toccarla.
"C...chiunque potrebbe entrare, e..."
"E...?" chiese, allontanandosi per un istante dalla sua pelle. La guardò negli occhi, una mano ancora poggiata sul seno, l'altra nell'incavo del gluteo. Si avvicinò pericolosamente al viso di Marinette, che adesso sentiva il suo respiro sulle labbra e il profumo dei suoi capelli invaderle le narici.
Marinette ansimò, il respiro irregolare. Chiuse gli occhi per cercare di calmarsi, invano. Sentiva ancora il corpo solido di Adrien premuto contro il suo, e nonostante la paura di essere scoperti, sentiva un'irresistibile voglia di seguire i suoi istinti.
"Milady" mormorò Adrien guardandola dritto negli occhi "se vuoi che mi allontani, non devi fare altro che chiedere."
Marinette sentì le gambe cedere, quindi si aggrappò alle sue braccia. Adrien si fece sempre più vicino, le loro labbra ora si sfioravano. "Buginette?"
"Mmh?" fu l'unico suono che Marinette riuscì a pronunciare.
"Sei ancora in tempo per chiedermi di fermarmi" le bisbigliò contro.
In risposta, Marinette si avvinghiò più salda su di lui, intrecciando le mani dietro il collo di Adrien. Ma a lui ancora non bastava. "Vuoi che mi fermi?"
Marinette lo guardò con sguardo supplichevole. Che tortura era mai quella?
Scosse la testa, mordendosi un labbro.
Adrien sorrise malizioso, mentre con la mano sinistra lasciò la presa sul suo seno. Marinette sentì un vuoto nel punto in cui le sue dita si trovavano fino a poco prima, ed emise un sospiro di disappunto.
"N-non fermarti" riuscì infine a sussurrare. 
Adrien sogghignò, mentre inclinò di nuovo la testa contro il collo di Marinette. Prese a baciarla davvero questa volta, di baci dolci e desiderosi al tempo stesso. Marinette si lasciò scappare un gemito, e Adrien sorrise sadico contro la sua pelle.
Ormai il collo di Marinette era in suo possesso, non c'era centimetro che le sue labbra non avessero assaporato. Marinette si stupì nel costatare come semplici baci potessero causare una moltitudine così piacevole di sensazioni, e reclinò leggermente il capo all'indietro per facilitargli il lavoro.
Per non parlare delle mani, che l'accarezzavano così vogliose e gentili sul fianco, dietro la schiena, e la facevano sentire così amata e desiderata.
Poi Adrien spostò la sua attenzione dal collo al volto caldo e morbido di Marinette, che ormai aveva assunto tutte le tinte esistenti di rosso. Posò le labbra sugli angoli della sua bocca rosata, e Marinette si chiese come facesse ad essere così accorto e passionale al contempo.
Nel frattempo scese con le mani fino all'orlo della maglietta, stuzzicandolo con le dita. Con la bocca aveva percorso tutto il profilo delle sue labbra, facendo bene attenzione a produrre piccoli schiocchi ad ogni bacio, quegli schiocchi che così tanto eccitavano Marinette.
Finalmente prese a baciarla sul serio sulle labbra, mentre con una mano si era insinuato sotto la maglietta, e le accarezzava piano la schiena bollente.
Le prese un labbro tra i denti, succhiandolo e assaporandolo delicatamente. Marinette, stuzzicata fin troppo, smise di sottostare alle sue carezze e iniziò a baciarlo più appassionatamente. Infilò la lingua calda dentro di lui, bisognosa del suo contatto e delle sue carezze.
Ma, inaspettatamente, lui rifiutò i suoi baci, e si scostò un poco per arrivare alla tastiera dell'ascensore.
"Che piano era?" chiese come se nulla fosse, il respiro leggermente ansante.
Marinette lo guardò sbigottita, ancora premuta contro lo specchio. Sentì la mano di Adrien lasciare la presa sulla suo fianco, e l'altra scivolare fuori dalla maglietta.
I suoi occhi esprimevano ancora tutto il desiderio che lui aveva provocato, e all'improvviso si rese conto di essere cascata nella sua trappola. Così come lei aveva provocato lui, ecco che lui l'aveva ripagata con la sua stessa moneta. Cercò di raddrizzarsi sulle gambe e di riguadagnare quanto più contegno possibile, mentre si sporse contro di lui e premette il sesto tasto.
Regolarizzò il respiro per quanto possibile, riaggiustandosi l'orlo della maglietta e i capelli scarmigliati.
Adrien la guardava malizioso, nonostante anche lui avesse fatto fatica a fermarsi. Comunque, non lo avrebbe mai ammesso.
Dopo qualche interminabile secondo, le porte dell'ascensore si aprirono, e Marinette, in modo noncurante, sussurrò contro Adrien: "Questa me la paghi."
Lui sogghignò, mentre le passava una mano intorno alla vita. "A tuo servizio, Milady."

Ces deux sont faits l'un pour l'autreWhere stories live. Discover now