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Erano più le volte che eri via che quelle che stavi con me. È il tuo lavoro dopo tutto, lo capivo e accettando di entrare a far parte della tua vita ho accettato pure quello.
Non mi sembra di averti mai impedito, nemmeno nel tuo tempo libero di fare quello che volevi.

Era la fine della stagione di quell'anno e i tuoi amici ti avevano chiesto, come di consueto, di andare a festeggiare. Quella sera avremmo dovuto passare del tempo insieme, dopo ormai due mesi che per via degli impegni di entrambi non avevamo potuto incontrarci.
<<Non andate a festeggiare la fine della stagione quest'anno?>> ti chiesi dandoti un bacio quando entrasti nel mio appartamento
<<Gli ho detto di no, quest'oggi è giusto che stia con te>>
<<Ma stare con i tuoi amici è un tuo diritto>>
<<Mary, if you wanna, I'll waive my right>> mi canticchiasti all'orecchio l'inizio della canzone che più preferivi dell'album che ci fece conoscere.
<<Non ti impedirò mai di uscire con i tuoi amici per futili motivazioni, noi possiamo rimandare a domani>>
<<Sei sicura? Tu non sei una futile motivazione>>
<<Più che sicura>> ti sorrisi sincera e felice di averti fatto del bene
<<Ti amo>> mi desti un bacio veloce prima di rimetterti il cappotto e la sciarpa
<<Ti amo>> ti risposi. Un "anche io" non avrebbe mai reso ciò che provavo per te.

Tornasti a casa alle prime luci dell'alba, non mi aspettavo che saresti venuto da me a riposare. Feci finta di dormire, volevo ti mettessi sotto le coperte con me e così facesti ma non prima di poggiare qualcosa sul mio comodino. Aspettai che il tuo respiro si facesse più pesante per poter vedere di cosa si trattasse. Erano una rosa viola ed un bigliettino, sapevi che favevo quelle di quel colore e sapevi anche il significato che aveva quel preciso fiore, me l'avevi fatto conoscere tu, sostenendo che mi calzasse a pennello. Nel bigliettino trovai una frase che mi fece sciogliere il cuore: "anche tu hai il diritto di essere e sentirti amata". Ho sempre gradito e favorito questi piccoli gesti e tu più di altri lo sapevi bene.

Te lo ricordi? Forse no, è stata una delle tante volte ma io quella me la ricordo particolarmente. La Formula 1 è la tua vita ed era giusto che non la calcolassi solo per la parte lavorativa ma anche per i momenti di festa.
Ti ricordi anche di quando mi hai chiesto una pausa perché sostenevi che io non ti lasciassi mai dei momenti per stare con i tuoi amici, quando ultimamente i giorni che passavamo insieme erano minimizzati all'inverosimile perché ci tenevi a stare con loro? Ti ringrazio solo che tu non abbia tirato in mezzo anche il vedere la tua famiglia, lì non avrei retto perché sai quanto ci tenga che tu possa passare del tempo con loro il più possibile e spero vivamente che tu, al momento, lo stia facendo. Riesci a ricordare invece che cosa mi hai detto quando hai voluto riappacificare? Di scusarti perché il nervosismo e l'agitazione di entrambi avevano giocato un brutto ruolo e che quindi non avevi fatto caso quanta libertà invece ti stessi dando. Io ti perdonai, errare è umano dopo tutto.
Da lì la nostra vita assieme ritornò quella di prima, tranne per il mio continuo darmi la colpa del tuo passato stress. Avevo paura di farti nuovamente del male e questo mi portava a non stare bene con me stessa.

~ Mary

Mary | Arthur LeclercWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu